Olgiate M.: medaglia d’Onore al cittadino Guido Mauri deportato a Danzica nel 1943


Sono venti le Medaglie d'Onore che lo Stato italiano ha concesso per il 2022 - ai sensi della legge n.296/2006 - ai cittadini della provincia di Lecco, militari e civili, che durante la Seconda Guerra Mondiale sono stati deportati e internati nei lager nazisti, costretti a vivere uno dei momenti più bui della storia dell'umanità. Tra queste medaglie, una andrà alla famiglia di Guido Mauri, cittadino olgiatese deportato a Danzica dall'8 settembre 1943 al primo aprile del 1945. A farne richiesta nel marzo del 2021 è stata la figlia di Guido, Giuliana Mauri, che nel tempo ha conservato con cura tutti i documenti e i reperti inerenti a quegli anni di vita del suo papà.

Guido Mauri nacque il 14 giugno 1922 nella frazione Porchera dell'allora comune di Mondonico (attuale frazione di Olgiate Molgora), che fino al 1928 fu un comune a sé stante, in provincia di Como. Lavorò come autotrasportatore fino al settembre del 1941, quando venne chiamato alle armi e inserito nel 1° reggimento Pontieri di Legnago, Verona. "Nel mese di giugno del 1942 sono stato trasferito in Grecia nel 19° battaglione Pontieri" scriverà Guido Mauri stesso all'età del pensionamento in un documento indirizzato al ‘German Forced Labour Compensation Programme', verso la fine degli anni Ottanta.

 

"Nel settembre del 1943 termina l'alleanza tra Italia e Germania e ci viene annunciato il rimpatrio. Purtroppo le intenzioni erano assai diverse e veniamo caricati su dei vagoni quasi completamente chiusi, destinazione Danzica". Il viaggiò durò due settimane e una volta giunte in un primo campo di concentramento in Polonia, le 60mila persone a bordo del treno vennero fatte aspettare per altri quindici giorni in attesa del collocamento. "Ci vengono fatte due proposte: o restare con loro (i tedeschi), oppure andare ai lavori forzati. Io scelgo questa ultima proposta". Guido Mauri disse di saper svolgere il lavoro di fabbro, soprattutto per poter stare al caldo, date le rigide temperature dell'inverno polacco. "Io e altri compagni veniamo quindi destinati al lager di Cholm, Danzica. Questo lager conteneva duecento persone, stanziate in venti baracche fatiscenti".

 

Ogni mattina alle 5:00 Guido e i suoi compagni venivano svegliati e dopo aver bevuto un tè, che doveva bastargli per tutto il giorno, venivano condotti a piedi al cantiere navale di Danzica, camminando per sei chilometri in mezzo alla neve con i piedi coperti solo da zoccoli di legno, poiché i loro scarponi erano stati sequestrati dai tedeschi prima dell'arrivo in Polonia.

"Nel cantiere ero addetto alla riparazione di navi e di sommergibili; era quindi un lavoro molto duro e faticoso svolto sempre sotto la stretta sorveglianza delle guardie. Lavoravamo in condizioni paragonabili alla schiavitù, dato che non si poteva assolutamente andare all'esterno del cantiere, se non per la riparazione dei sommergibili, e non ci veniva dato nulla da mangiare".

E proprio per questo motivo, per sopravvivere, Guido era costretto a rovistare tra gli avanzi dei pasti delle guardie, con il rischio di essere scoperto e venire picchiato selvaggiamente. Alla sera gli veniva consegnato un filone di pane da dividere con altri quattro deportati, insieme a un panetto di margarina e di marmellata. "Spesso succedeva anche di essere picchiati duramente dalle guardie per i motivi più banali, come ad esempio quello di non tenere il passo durante le marce. Nell'aprile del 1945 Danzica viene occupata dai russi e io e gli altri compagni superstiti possiamo finalmente fare ritorno in patria".

 

Una volta fatto ritorno a casa, il 29 dicembre del 1952 Guido sposò Giuseppina, nata anche lei nel 1922, e con cui già si conosceva prima della guerra. Guido tornò al suo lavoro di autotrasportatore, mettendosi in proprio, e con Giuseppina ebbe tre figli: Giuliana, Renato e Marilisa. Una volta andato in pensione Guido si è dedicato alla casa, alla famiglia e ai sei nipoti, fino al 25 maggio del 2003, quando all'età di ottant'anni è spirato.

"Con noi non ha mai avuto problemi a ricordare quello che ha vissuto, - spiega la figlia Giuliana. - Ci parlava di quello che ha visto e di quello che lui e i suoi compagni hanno dovuto subire".

Con una lettera arrivata pochi giorni fa, il Prefetto di Lecco Castrese De Rosa ha informato Giuliana che la sua richiesta è stata accolta e che nei prossimi giorni lui stesso le consegnerà la Medaglia d'Onore per il suo papà. "È una cosa che mi fa molto piacere, - commenta Giuliana - l'unico rammarico è non averla potuta ottenere quando il mio papà era ancora in vita".

Guido Mauri era inoltre cugino di primo grado di Andrea Mauri, olgiatese classe 1915 chiamato alle armi nel 1940, e anche lui mandato a combattere in Grecia. Come Guido, anche Andrea finì in un campo di concentramento, ma con l'aiuto di un ufficiale tedesco riuscì a sopravvivere. Andrea si è spento nel 2015, poco prima di compiere cento anni.

Edoardo Mazzilli
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