La composizione del CdA di Retesalute conferma il primato politico dell’area Casatese, sul meratese ormai marginale
Perché tutto il resto è stato vinto dai casatesi e il circondario di Casatenovo si riconferma la vera fucina politica della Brianza sud-orientale. Con Merate a fare da spettatore.
Già lo squilibrio di rappresentatività era evidente: il casatese-oggionese ha due deputati, Fragomeli Pd di Cassago e Ferrari, Lega di Oggiono e il consigliere regionale, Straniero, PD, Oggiono. I senatori sono a Lecco, Faggi, Lega e a Calolzio, Arrigoni, Lega. L'altro consigliere regionale, Piazza è di Lecco. E pure l'attuale presidente della provincia è del casatese, come il predecessore del resto.
Il meratese non ha alcuna rappresentanza nei livelli istituzionali più alti.
E ora sparisce sostanzialmente anche dal board di comando di Retesalute, se si eccettua Chiara Cogliati, nome ricorrente nelle società pubbliche, di stanza a Merate.
Il Casatese si aggiudica il presidente, Antonio Colombo, già sindaco di Casatenovo, il commercialista Sandro Feole, con studio a Olgiate ma abitazione a Casatenovo e l'avvocata Maddalena Reitano, anche lei casatese.
In buona sostanza lo scontro sempre più evidente tra Massimo Panzeri e Filippo Galbiati si chiude con 1 a 3.
Non che la territorialità faccia premio sulla competenza, intendiamoci. Il nuovo CdA ha le carte in regola per svolgere la funzione anche se non risulta che almeno uno dei cinque componenti abbia una conoscenza specifica dei servizi alla persona. A quello provvederà il direttore. In carica o uno nuovo. Ma non si può sottacere come la città capofila stia paurosamente arretrando in termini di importanza politica nel territorio.
Ora si profilano altre due sfide, sempre tra Galbiati e Panzeri. Il primo ritiene che sia utile inserire nello statuto, per poi procedere in questo senso, la figura dell'Amministratore Unico, retribuito, che gestisca l'azienda in prima persona, quindi con poteri e competenza; e, soprattutto, non intende costituire Retesalute parte civile negli eventuali procedimenti instaurati principalmente proprio dal comune di Merate contro ex dipendenti dell'azienda. Panzeri, invece, preferisce un CdA, pur dichiarandosi disposto a modificare lo statuto per prevedere l'A.U. ma è determinato a portare avanti lo scontro giudiziario. Nonostante i duri colpi subiti nei primi due pronunciamenti della magistratura lecchese che ha respinto prima col giudice del lavoro poi col collegio della sezione civile la richiesta di blocco dei beni a carico di due figure di primo piano nella precedente gestione.
In un simile contesto si fatica a comprendere come Retesalute potrà riprendere l'attività e puntare anzi a una crescita. Le visioni sono troppo diverse e la divaricazione evidente tra Merate e Casatenovo marcano un discrimine difficilmente sanabile.
La resa dei conti è rinviata alla prossima assemblea. Sulla costituzione di parte civile di Retesalute si consumerà lo scontro finale
A margine c'è poi l'iniziativa di Stefano Motta di Calco che, persa la partita sulla riconferma di Alessandra Colombo nel CdA - di cui era presidente prima della liquidazione e ella stessa membro del collegio dei liquidatori - ora ha lanciato la proposta di un gruppo di studio per individuare forme alternative di gestione aziendale. Naturalmente come promotore si è reso subito disponibile a far parte del gruppo e con lui l'inseparabile Paolo Brivio di Osnago.
Soprese anche da questo fronte ne arriveranno di sicuro. I due, principali oppositori al piano di rilancio del 2018 - che si sostanzia nel lavoro dei liquidatori se fosse stato approvato - si pongono l'obiettivo di modificare l'impostazione dell'azienda speciale. In quale direzione è facile intuirlo.