Le municipalizzate di Lario Reti, Silea e Seruso rinnovano i vertici aziendali. Con l’ATO la partita è iniziata (male)
La parola d’ordine che circola tra gran parte dei sindaci lecchesi è: scegliamo persone competenti, non assessori mancati. Che tradotto in politica significa: i vertici delle municipalizzate sono selezionati dai comuni soci non dai partiti di riferimento.
Sembra un’ovvietà, ma non lo è. Basta osservare la composizione del Consiglio provinciale a partire dalla presidente, per avere conferma di come ancora oggi i capibastone riescono ad imporre propri candidati ancorché privi dei necessari requisiti. E per fortuna che in campo ci sono professionisti come il dottor Mario Blandino, segretario generale della provincia in grado di intuire rischi e problematiche insite nei temi in discussione e intervenire prontamente (vedi l’allegato al bilancio provinciale riferito alle attività extracurricolari del CFPA di Casargo ) .
Sulle prossime nomine, del resto, non si può sbagliare. In campo ci sono le società interamente pubbliche che gestiscono i servizi idrico integrato, raccolta e smaltimento rifiuti e riciclo del materiale scartato.
Il primo appuntamento con la tornata di rinnovi dei Consigli di Amministrazione, dei collegi sindacali e laddove esistono degli organismi di controllo e indirizzo, ossia il rinnovo dei vertici dell’ATO, l’azienda speciale ufficio d’ambito che esercita le funzioni di organizzazione, programmazione, regolazione e controllo della gestione del servizio idrico integrato nell’Ambito Territoriale Ottimale (ATO) di Lecco.
Una postazione importante per tenere “sotto controllo” i vertici di Lario Reti Holding. Ma dopo l’inversione dell’ordine del giorno, prima il bilancio poi le nomine, al successivo punto l’assemblea dei soci composta dai sindaci lecchesi non ha trovato un accordo. Elementi del centrodestra, tra cui i sindaci di Mandello e Colico, decisi a votare subito il CdA, si sono scontrati con compagni di partito, questi ultimi intenzionati a varare un pacchetto unico di nomine che comprende le municipalizzate Lario reti, Silea e Seruso. Nulla di fatto e resa dei conti rinviata.
Entro l’11 marzo però un accordo andrà trovato. Come si diceva in rinnovo ci sono i vertici delle tre grandi aziende pubbliche provinciali: Lario Reti Holding che gestisce il ciclo idrico integrato con 82 milioni di fatturato, 5 milioni e oltre di utile e 171 dipendenti (che detiene più del 23% di ACSM_AGAM, colosso dell’energia cui l’azienda aveva ceduto il gruppo Acel); Silea Spa che gestisce il forno inceneritore di Valmadrera e tutti i servizi connessi ai rifiuti con 41 milioni di ricavi, 1,5 di utile e 90 dipendenti; Seruso, controllata a maggioranza da Silea che si occupa dei riciclo dei rifiuti nello stabilimento di Verderio con 5,7 milioni di ricavi e oltre 100 lavoratori.
Si tratta di aziende tra le più importanti dell’intera provincia al vertice delle quali ci sono presidenti con accertata competenza: Lelio Cavallier in Lario Reti, Domenico Salvadore, Silea, Massimiliano Vivenzio Seruso. Lo scontro si sta consumando sulla riconferma di Cavallier anche se è inimmaginabile che lo si voglia sostituire con Pietro Galli, vice presidente, sostenuto dall’area che fa riferimento a Mauro Piazza, ex Forza Italia ora Lega. Questi ha già fatto bottino in provincia. Al più si giocherà la carta Seruso. Vivenzio, ex vice sindaco di Merate, è in quota a Forza Italia che, dopo l’uscita di Piazza è alla ricerca di un nuovo leader.
A tenere alta la linea della competenza è Antonio Rusconi, sindaco di Valmadrera, un sopravvissuto, come lui stesso si definisce, all’epoca in cui la politica la facevano i giganti come Cesare Golfari, Giovanni Fiamminghi, Giovanni Fazzini, tanto per citare i primi nomi che vengono in mente.
Rusconi guida il gruppo “Civici per la provincia” ed è consigliere a villa Locatelli. Come partito di riferimento, Italia Viva, non va oltre il 3% ma i consensi personali scavalcano gli schieramenti. E certamente avrà un ruolo importante nella complessa partita delle nomine.
