Il silenzio delle scuole del territorio

A seguito dell'ennesimo DPCM del 2 febbraio scorso, mi sono trovata a proporre presso l'istituto superiore frequentato da mio figlio una raccolta firme avente per oggetto: TUTELA DEI DIRITTI DEI MINORI - ACCESSO AL DIRITTO ALLO STUDIO - DISCRIMINAZIONI IN AMBITO SCOLASTICO, dopo aver sottoscritto una prima richiesta inviata al Garante per i diritti dell'Infanzia in data 22 novembre 2021 da un gruppo di genitori di Lecco e provincia, e rimasta senza alcuna risposta.
L'obiettivo era segnalare il perdurare di una situazione scolastica, a tutti i livelli, ma in particolare per gli studenti delle scuole superiori, che è di fatto discriminatoria, priva di validità scientifica e lesiva dei diritti degli studenti e delle loro famiglie, prendendo spunto dalla lettura del comunicato presentato dal Garante per la tutela dei minori della Regione Trentino il 02/02/2022 (a questo link il testo integrale: https://www.secondopianonews.it/documenti/Lettera-Garante-Minori-Trento.pdf e https://www.tecnicadellascuola.it/quarantene-differenziate-a-scuola-una-enorme-ed-ingiusta-discriminazione).
Il Consiglio dei Ministri si è espresso infatti in merito alle c.d. "quarantene" e all'utilizzo del Green Pass rafforzato in ambito scolastico, prevedendo per tutti gli studenti non vaccinati o con sole due dosi di vaccino il divieto di partecipare alla didattica in classe (in caso di presenza di due soli positivi) e, soprattutto, il divieto di prendere parte a tutte le attività extra-scolastiche (visite d'istruzione, PCTO, uscite didattiche organizzate dalla scuola, ecc.).
Numerose associazioni, tra cui Rete Nazionale Scuola in Presenza, hanno sottolineato l'insensatezza dell'uso dello strumento della vaccinazione per applicare inaccettabili distinzioni non validate da evidenza scientifica e, anzi da essa contraddette, considerando il dato consolidato che il vaccino non blocca la circolazione del virus. La misura introdotta discrimina di fatto gli studenti non vaccinati sani, insieme con quelli vaccinati con due dosi da più di 120 giorni, rispetto agli studenti vaccinati da meno di 120 giorni, in ogni ordine di scuola, tenendo a casa o impedendo a soggetti SANI di partecipare ad attività considerate parte integrante del piano dell'offerta didattica.
Ora, il fatto che ad oggi i contagi siano in netto calo e le "quarantene" si siano ridotte rispetto al mese scorso, nulla toglie al perdurare di tale discriminazione tra studenti vaccinati e non, tuttora regolata dal controllo del Green Pass rafforzato. Il Consiglio d'Istituto ha risposto alla proposta affermando di non ritenere di propria competenza farsi carico di una raccolta firme che sotto alcuni aspetti sconfinava in tematiche e argomenti non legati prettamente all'Istituto e consigliava di girare la proposta al Dirigente Scolastico, cosa che ho fatto, senza ricevere risposta.
Questo stesso istituto, circa un anno fa, insieme ad un altro liceo, si era fatto promotore di una raccolta firme per l'abolizione della DAD (indirizzata alla Ministra Azzolina e a Fontana, Governatore di Regione Lombardia), in cui si leggevano dichiarazioni quali:
Riteniamo invece che la scuola debba distinguersi quale luogo di inclusione e pari opportunità per tutti.
In tutto questo periodo la Regione non ha mai rivolto una parola di considerazione al mondo della scuola e degli adolescenti: ci chiediamo se si è consapevoli di quale rapporto con il mondo della politica e delle istituzioni questa modalità decisionale impositiva e disattenta stia veicolando nelle nuove generazioni.
