Dopo 30 anni insieme trascina l'ex in Aula per maltrattamenti

Ennesimo processo per maltrattamenti in famiglia in Tribunale a Lecco. Il fascicolo approdato quest'oggi all'attenzione del collegio giudicante - presidente Paolo Salvatore, a latere i colleghi Martina Beggio e Gianluca Piantadosi - "indaga" la situazione venutasi a creare nel tempo a casa (nel meratese) di una coppia, originaria del sud, "scoppiata" dopo oltre trent'anni di matrimonio e tre figlie. L'imputato, classe 1963, è assistito dall'avvocato Massimo Tebaldi dello Studio Notaro di Merate. La moglie, di qualche anno più giovane, è rappresentata dall'avvocato Sara Mantegazza. Proprio la donna è stata la prima ad accomodarsi al microfono, sviscerando quella che dal 1988 - un anno dopo le nozze - al dicembre 2019 - momento in cui ha lasciato il tetto coniugale, chiedendo poi la separazione - pare essere stata la sua quotidianità al fianco di un uomo che "faceva il padre-padrone su tutto", dovendo dunque "decidere tutto delle nostre vite", come asserito anche in riferimento alle ragazze nate da tale unione. Tratteggiate così una serie di vessazioni. "Quando ci siamo sposati sembrava una persona educata e tranquilla" ha esordito, parlando poi di un marito puntiglioso, incline ad alzare la voce, "disinteressato" alla sua sofferenza tanto da perdere tempo a sgridare la primogenita per aver mandato in frantumi una boccetta di smalto invece che assisterla quando le si erano rotte le acque al termine della seconda gravidanza, arrivando anche a non accompagnarla al pronto soccorso dopo un caduta patita durante una vacanza in terra natia. I soldi, in particolare, parrebbero essere stati, nel tempo, il principale motivo di scontro. Senza un'occupazione - se non lavori occasionali per aiutare la famiglia - la donna, parrebbe aver sempre vissuto dovendo chiedere per ogni necessità al marito, poco incline a concedere contante o la carta di credito per le spese relative alla famiglia, arrivando a negare alla moglie anche 10 euro da lasciare al prete per la benedizione natalizia, scaraventando a terra il presepe, calpestando poi le statuine della Madonna e di Gesù Bambino, fatto visto come un "affronto" dalla denunciante, particolarmente devota. L'assistente sociale del comune di residenza e l'Altra metà del Cielo, come spesso accade, i riferimenti che hanno portato la signora a decidere di rivolgersi ai Carabinieri, dopo aver tra l'altro scoperto che il coniuge le aveva tolto la firma dal conto corrente cointestato - con una denuncia integrata già il giorno successivo con "aggiunte" redatte con l'assistenza di un legale, come fatto emergere dall'avvocato Tebaldi in controesame, insistendo altresì anche su aspetti legati alla separazione, vicinissima - temporalmente - alla querela. Dal 2010 in poi, i fatti oggetto del procedimento, come sottolineato dal presidente del collegio giudicante, al cui cospetto sono poi sfilati quest'oggi gli altri testimoni citati dalla pubblica accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Giulia Angeleri, rientrata da poco in servizio. Nel proseguo dell'istruttoria la possibilità dell'imputato di raccontare la propria versione, dopo aver provato più volte - venendo ammonito - di intervenire già nel corso della testimonianza della ex, per "dire la sua".
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