La Semina: Moni Ovadia ricorda i genocidi della storia.  ''Nessuno di noi è innocente''

A poco più di un anno di distanza, Moni Ovadia torna come ospite dell'associazione La Semina di Merate per analizzare il concetto di Memoria.
Nella serata di venerdì 11 febbraio, l'attore - collegato da remoto - ha ribadito come sia necessario ricordare tutti i genocidi, e non solo quelli che riguardano il popolo ebraico. Quest'anno la sua idea di una "memoria plurale" ha potuto prendere forma anche grazie alla prima edizione della Settimana delle Memorie, progetto ideato dallo stesso Ovadia, che da circa un anno è diventato direttore del Teatro Comunale di Ferrara "Claudio Abbado". Dal 25 al 30 gennaio, infatti, nella città degli Estensi sono stati affrontati - con conferenze e spettacoli - non solo lo sterminio degli Ebrei, ma anche quello dei Sinti, dei Rom, dei Tutsi, degli Armeni e dei Curdi.

Anche durante l'incontro di venerdì, l'attore ha accennato ai numerosi genocidi e violenze del Secolo breve, senza escludere quelle perpetrate dal Fascismo. E' necessario, infatti, raggiungere la consapevolezza che "nessuno di noi è innocente" e che non serve cullarsi nel mito dell'autoassoluzione.

Non è certo intenzione di Ovadia sminuire l'importanza del genocidio della popolazione ebraica, ma l'attore ha voluto ribadire la necessità di includere tutti coloro che hanno perso la vita in una simile circostanza. Spesso, infatti, ci si dimentica degli omosessuali, degli oppositori politici, dei tre milioni di Slavi e dei 300mila diversamente abili mandati a morire nei campi di sterminio.

Inoltre, ha ribadito come la verità sia necessaria per arrivare alla riconciliazione. Per quanto riguarda il nostro Paese, ad esempio, per troppo tempo abbiamo negato le stragi dell'esercito italiano durante la Seconda guerra mondiale. "Su tre pilastri si fonda il mondo: sulla verità, sulla giustizia e sulla riconciliazione: quando fai verità, fai giustizia e fai pace" ha spiegato Ovadia.

Infine, l'ospite ha voluto specificare il carattere distintivo dell'antisemitismo, una riflessione sollecitata dallo studioso di ebraismo Stefano Levi della Torre proprio durante il Festival delle Memorie. "I nazisti non consideravano l'ebreo inferiore, ma lo ritenevano un essere luciferino, capace di dominare il mondo attraverso le sue organizzazioni e le sue capacità; ragione per la quale i tedeschi avevano il diritto di difendersi con qualsiasi mezzo, anche con il genocidio. I nazisti non guardavano gli ebrei come si guarda a un essere inferiore da discriminare, ma si consideravano come vittime degli ebrei. Il vittimismo è stato, dunque, il mezzo per innescare l'odio contro gli ebrei".

Non sono mancate dure critiche al governo di Israele, prigioniero dello stesso meccanismo di vittimizzazione, spesso utilizzato nei discorsi di politici sovranisti e dal governo israeliano per giustificare la loro condotta nei confronti dei palestinesi. "Gli ebrei sono stati vittime, ma gli israeliani non lo sono" - ha affermato il drammaturgo che ha chiarito le differenze (e le insidie) dei concetti di antisemitismo e antisionismo.

"Noi non dobbiamo difendere a priori nessuno: la difesa di qualcuno va fatta sulla base di argomenti e non di posizioni di rendita; di scelte ideali e non ideologiche" ha poi concluso.

B.V.
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