Osnago: il Comune si ''disinteressa'' da anni del bene confiscato. Associazioni sociali ignorate, ora si propongono i Carabinieri forestali

Il Comune di Osnago ha tergiversato nell'assumere nel patrimonio dell'Ente il bene confiscato di via delle Robinie e ora i Carabinieri Forestali potrebbero sfilargli l'acquisizione e l'utilizzo. Così, metà di una casetta bifamiliare (l'altra metà è abitata) in un appartato quartiere residenziale potrebbe trasformarsi in una caserma delle forze dell'ordine chiamate alla tutela forestale, ai confini meridionali della Provincia. Passato di recente il comando a Como, la scelta sarebbe un segnale di presidio del territorio lecchese, che già vanta quattro stazioni (Lecco, Barzio, Dervio e Margno).

 

La confisca definitiva è del gennaio 2018 e per un paio di anni l'immobile - con un piano rialzato di 154 mq (5 vani e un bagno) e con un seminterrato composto da una cantina, una taverna, un bagno e il garage - è rimasto occupato abusivamente da chi vi ci abitava prima. Quando se ne sono andati hanno portato con sé anche porte e finestre.

Il sindaco Paolo Brivio, in sede pubblica, ha ammesso che dal novembre 2020 l'ANBSC (Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata) aveva chiesto al Comune e ad altre amministrazioni pubbliche di manifestare l'eventuale interesse a prendersi in carico il bene. Cosa che Osnago non ha ufficialmente mai fatto, nonostante i ripetuti solleciti.

Per ingannare il tempo - che la Giunta ha spiegato sia servito per sondare l'interesse del terzo settore locale per un successivo convenzionamento ad usufruire gratuitamente dell'immobile - è stata aperta una manifestazione di interesse circa un annetto fa. Passaggio, sia chiaro, tutt'altro che obbligatorio. Non è previsto dalla normativa di riferimento. Ed è andato anche molto bene. Il territorio ha risposto con sollecitudine.

Se si fosse dato ascolto al terzo settore, alla luce di quella preventiva manifestazione di interesse, in via delle Robinie avrebbero potuto trovare dimora delle donne vittime di violenza, come aveva prospettato l'associazione "L'altra metà del cielo", che già gestisce con le medesime finalità un bene confiscato ad Olginate. In alternativa la cooperativa sociale L'Arcobaleno aveva proposto di gestire l'accoglienza di richiedenti asilo all'interno della rete SAI (Sistema Accoglienza Integrazione), in collaborazione con la realtà della parrocchia di Osnago "Il Pellicano", con la quale condividono l'esperienza de "La Locanda del Samaritano". Infatti L'Arcobaleno si occupa di due degli otto appartamenti della "locanda". Nel bene confiscato pensavano si potesse avviare un progetto sperimentale con un target giovanile. Anche Retesalute si era fatta avanti, evidenziando la necessità di spazi per gli uffici dell'azienda speciale meratese. Alla manifestazione di interesse aveva partecipato pure La Rosa Blu di Ronco Briantino, che lavora quotidianamente con i disabili. E ancora l'associazione di Protezione civile di Osnago "I Falchi" aveva espresso il desiderio di trovare una sede consona, magari occupando solo una porzione del bene confiscato. Infine, anche una proposta culturale, con la compagnia teatrale Caterpillar.

Ebbene ci risulta che il Comune di Osnago non abbia più contattato i soggetti interessati. Tutto è rimasto lettera morta, nonostante la Regione metta a disposizione dei Comuni della dimensione di Osnago 150 mila euro per la ristrutturazione dei beni confiscati come forma di incentivo al riutilizzo. A prendere a cuore la questione del bene confiscato di Osnago è stata anche la Prefettura di Lecco, che ha sollecitato l'amministrazione comunale. A dicembre si è svolto un primo incontro con il Prefetto di Lecco Castrese De Rosa, in preparazione ad una Conferenza dei Servizi regionale promossa dall'Agenzia. E proprio in quest'ultima Conferenza, che si è svolta sempre a dicembre, dopo mesi - per non dire anni - di inerzia del Comune, si sono fatti avanti i Carabinieri forestali. Le loro intenzioni sono serie. Ci risulta abbiano già fatto un sopralluogo circa tre settimane fa, al seguito del quale avrebbero manifestato l'intenzione di chiedere l'autorizzazione al Ministero della Difesa per realizzare all'interno del bene una stazione dei carabinieri. Vorrebbero creare degli spazi per quattro unità, con uffici e stanze.

La Giunta di Progetto Osnago, che ha come capogruppo Federico Dusi (il quale nel Partito Democratico lecchese ha la delega alla Legalità) nel frattempo continua a stare ferma. Potrebbe avanzare la sua domanda per la destinazione dell'immobile ma resta con le mani in mano. In Consiglio comunale il sindaco Paolo Brivio ha fatto un breve accenno alla vicenda, sostenendo che il segretario comunale gli avrebbe confermato che gli apparati di sicurezza dello Stato abbiano una priorità. Cosa che non viene esplicitata nel Codice Antimafia, pure nelle sue successive modificazioni.

Senza nulla togliere alle finalità istituzionali dei Carabinieri forestali, il reimpiego di un bene confiscato a carattere sociale attiva in genere una catena di solidarietà. È spesso l'input per la costituzione di reti di associazioni, per l'organizzazione di iniziative con ricadute positive sulla collettività. Cultura e socialità, in altre parole, si adoperano per stimolare gli anticorpi della legalità, laddove l'agenda politica ha sempre altre priorità, come il caso osnaghese sciaguratamente conferma.

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Marco Pessina
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