La guerra virtuale nel cyberspazio e quella reale fatta di morti e terrore
Enrico Magni
Almeno due, tre generazioni sono cresciute, oltre che con gli spot del bel vivere e della casa mulino, con migliaia di videogame con il rischio di confondere il video con la realtà.
Dopo un lungo tempo di esposizione al videogioco la percezione sensoriale subisce delle alterazioni e succede che la persona si identifica e si sente parte di quello che sta vedendo. Si verifica una specie di sdoppiamento, una traslazione tra il me reale e il sé che sta nel videogioco, nel computer. Si viene catturati da un’emozione claustrofilica in cui le due dimensioni (reale/virtuale) mutano ruolo, identità e posizione.
Tutto questo assomiglia alla metanarrazione di questa guerra che stiamo vivendo tra Russia e Ucraina, che è un miscuglio vischioso, confusivo di pezzi di storia reale con quella virtuale.
L’esposizione continua di capi di stato, ministri, personaggi di alto livello mediatico, le molteplici continue comunicazioni attraverso network, twitter confondono/mischiano, come in un caleidoscopio virtuale/reale, la realtà dei fatti.
I personaggi che governano il dramma sembrano catturati dal godimento perverso espositivo di dominare la scena, è come se fossero sdoppiati tra il dentro e il fuori video. Gli attori principali, catturati da questa perversione narcisistica-onnipotentistica dell’apparire, si comportano come se fossero dei personaggi, post duemila, del romanzone di Guerra e Pace di Tolstoj.
Il fine di apparire sulla scena è di offrire la possibilità al ‘pubblico’ di identificarsi con l’obiettivo personificato dal personaggio per ottenere un consenso mediatico della popolazione. E’ una guerra che si combatte sul terreno, nei media, nel virtuale e nel cyberspazio: la cyber guerra serve per distruggere infrastrutture non solo.
Eppure le bombe sono vere, la guerra è vera, la distruzione è vera, la gente che scappa dal terrore è vera, i bambini che piangono sono veri, il rischio nucleare è vero, i morti da una parte e dall’altra sono veri.
Le ragioni storiche, politiche reali del conflitto restano sullo sfondo. C’è un vuoto totale della politica e della diplomazia fatta di incontri e tavoli reali, attorno ai quali si discute, si argomenta una soluzione.
Le precedenti guerre, anche le più recenti, ma situate in contesti geografici e politici distaccati dal mondo europeo-occidentale, sono state documentate sempre con un certo distacco: non esisteva ancora l’interconnessione di massa. Non è un caso che le immagini proposte in differita dai media tradizionali siano dei video registrati da smartphone di persone che in quel momento erano presenti e assistevano in diretta all’accadimento.
La guerra in atto è figlia della globalizzazione, della rivoluzione informatica, dell’iperconnessione del cyberspazio, dove l’immediato, l’evento, il fatto è il prodotto di una distorsione patologica della realtà. La distruzione, il male è narrato dall’immediato presente: la cronaca drammatica diventa un pezzo del videogame.
Questa guerra chiude definitivamente la storia del novecento e cancella i vari assetti geopolitici esistenti e apre nuovi scenari tutti da definire. Questa catastrofe ha sconvolto e tracciato una cesura incolmabile tra il prima e il dopo. Non sappiamo cosa sarà il dopo ma è già ora di prepararlo.
dr. Enrico Magni