LIBRI CHE RIMARRANNO/42: con Nordio e Grasso dal Vallo Atlantico a Norimberga
Nei giorni scorsi ho evitato di scrivere su due argomenti: la Giornata della Memoria e le elezioni del Presidente della Repubblica. Della prima mi infastidisce un po' la retorica vuota della commemorazione che non si accompagna all'azione, delle seconde mi hanno davvero schifato alcuni comportamenti che ritengo indegni dell'importanza di ciò che si stava compiendo. La presidente del Senato che smanetta compulsivamente sul cellulare rivaleggia come sciatteria istituzionale con quel tale che sventolava fette di mortadella mentre l'allora presidente Marini diceva "Non siamo in un'osteria". Leggere che alcuni scrivano "Rocco Siffredi" sulla scheda mi fa dire che effettivamente non siamo in un'osteria ma in un gran casino - frenchly speaking.
È rientrato invece al Quirinale, confermato dal presidente Mattarella come suo portavoce anche in questo nuovo mandato, Giovanni Grasso, cui si deve il bel romanzo "Il caso Kaufmann" (Rizzoli, 2019, pp. 383). Ci trasporta a Norimberga nel 1933, raccontando la storia di Lehmann Kaufmann, agiato commerciante ebreo sessantenne, cui l'amico Kurt chiede di prendersi cura della figlia ventenne Irene. La sua bellezza e il suo coraggio la rendono una presenza disturbante nella comunità di Norimberga, attirano su di lei l'attenzione del Partito Nazista e su Leo Kaufmann le accuse che potete ben intendere. Quarant'anni di differenza, lui ebreo lei ariana nella città che fu l'incubatrice delle leggi razziali: l'incubo di una giustizia stolta e persecutoria è dietro l'angolo, e colpisce inesorabile.
È un libro molto bello questo di Grasso, che usa le parole con la stessa pazienza prudente con la quale ha curato e curerà la comunicazione del Quirinale: le parole hanno un peso, e quelle usate male ancor di più. Grasso sa usarle bene in queste pagine, mettendosi a servizio dei suoi personaggi con pudore e prudenza, nascosto dietro le loro storie senza mai emergere in primo piano con il protagonismo dei boriosi o dei dilettanti. Ci restituisce uno spaccato diverso da quello di molte pellicole sui campi di sterminio, più vicino a "Concorrenza sleale" di Scola che non a "Schindler's list" o simili.
La cronaca talora riporta d'attualità anche quei libri che pure non sono di recente pubblicazione: molto ciarpame scompare, i capolavori rimangono immortali, e tanta buona letteratura, come questi due romanzi, ridiventa contemporanea per una ricorrenza, o per una elezione.
Poiché questa rubrica si occupa però di libri, faccio ammenda alle due reticenze di cui sopra, attingendo a due libri di qualche anno fa, che hanno però a che fare con la Giornata della Memoria, e anche con il Quirinale.
Il primo è un bel romanzo di Carlo Nordio. Proprio lui, il magistrato candidato da una compagine politica e arrivato secondo all'ottava elezione, con 90 voti. Candidato in grazia della sua carriera nella magistratura inquirente, Nordio a noi qui interessa per la sua attività di scrittore. Non il primo tra gli uomini di legge che si sono poi dedicati alla narrativa, Nordio ha scelto una strada interessante, quella del romanzo storico, con due titoli, "Operazione Grifone" e "Overlord" (Mondadori, 2016, pp. 368) che ci trasportano durante le campagne alleate della Seconda Guerra Mondiale. Il secondo non è male: si infila nelle pieghe della storiografia non ufficiale e ci trasporta dietro le file del Vallo Atlantico, tra i partigiani della Resistenza francese e le trame delle spie inglesi nelle fasi di preparazione dello sbarco in Normandia. Leggendolo sembra di tornare indietro nel tempo alle atmosfere di quei film che anni fa hanno contribuito a costruire l'iconografia della Seconda Guerra: penso a "Il giorno più lungo", a "Quella sporca dozzina", a "I cannoni di Navarone", "Dove osano le aquile". Cito film di una volta e non i più moderni "Salvate il soldato Ryan" o "Dunkirk" perché "Overlord" di Nordio ha proprio quei ritmi classici. Gli manca il piglio coraggioso dell'inquadratura spiazzante, ma non delude il lettore: i colpi di scena avvengono esattamente quando uno se li aspetta, la documentazione è solida e l'ambientazione è verosimile. È un onesto romanzo di intrattenimento e si legge con interesse.
È un libro molto bello questo di Grasso, che usa le parole con la stessa pazienza prudente con la quale ha curato e curerà la comunicazione del Quirinale: le parole hanno un peso, e quelle usate male ancor di più. Grasso sa usarle bene in queste pagine, mettendosi a servizio dei suoi personaggi con pudore e prudenza, nascosto dietro le loro storie senza mai emergere in primo piano con il protagonismo dei boriosi o dei dilettanti. Ci restituisce uno spaccato diverso da quello di molte pellicole sui campi di sterminio, più vicino a "Concorrenza sleale" di Scola che non a "Schindler's list" o simili.
La cronaca talora riporta d'attualità anche quei libri che pure non sono di recente pubblicazione: molto ciarpame scompare, i capolavori rimangono immortali, e tanta buona letteratura, come questi due romanzi, ridiventa contemporanea per una ricorrenza, o per una elezione.
Rubrica a cura di Stefano Motta