Technoprobe sbarca in Borsa tra il 16 e il 18 febbraio e la sua valorizzazione la porta tra le prime cinquanta società italiane

Per favorire la migliore visione del fenomeno "Technoprobe" si può ricorrere a un paragone: l'azienda Cernuschese fondata nel 1995 da Giuseppe Crippa con la moglie Mariarosa Lavelli e che ora nel board vede i figli Cristiano e Roberto col cugino Stefano Felici è stata valutata dagli analisti nella fase di predisposizione all'entrata in Borsa nel segmento delle PMI(imprese particolarmente dinamiche e in rapida crescita) 3 miliardi e 629 milioni di euro, con 11 unità operative in diversi paesi e circa 2.200 dipendenti nel mondo.

Giuseppe Crippa e Mariarosa Lavelli

Buzzi Unicem, colosso mondiale nella produzione di cemento, fondata nel 1907, presente in 14 Paesi con 11 mila dipendenti ha una capitalizzazione di Borsa di 3 miliardi e 663milioni di euro.

Nella speciale classifica della valorizzazione che la Borsa assegna alle società quotate, Technoprobe sarebbe al 46.mo posto in Italia, accanto a Leonardo ex Finmeccanica (1948 già dell'Iri).

Un classico e soprattutto vero "miracolo italiano" di cui la nostra terra è ricca di esempi, come Elemaster società a conduzione famigliare nata anch'essa in un sottoscala, leader nella progettazione, industrializzazione e produzione di schede elettroniche e prodotti elettronici completi, applicati a settori altamente tecnologici quali trasporti ferroviari, avionica, robotica e medicina.

Technoprobe è specializzata nella progettazione, sviluppo e produzione di probe card per il test di funzionamento dei chip. È il secondo produttore di probe card al mondo in termini di volumi e fatturato

L'ingresso in Borsa è ormai prossimo. Spetta al Consorzio di Collocamento, tra cui Mediobanca decidere se esercitare l'opzione, tecnicamente definita Greenshoe su un quantitativo aggiuntivo di azioni atte a calmierare eventuali eccessive oscillazioni di prezzo del titolo una volta quotato.

Roberto e Cristiano Crippa

Il resto della complessa operazione è definito. E si può così riassumere in breve:

Oggi l'azienda ha un capitale sociale di 5.760.000 euro suddiviso in 576.000.000 di azioni detenute dalla Famiglia Crippa. La valutazione di ciascuna azione è compresa tra 5,40 e 6,30 euro. Quindi la valutazione attuale di Technoprobe oscilla da 3.110.000.000 e 3.628.800.000 di euro.

La struttura dell'operazione prevede un aumento di capitale riservato a investitori per 25.000.000 di azioni e la cessione al mercato dagli attuali soci per 88.000.000 di azioni.

Al termine di questo collocamento - qui esposto in sintesi - il capitale sociale sarà ripartito in 601.000.000 di azioni, l'80% delle quali ancora detenute dalla famiglia Crippa. Se il Consorzio di collocamento dovesse decidere di esercitare l'opzione green shoe il numero di azioni collocato salirà poco sopra il 20%. In sostanza l'azienda resta saldamente nelle mani degli attuali proprietari.

La valutazione aziendale post operazione oscillerà tra 3.245.000.000 di euro e 3.786.300.000 di euro in base al prezzo che sarà fissato per il collocamento se 5,40 o 6,30 euro per azione.

Il primo giorno di negoziazione sarà tra il 16 e il18 febbraio prossimo.

Il book ordini esclusivamente rivenienti da fondi di investimento e investitori istituzionali è stato aperto venerdì scorso e lo resterà ancora per una settimana circa. In questa fase i privati investitori non potranno acquisire azioni, una volta quotata invece sarà possibile diventare azionisti di Technoprobe Spa.

Ma perché una Società i cui indici di bilancio, economici, patrimoniali e reddituali hanno il massimo rating decide di entrare in Borsa?

In una frase la risposta di Roberto Crippa, vice presidente: "Negli ultimi 3 anni la nostra azienda ha investito in Italia tra spese di ricerca, nuovi macchinari e nuovi capannoni oltre 200 milioni di euro. Quindi, essendo avversi al debito, abbiamo preferito aprire il capitale a nuovi soci così da poter continuare a investire. E in futuro valuteremo anche potenziali acquisizioni".

C. B.
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