A un anno di distanza, non sono quindi più validi questi presupposti? La scuola ha protestato per restare "aperta" e resta in silenzio di fronte alle discriminazioni legate all'uso del Green Pass? Personalmente, trovo ingiustificato che il Ministero dell'Istruzione e il Governo abbiano saputo solo travolgere la scuola e le sue legittime richieste con raffiche di DPCM a cadenza pseudo settimanale, gettando nel caos più totale la dirigenza scolastica, i docenti, gli studenti e le loro famiglie, con il solo risultato di penalizzare il diritto allo studio, che è cifra e segno di ogni democrazia degna di questo nome.
E, tuttavia, nessuno ha detto nulla, nessuno dice nulla, nessuna protesta, nessun interrogarsi sull'adesione incondizionata all'ennesima norma vessatoria che, insieme a molte altre, è purtroppo indice di altre e gravi limitazioni ai diritti costituzionali, alle libertà e alla dignità del singolo individuo. Nessuno ha detto nulla, nessuno dice nulla. Studenti, genitori, docenti, dirigenti scolastici, prefetti scolastici. In qualità di genitore però credo mio dovere interrogarmi (come forse fanno molti altri genitori altrettanto preoccupati ma che hanno comunque scelto di non esprimersi), e lo faccio A PRESCINDERE da qualsiasi considerazione sulla libera decisione di vaccinarsi, A PRESCINDERE da qualsiasi appartenenza politica o religiosa. È la preoccupazione di un genitore che si interroga su quale mondo lascerà in eredità ai propri figli, adulti di domani, e di un cittadino che desidera fare almeno un tentativo per non far passare tutto sotto silenzio.
In realtà, si fa un gran dibattere di questo e altri argomenti sui post dei social media, su gruppi FB dedicati o meno, nei siti delle associazioni. Spesso tuttavia tutte le giuste considerazioni e/o le proposte-richieste che qui nascono non trovano sbocchi in un dibattito più ampio o non raggiungono i destinatari che potrebbero modificare le cose in concreto; forse questo accade solo nelle grandi città (dove gli studenti manifestano, le associazioni sindacali protestano e si percepisce almeno un certo fermento). Nel nostro territorio è tutto fermo e tutti restano in silenzio, accettando quel che succede senza batter ciglio. Se è la Scuola stessa in prima istanza a ritenere che l'odierno orientamento sia democratico, condivisibile e auspicabile, e che le criticità emerse in corso di pandemia (criticità che spaziano dalla salute psichica dei ragazzi alle numerose disparità "sociali" generate dalla DAD prolungata, alle carenze di spazi e infrastrutture, di sistemi di ventilazione adeguati, di uno snellimento della burocrazia imperante che ha influito e continua ad influire sulla qualità dell'offerta formativa, solo per citare alcuni esempi) siano il meglio a cui la Scuola può aspirare, non posso che esserne profondamente dispiaciuta e constatare che, quella che potrebbe essere un'occasione per rimarcare nei confronti delle autorità (siano esse il Garante per i diritti dei Minori, il Ministro dell'Istruzione, la Regione, il Governo) l'esistenza e il fondamento stessi della Scuola come "luogo di inclusione e pari opportunità per tutti", per evidenziare i suoi bisogni e le sue necessità (messe a nudo dalla situazione pandemica e lontane dall'essere risolte), continui a rimanere invece lettera morta. Come se nulla fosse, la Scuola "tira avanti" come meglio può, come l'"ultima ruota del carro" quale è, in un Paese in cui l'istruzione è stata declassata a "questione di secondaria importanza". Dopo essere stata additata come luogo privilegiato di pericolosi focolai di contagio, dopo essere stata massacrata da due anni o quasi di DAD, di fronte a fenomeni quali abbandono scolastico, autolesionismo/abulia/autoreclusione/violenza degli adolescenti, di fronte alle conseguenze della mancanza di socialità e contatto per gli alunni più piccoli che perdureranno negli anni, ecco, di fronte alla mole di spunti per far sentire la propria voce forte e chiara e per chiedere impegni che non restino solo grandi proclami in tempo di uniformazione del consenso o di elezioni ma si traducano in azioni concrete e tempestive, la scuola tira a campare. E, paga della "nuova normalità" da tutti acclamata, resta zitta.
TP
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