Parco Curone: certificato a emissioni zero punta a vendere le quote ''verdi'' eccedenti

Il Parco del Curone ha ottenuto la certificazione di Emissioni zero. Ha dimostrato di riuscire a compensare, tramite gli interventi di piantumazione svolti dagli anni Novanta ad oggi, l’impronta di gas serra. Dagli archivi del passato sono stati estrapolati i dati sulle tipologie di essenze vegetali che sono state inserite o direttamente dal Parco o da privati ma sotto l’impulso dell’Ente. In base a dei parametri messi a punto dall’Università di Perugia, si è potuto appurare che sono state sequestrate fino a tutto il 2021 954 tonnellate di anidride carbonica. Il rimboschimento ha riguardato in particolare sei aree: la proprietà Albisetti (1990), Selva del Su’ (1991), stagni alla Fornace e stagni alla Valle di Santa Croce (2003), strada dei vagoncini (2010) e la proprietà Frigerio (2015). Sono state scelti alberi quali ontani, frassini, aceri, carpini, noci, tigli, querce, ciliegi, betulle, pini, olmi e salici. Tra gli arbusti, principalmente il nocciolo, ma anche biancospino, sanguinello, corniolo, viburno ed evonimo.


Il direttore Michele Cereda, il presidente Marco Molgora e Renato Ornaghi
Nel 2021 l’attività del Parco del Curone – considerando i consumi di luce, gas, gasolio e benzina – ha comportato un’impronta di gas serra equivalente di 20,38 tonnellate. Nello stesso anno il nuovo sequestro di gas serra è equivalso a 81,6 tonnellate. Si partiva da un tesoretto accumulato dagli anni passati di 868,8 tonnellate di gas serra sequestrato. Dunque dagli inizi degli anni Novanta a tutto il 2021 le operazioni di rimboschimento hanno portato ad un saldo positivo di 930 tonnellate di gas serra assorbito, dimostrando la capacità del Parco di essere un polmone verde.


Il presidente del Parco Marco Molgora
La raccolta dati è stata eseguita dalle volontarie del Servizio civile (Elisa Casagrande, Denise Cinellu, Sofia Gerosa e Vittoria Romagnano), a supporto degli Uffici e della Direzione del Parco. L’elaborazione dei numeri e il rilascio della certificazione è stata poi opera di Renato Ornaghi, CEO della ditta Energy Saving Spa.


Renato Ornaghi
Soddisfatto dell’iniziativa il presidente del Parco Marco Molgora: “I Parchi regionali rivestono una funzione fondamentale, quella di mantenere ed ampliare le aree boscate per la tutela degli ecosistemi e della biodiversità. Ma chiaramente i rimboschimenti servono anche a contrastare il gas serra e questa certificazione fa sì che il Parco possa dare il buon esempio ad altri Enti pubblici, ma anche ad aziende private”.



Non solo, perché con la comprovata attestazione lo “stoccaggio” di un patrimonio sostenibile assume anche un valore di mercato. Sempre più spesso le imprese di grandi o medie dimensioni acquistano da terzi il gas serra sequestrato per alleggerire la propria impronta carboniosa. Potrebbero altresì mettere a dimora delle essenze arboree nei territori del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone, mantenendo l’equilibrio esistente tra la natura e la presenza di attività antropiche. “Le 930 tonnellate di gas serra sequestrate alla fine del 2021 aumenteranno di circa 60 unità ogni anno e rappresentano una vera risorsa sostenibile, che il Parco regionale intende mettere a disposizione delle aziende e delle organizzazioni del territorio intenzionate a seguire il medesimo percorso di azzeramento della propria impronta carboniosa” ha commentato Molgora. Il presidente ha poi aggiunto: “Questa riserva di sostenibilità è un prezioso patrimonio di verde generato negli anni a chilometro zero, in un ambito boschivo nobile, tra i più simbolici e ambientalmente riconoscibili in Brianza”. Quello di Montevecchia e Valle del Curone è il primo Parco regionale in Lombardia ad essere certificato formalmente ad emissioni zero. E sarà dunque anche da apripista nel trovare le modalità burocratiche per effettuare questa particolare forma di compravendita.



Le piantumazioni valgono circa 30 euro a tonnellata. A spiegarlo è stato Renato Ornaghi: “Il mercato delle quote di emissioni sta prendendo sempre più piede. Tra le varie azioni di confinamento, la messa a dimora delle essenze arboree è tra le più costose, circa 30 euro a tonnellata. Pur producendo lo stesso effetto in termini emissivi, le piantumazioni di alberi restituiscono qualcosa in più al territorio. In questo caso, trattandosi di una zona sottoposta a tutela la scelta assumerebbe un valore aggiunto, come il vino buono venduto in una giornata di festa”.



A tendere il Parco del Curone cercherà di diminuire i propri consumi e di compensarli con fonti di energia alternativa. Il presidente Marco Molgora ha infatti dichiarato: “È stato calcolato che l’Ente Parco produce l’equivalente di 20,38 tonnellate di gas serra. Per ridurre questo numero abbiamo in mente di progettare degli impianti fotovoltaici calpestabili sulle tribune presenti sulla collina in cima al Butto. Il Parco ci aveva già provato in passato, ma non ci era stata concessa l’autorizzazione. Adesso però i tempi sono cambiati e magari sarà possibile. Non è certo una cosa fattibile nell’immediato”.

Un discorso esteso alle grandi aree private dismesse, quali l’ex RDB a Lomagna, la Fornace a La Valletta Brianza e la Bomar ad Olgiate Molgora, tutte e tre ricoperte dall’amianto. “Ci sono aree già pesantemente manomesse dall’uomo che devono essere recuperate. La riqualificazione potrebbe essere affrontata nella direzione della produzione di energia da fonti rinnovabili. È questo il prossimo passo”.
M.P.
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