Merate: 36 cittadini ucraini residenti in città. Il racconto di Maria, due nipoti militari e il terrore di perdere la sua casa

Nei loro occhi umidi ci sono il dolore per una guerra che lascerà solo morti e devastazione e il terrore per l'incertezza che incombe sulle loro vite e quelle dei famigliari rimasti in Ucraina.

Per ora i collegamenti reggono, ma fino a quando non si sa. Il cibo c'è ma è salito di prezzo e il rumore dei bombardamenti rende le notti ancora in più insopportabili del giorno.

 

Il municipio di Merate bardato con la bandiera dell'Ucraina (foto di Davide Cacciatori)

 

A Merate alla data del 31 dicembre i cittadini ucraini erano 36, 41 l'anno precedente.

Sono per la maggioranza donne e sono impegnate nei lavori di assistenza domestica, per le pulizie o cura della persona. Accudiscono i nostri nonni, i genitori anziani. Sono presenze discrete. Spesso le si vede sulle panchine della piazza, nelle prime ore del pomeriggio quando generalmente hanno i momenti di riposo dal lavoro. In questi giorni le si vede radunate in numero maggiore, mentre parlano concitatamente tra di loro, quasi a volersi sostenere e raccogliere più informazioni possibili da oltre confine.

Maria ha settant'anni, da 15 è in Italia e assiste una novantenne di Merate.

E' discreta, gentile nei modi, calma. Ma il suo sguardo in questi giorni trasuda di inquietudine e di paura. Scandisce bene le parole con un italiano che si fa comprendere ma si ferma spesso a prendere fiato, quasi le mancasse.

In Ucraina sono rimasti il fratello, una sorella di ottant'anni e due nipoti arruolati nell'esercito e ora in combattimento. Irraggiungibili entrambi.

"Nella mia città per adesso non ci sono i bombardamenti ma si sentono in lontananza" ha raccontato "siamo tutti terrorizzati, nessuno si aspettava che le cose sarebbero precipitate così in fretta e che si arrivasse addirittura a una guerra. Per adesso riusciamo a sentirci telefonicamente, hanno tutti paura, sono spaventatissimi, ma non sappiamo per quanto sarà possibile parlarci".

Fedeli in preghiera sulla scalinata di Madonna del Bosco

Alexandria è una città di 80mila abitanti. Nei dintorni ci sono miniere di metallo che negli anni sono state fonte di attrattività per cittadini russi che hanno convissuto in pace, senza problemi con la popolazione del posto.

"Alexandria è metà ucraina e metà russa e non ci sono mai stati problemi. Abbiamo sempre convissuto e a unire le persone c'era il lavoro" ha proseguito "ora è crollato tutto. Sono spaventata per quello che sarà il futuro. Mia sorella ha 82 anni, una piccola pensione, non sappiamo fino a quando ce l'avrà, se sarà sufficiente per comperare i medicinali, il cibo. Per ora i supermercati sono aperti e i viveri si trovano ma in tanti posti sono aumentati di prezzo e il denaro non basta".

I due nipoti di 32 e 45 anni, entrambi con moglie e figli, sono arruolati nell'esercito e ora sono stati inviati a combattere sui fronti aperti. La preoccupazione vera viene da un conflitto con i corpi ceceni, ritenuti particolarmente crudeli e spietati. "Non riusciamo a parlare con loro" ha detto mettendosi più volte le mani davanti agli occhi, quasi a non voler vedere le scene della guerra che si sta consumando "e non sappiamo quando avremo loro notizie".

All'ansia per la sopravvivenza si aggiunge anche l'incertezza del fattore economico, dato che con gli aeroporti bloccati e le fabbriche ferme gli invasori possono avere il controllo su tutto.

Il terrore, adesso, è che chi aveva comperato casa con i guadagni di una vita se la ritrovi occupata o peggio ancora distrutta. "Noi abbiamo risparmiato i soldi guadagnati in Italia in tanti anni di lavoro per poterci comperare una casa e garantirci la vecchiaia nel nostro paese di origine" ha concluso Maria "e adesso cosa ne sarà? Abbiamo paura che possa essere bombardata o che qualcuno se la prenda dato che se ci sarà da fuggire dalle città non ci sarà più nessuno dei nostri famigliari ad abitarla. E quindi avremo perso tutto. Tutto".


In Italia, intanto, si susseguono diverse iniziative, anche solo simboliche, come l'illuminazione dei monumenti con i colori della bandiera ucraina, per mostrare vicinanza e solidarietà.

Al santuario della Madonna del Bosco sono stati organizzati dei momenti di preghiera. Oltre ad oggi si potrà invocare la Pace domenica alle ore 14.45 con l'adorazione eucaristica e il Rosario e sabato 5 marzo alle ore 6.30 del mattino con la recita del Rosario sulla Scala santa.

S.V.
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