Merate: Luda, 35 anni, scappata dalla guerra da sola in auto con due bambini ritrova la sua famiglia italiana che la ospita
In Italia, a Merate, Luda, 35 anni, è arrivata grazie alla generosità della famiglia che quando era adolescente l'aveva ospitata più volte per i cosiddetti soggiorni terapeutici.
Orfana del dopo Chernobyl Luda era stata adottata da una famiglia ucraina che si era fatta carico di crescere diversi bambini rimasti senza genitori. Nel meratese era arrivata grazie a una delle associazioni che negli anni hanno portato migliaia di bambini nati nel Paese contaminato dalle radiazioni della centrale esplosa e per i quali qualche mese di "ossigeno puro" non poteva che fare bene. Rimasta in contatto con questa sua seconda famiglia, un paio di settimane fa quando la situazione ha iniziato a farsi critica ha chiesto la possibilità di avere ospitalità per qualche tempo, per portare quantomeno in salvo i suoi bambini. E così è stato.
Un viaggio più che della speranza, della sopravvivenza il suo.
Fino a quando la guerra non incombeva sulle loro vite, Luda con il marito e i bambini conducevano una esistenza normale. Militare, l'uomo da diversi giorni era in "allerta" perchè qualcosa stava accadendo e le avvisaglie non erano delle migliori.
"Mio marito veniva chiamato dal comandante e spesso usciva la notte e poi tornava dicendo di tenerci pronti" ha raccontato Luda che sabato mattina ha portato i suoi bimbi a vedere i supereroi che si calavano dal tetto del Mandic, regalando loro qualche momento di divertimento e serenità "una settimana fa è entrato in casa e mi ha detto di fare in fretta, di prendere qualche vestito e qualcosa da mangiare per il viaggio e siamo partiti".
Da Černigov fino a Lviv (Leopoli) il viaggio è stato una corsa, cercando di non guardarsi mai indietro, evitando le strade più pericolose dove il rischio di incappare in qualche convoglio era vero e reale. A Leopoli Luda si è dovuta mettere al volante da sola salutando con il cuore spaccato in due il marito, costretto a ritornare indietro per imbracciare le armi.
Da quel momento i suoi occhi sono stati fissi sulla strada davanti a sé, da percorrere nel più breve tempo possibile, senza mai fermarsi e spesso dovendo allungare il tragitto per via di ponti imbraticabili o zone a rischio.
Quattro giorni di viaggio in tutto, quasi 2mila chilometri per sorpassare la Slovacchia (dove poi ha abbandonato la sua auto) e incontrare gli amici meratesi, giunti per portarla al sicuro in Brianza.
Oggi Luda è qui ma le informazioni che le arrivano dal suo Paese sono poche e frammentarie.
"Non sempre riesco a sentire mio marito ma non può parlarmi e mi dice poco perchè tutto è coperto dal segreto" ha raccontato mentre il bimbo più piccolo è in braccio e osserva tutto quanto si muove attorno a lui e il più grande, invece, si diverte a correre intorno e a "giocare" con la porta automatica della portineria del Mandic dove la incontriamo "la situazione è critica. Siamo partiti di corsa, portando con noi qualche vestito per coprirci e del cibo per il viaggio. Ho guidato senza fermarmi, senza mai a dormire perchè era troppo pericoloso, sono stata al volante chiudendo qualche volta gli occhi ma solo per poco tempo perchè dovevo arrivare in Slovacchia il prima possibile. Non so se la nostra casa c'è ancora. Quando siamo scappati il tetto era stato rovinato dai bombardamenti, non sappiamo altro".
Luda non sa quanto tempo durerà la permanenza qui ma il suo pensiero è di trovare un lavoro per poter guadagnare qualche soldo e sentirsi utile. Il suo pensiero, però, è là, in Ucraina al marito lasciato senza la certezza di poterlo rivedere e a una casa, fatta con tanti sacrifici che non sa come ritroverà.
Accarezza i suoi bambini sulla testa, uno lo tiene stretto al petto, l'altro lo avvicina al busto e lo abbraccia. Adesso sono tutto il suo mondo. L'unico per cui è valso la pena sfidare i bombardamenti.