Il risiko rischioso della crisi Ucraina: cento anni dopo il '38, il rischio di una nuova escalation totalitaria
Si era tra Ferrara e Bologna, in pieno Quattrocento, quando l'intera Russia veniva rappresentata in Concilio da Isidoro, «metropolita di Kiev e tutta la Rus'», nel sogno di fare di Kiev "la terza Roma", dopo la Città Eterna e Costantinopoli. La storia si fece subito intricata, com'è sempre nelle questioni dottrinali e politiche, con scismi vari di chiese autocefale, ma che Kiev si percepisse come legata costituzionalmente alla latinità è un dato di fatto della storia.
Ucraina granaio d'Europa, appetita da Napoleone e da Hitler, Ucraina terra di talenti calcistici come lo Ševčenko caro ai milanisti, o focolaio della peste del Trecento, che gli storici sanno essere arrivata in Europa dalla colonia genovese di Jaffa, in Crimea.
Lunedì, nel discorso con cui ha riconosciuto le due repubbliche autoproclamate del Donbass, il presidente russo Vladimir Putin ha detto più o meno chiaramente che l'Ucraina non ha una legittimità storica, «non ha mai avuto una tradizione stabile come nazione a sé stante» e che è stata sostanzialmente inventata dal Partito Comunista dell'Unione Sovietica all'inizio del Novecento. Martedì il ministro degli Esteri russo Lavrov ha rilanciato da par suo, sostenendo che l'Ucraina «non ha il diritto di essere una nazione sovrana».
Taccio per decenza su come si sia espresso il ministro degli Esteri italiano.
Nessuno stato a Risiko era un obiettivo in quanto tale: tutti erano passi per un obiettivo di conquista più grande. Ma era un gioco. Non è chi non veda quale sia l'obiettivo di questo nuovo (nuovo?) totalitarismo sovietico, ma nel 2022 vorrei non si assistesse inermi a questa escalation come già avvenne nel secolo scorso: l'infilata plebiscito della Saar - annessione della Renania - Anschluß dell'Austria - conferenza di Monaco per la cessione dei Sudeti - occupazione di Boemia e Moravia ha prodotto l'invasione della Polonia. Eravamo tra il 1935 e il 1939, e solo Chamberlain non l'aveva capito.
Oggi siamo quasi cento anni dopo, e c'è già stata l'annessione della Crimea otto anni fa, e prima ancora la Cecenia.
Quo usque tandem abutere patientia nostra, Vladimiro?