Tenendo il punto iniziale: l’appartenenza non può e non deve fare premio sulla competenza.
Sembra un’ovvietà, ma non lo è. Basta osservare la composizione del Consiglio provinciale a partire dalla presidente, per avere conferma di come ancora oggi i capibastone riescono ad imporre propri candidati ancorché privi dei necessari requisiti. E per fortuna che in campo ci sono professionisti come il dottor Mario Blandino, segretario generale della provincia in grado di intuire rischi e problematiche insite nei temi in discussione e intervenire prontamente (vedi l’allegato al bilancio provinciale riferito alle attività extracurricolari del CFPA di Casargo ) .
Sulle prossime nomine, del resto, non si può sbagliare. In campo ci sono le società interamente pubbliche che gestiscono i servizi idrico integrato, raccolta e smaltimento rifiuti e riciclo del materiale scartato.
Il primo appuntamento con la tornata di rinnovi dei Consigli di Amministrazione, dei collegi sindacali e laddove esistono degli organismi di controllo e indirizzo, ossia il rinnovo dei vertici dell’ATO, l’azienda speciale ufficio d’ambito che esercita le funzioni di organizzazione, programmazione, regolazione e controllo della gestione del servizio idrico integrato nell’Ambito Territoriale Ottimale (ATO) di Lecco.
Una postazione importante per tenere “sotto controllo” i vertici di Lario Reti Holding. Ma dopo l’inversione dell’ordine del giorno, prima il bilancio poi le nomine, al successivo punto l’assemblea dei soci composta dai sindaci lecchesi non ha trovato un accordo. Elementi del centrodestra, tra cui i sindaci di Mandello e Colico, decisi a votare subito il CdA, si sono scontrati con compagni di partito, questi ultimi intenzionati a varare un pacchetto unico di nomine che comprende le municipalizzate Lario reti, Silea e Seruso. Nulla di fatto e resa dei conti rinviata.
Entro l’11 marzo però un accordo andrà trovato. Come si diceva in rinnovo ci sono i vertici delle tre grandi aziende pubbliche provinciali: Lario Reti Holding che gestisce il ciclo idrico integrato con 82 milioni di fatturato, 5 milioni e oltre di utile e 171 dipendenti (che detiene più del 23% di ACSM_AGAM, colosso dell’energia cui l’azienda aveva ceduto il gruppo Acel); Silea Spa che gestisce il forno inceneritore di Valmadrera e tutti i servizi connessi ai rifiuti con 41 milioni di ricavi, 1,5 di utile e 90 dipendenti; Seruso, controllata a maggioranza da Silea che si occupa dei riciclo dei rifiuti nello stabilimento di Verderio con 5,7 milioni di ricavi e oltre 100 lavoratori.
Si tratta di aziende tra le più importanti dell’intera provincia al vertice delle quali ci sono presidenti con accertata competenza: Lelio Cavallier in Lario Reti, Domenico Salvadore, Silea, Massimiliano Vivenzio Seruso. Lo scontro si sta consumando sulla riconferma di Cavallier anche se è inimmaginabile che lo si voglia sostituire con Pietro Galli, vice presidente, sostenuto dall’area che fa riferimento a Mauro Piazza, ex Forza Italia ora Lega. Questi ha già fatto bottino in provincia. Al più si giocherà la carta Seruso. Vivenzio, ex vice sindaco di Merate, è in quota a Forza Italia che, dopo l’uscita di Piazza è alla ricerca di un nuovo leader.
A tenere alta la linea della competenza è Antonio Rusconi, sindaco di Valmadrera, un sopravvissuto, come lui stesso si definisce, all’epoca in cui la politica la facevano i giganti come Cesare Golfari, Giovanni Fiamminghi, Giovanni Fazzini, tanto per citare i primi nomi che vengono in mente.
Rusconi guida il gruppo “Civici per la provincia” ed è consigliere a villa Locatelli. Come partito di riferimento, Italia Viva, non va oltre il 3% ma i consensi personali scavalcano gli schieramenti. E certamente avrà un ruolo importante nella complessa partita delle nomine.
Tenendo il punto iniziale: l’appartenenza non può e non deve fare premio sulla competenza.
Claudio Brambilla