LIBRI CHE RIMARRANNO/45: ''Occhi azzurri'' di Arturo Pérez-Reverte

Per recensire un libro di 75 pagine, di cui 10 di introduzione, 24 di appendice e solo 41 di racconto, bisogna saper non sprecare parole.

Uscito in Spagna nel 2000 ma pubblicato in Italia solo lo scorso luglio, "Occhi azzurri" di Arturo Pérez-Reverte (Solferino 2021, pagg. 75, Euro 10), racconta la "Noche Triste", la sanguinosa ritirata degli uomini di Hernán Cortés da Tenochtitlán, la notte del 30 giugno 1520, e lo fa attraverso gli occhi azzurri di uno di loro, partito dalla Spagna per sete di conquista e costretto ora a fuggire, scegliendo tra l'agilità e il bottino, tra avere una mano libera per impugnare una seconda arma o caricarsi sulle spalle l'oro che aveva guadagnato.

Gli corriamo dietro, come se tenessimo una macchina da presa sulla spalla, e sentiamo il rimbombare dei tamburi degli aztechi feroci, quello del suo cuore in tumulto, e i colpi dei coltelli di ossidiana con cui i sacerdoti indios traggono, in cima ai tempi, i cuori degli spagnoli catturati e immolati. Urliamo con lui le stesse preghiere blasfeme ("Tirami fuori di qui, Dio, tirami fuori di qui, Dio del cazzo, tirami fuori vivo, che tu sia maledetto, tirami fuori di qui e la metà di quest'oro la spenderò in messe, e per i tuoi dannati preti, e per quello che ti girerà per le palle. Portami vivo a Veracruz. Portami vivo a Tacuba. Portami vivo anche soltanto al prossimo ponte, che poi me la sbrigo io"), e non riusciamo a chiederci dove stiano il torto o la ragione. Gli indios oppressi dai conquistadores infieriscono con una ferocia che ci stringe lo stomaco, ma chi può dire che non abbiano il diritto di difendere la loro terra? Gli spagnoli in archibugio e usbergo erano partiti dalla loro terra per riscattarsi da una divorante povertà, sapendo di imbarcarsi verso l'avventura, verso l'oro ma anche verso una morte atroce che avevano messo in conto come prezzo possibile. I libri di storia - scrive l'autore - sono pieni di pagine come queste, terribili e anche (il che non è assolutamente incompatibile) indimenticabili e magnifiche.

Sono innamorato di questo scrittore e della sua lingua così viva e sfrontata. L'ho visto crescere, dai primi romanzi di grande respiro e trama avvincente (tutti conosceranno Il club Dumas da cui Polanski ha tratto il film La nona porta, ma in molti avranno letto anche le varie avventure del capitano Alatriste, o La tavola fiamminga, o La pelle del tamburo) Pérez-Reverte ha affilato sempre più la sua prosa, passando attraverso la trilogia di Lorenzo Falcò (ne avevamo parlato qui) e soprattutto raccontando la storia del Cid. Ma non sempre essere fluviali è più difficile che essere brevi, anzi.

Parla di sangue versato, questo racconto, ma anche di sangue mescolato, nell'utopia di una convivenza che ha poi dato vita al Messico di oggi. Gli occhi azzurri del protagonista si chiudono a pagina 48 sul sogno di altri occhi azzurri. Basta questo finale a fare di questo racconto un vero capolavoro.
Rubrica a cura di Stefano Motta
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