Comodamente sedute/35: l'intraprendenza delle primule per ritrovare fiducia in sè
Giovanna Fumagalli Biollo
Una mattina in cui mi sono presa il tempo di guardarmi intorno e godere della bellezza di questa timidissima primavera che tenta di arrivare, le ho viste.
Bellissime e audaci.
Hanno bucato con ostinazione il duro terreno che l’inverno ha congelato e con tutta la loro forza sono fiorite.
Mai sole, sempre in piccoli gruppi sfidando pur nella loro delicata fragilità i rigori invernali in un periodo in cui ancora tutto è morto.
Sto parlando delle primule naturalmente, uno dei fiori che amo in assoluto non fosse altro che per il loro coraggio e la loro intraprendenza nell’affacciarsi prima di tutte le altre piante.
Ed è stata proprio la loro intraprendenza a farmi riflettere.
INTRAPRENDENZA
Chi dimostra audacia, ha spirito d’iniziativa, molte idee
e si dà attivamente da fare per metterle in pratica.
Questa è una parola che per me ha un grandissimo significato.
Quando è mancato mio marito, è stata proprio la mia intraprendenza a tirarmi fuori da quel dolore inarrestabile che mi aveva sopraffatta.
Un passo dopo l’altro, un’idea, una spinta, un desiderio, tutto ha contribuito a tirarmi in piedi.
Perché la verità è che noi donne nasciamo con l’intraprendenza nel cuore, solo che poi, cammina cammina, finisce sempre che troviamo qualcuno o qualcosa che ce la calpesta fino a farcela dimenticare.
E così ogni nostro desiderio, ogni speranza, ogni sogno, finisce in fondo ai piedi.
L’Intraprendenza è l’arte di amalgamare speranza, fiducia e ambizione, per trasformare i desideri in realtà.
Quante volte ci è capitato di guardarci allo specchio e vederci stanche, spente, perché la quotidianità ha seppellito i nostri bisogni e ci siamo arrese alle fatiche quotidiane.
Troppo spesso dimentichiamo che la festa della donna che celebreremo tra pochi giorni non è stata creata per ricordare agli uomini di regalarci mimose, ma per noi, per non dimenticare che abbiamo tutto il diritto di fare della nostra vita qualcosa di speciale.
Quindi oggi Domenica 6 Marzo 2022 domandiamoci apertamente:
Cosa mi manca?
Cosa mi piacerebbe fare?
In cosa sono brava?
Rispondiamo in tutta sincerità a queste domande e poi rimbocchiamoci le maniche e cominciamo ad adoperarci, anche se abbiamo paura, anche se facciamo fatica, anche se non sappiamo da che parte cominciare, anche se potrebbe essere un viaggio che dovremo percorrere da sole, perché gli altri non ci crederanno quanto noi.
Perciò tirate fuori dal cassetto quel libro che avete iniziato a scrivere mille volte, iscrivetevi a quel corso che vi piace tanto, organizzate quel viaggio, cambiate lavoro, casa, fidanzato, oppure sposatelo e cominciate a pensare a un figlio.
Siate intraprendenti. Ve lo meritate.
Prima di salutarvi vi lascio una storiella che mi è piaciuta tantissimo e che spero vi faccia sorridere ma soprattutto vi aiuti a lavorare sulla vostra intraprendenza.
La gara dei ranocchi
C’era una volta una gara di ranocchi.
L’obiettivo era arrivare in cima a una gran torre.
Si radunò molta gente per vedere e fare il tifo per loro.
Cominciò la gara.
In realtà, la gente non credeva possibile che i ranocchi raggiungessero la cima, e tutto quello che si ascoltava erano frasi tipo: “Che pena! Non ce la faranno mai!”
I ranocchi cominciarono a desistere, tranne uno che continuava a cercare di raggiungere la cima.
La gente continuava: “Che pena! Non ce la faranno mai!”
E i ranocchi si stavano dando per vinti, tranne il solito ranocchio testardo che continuava ad insistere.
Alla fine tutti desistettero, tranne quel ranocchio che, solo e con grande sforzo, raggiunse alla fine la cima.
Gli altri volevano sapere come avesse fatto.
Uno degli altri ranocchi si avvicinò per chiedergli come avesse fatto a concludere la prova.
E scoprirono… che era sordo!
Care amiche vi auguro una buona domenica e come sempre se questo articolo vi è piaciuto potete sempre passare a salutarmi nel mio blog www.comodamentesedute.com per leggerne altri.
E se avete occasione di fare una bella passeggiata nei boschi, mi raccomando soffermatevi a guardare le primule e a pensare alla loro intraprendenza.
Rubrica a cura di Giovanna Fumagalli Biollo