Lomagna: la storica Francesca Sanna fa riflettere sul senso di ricordare la Shoah
L'intervento della storica ha aiutato a comprendere il senso della Giornata della Memoria, istituita in Italia nel 2000, dopo un lungo e travagliato iter parlamentare cominciato nel 1993, e riconosciuta dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2005. "Nel testo della risoluzione delle Nazioni Unite si legge che lo scopo di questa giornata è di ricordare l'olocausto che ha portato all'uccisione di un terzo del popolo ebraico, insieme ad innumerevoli altri membri di minoranze - ha detto Sanna - La risoluzione dell'ONU dice che questa giornata sarà per sempre ‘un monito per tutti i popoli sui pericoli dell'odio, del bigottismo, del razzismo e del pregiudizio'". Ha quindi aggiunto la ricercatrice su questo aspetto: "Oggi ha senso celebrare la Giornata della memoria per capire che l'identità non è monolitica. Nel nostro quotidiano dobbiamo cercare di combattere quello che dice la risoluzione dell'Onu: i pericoli dell'odio, del bigottismo, del razzismo e del pregiudizio che alla fine dei conti nascono dalla dimenticanza ma anche dal rifiuto di capire la complessità che caratterizza la nostra società e la nostra Storia".
Sono state ripercorse le tappe principali che hanno condotto ad eseguire la "soluzione finale", lo sterminio sistematico degli ebrei, delle minoranze e degli oppositori. Fatti efferati emersi durante il processo di Norimberga, ma che sono diventati realmente di dominio pubblico a seguito di alcuni documentari inglesi usciti negli anni Settanta, aiutando a far crescere una presa di coscienza.
Verità messe troppo spesso in discussione da un lato per ignoranza ma anche perché appare assurdo che uno sterminio così scientificamente programmato possa essere accaduto. "Lo sterminio accaduto è disumano, ma allo stesso tempo è stato operato da esseri umani. Questa contraddizione è talmente forte che nella maggior parte dei casi la rifiutiamo come fosse impossibile da credere, eppure è successo" ha osservato Francesca Sanna. Camere a gas in sostituzione delle fucilazioni di massa perché i soldati chiamati ad eseguirle nella Polonia orientale non reggevano psicologicamente l'atrocità di quei comandi.
Il processo di storicizzazione consente di stratificare le risposte alla domanda di fondo: come è stato possibile tutto ciò? Ha infatti sostenuto la ricercatrice lomagnese: "La difficoltà della Storia sta proprio a questo crocevia: rendere comprensibile oggi un fatto del passato che continua ad interrogarci e fare i conti con qualcosa che a volte non capiamo e che non capiremo forse mai veramente. La Storia ci prova a capirle". Le cause dell'antisemitismo vanno rintracciate nel corso degli eventi del passato: dal sorgere nell'Ottocento del concetto di Stato-Nazione, con la forzatura di un'identità del popolo che non ammetteva l'estraneo considerato una minaccia, al sentimento di "Revanche" rispetto alle condizioni imposte alla Germania in seguito alla sconfitta della Prima Guerra Mondiale.
C'è tuttavia anche una matrice sub-culturale, che viene da ancora più lontano. "La soluzione finale affonda le sue radici in un fenomeno di antisemitismo storico e in una costruzione culturale della società cristiana europea che risale probabilmente fino all'epoca medievale" ha chiarito la storica, che ha aggiunto: "I pogrom contro gli ebrei sono stati frequenti nella storia europea, ma non hanno mai raggiunto né l'ampiezza né la violenza né il carattere totalizzante del progetto di sterminio nazista". Si aggiunga poi lo sviluppo nell'Ottocento di teorie pseudo-scientifiche che sostenevano il concetto di razza, alla base delle idee di superiorità del popolo tedesco e del progetto di arianizzazione.
La storica si è poi concentrata sulla situazione italiana. "L'antisemitismo fascista è stato un miscuglio fra i vecchi stereotipi, alcuni riveduti e corretti dall'antigiudaismo cristiano classico, cioè l'ebreo usuraio che opprime i cristiani e che ha ucciso Gesù - ha precisato Sanna - e le nuove forme di propaganda che presentano le democrazie occidentali contro cui il fascismo si scaglia come delle plutocrazie, governate dal potere economico, da complotti massonici in cui gli ebrei sarebbero le eminenze grigie grazie ai loro capitali finanziari ottenuti dall'usura". Le Leggi razziali del 1938 sono state l'evoluzione di questi aspetti e di altre circostanze storiche della politica fascista, come l'isolazionismo, oltre all'asse con Hitler. Idee razziste, ha puntualizzato la ricercatrice, erano emerse già in epoca coloniale in Libia e rispuntate nel ventennio con l'invasione nel corno d'Africa.
"Il problema di come in Italia si viva spesso in disagio la questione della memoria nasce dal fatto che l'autonomia decisionale del regime fascista nella promulgazione di una politica razzista e genocidaria è stato in gran parte oscurato dalla memoria collettiva per la mancanza di un vero percorso di critica e storicizzazione, una sorta di processo al fascismo" ha riflettuto Sanna. L'appello dunque a riscoprire quella fase storica, analizzarla e comprenderla. "Non siamo responsabili della marcia su Roma nel 1922 o delle Leggi razziali del '38 - ha concluso la relatrice - Ma siamo responsabili di come questi fatti vengono trattati oggi, spesso accantonati in qualche angolo buio della Storia. Anche questo tentativo di disfarsi della Storia è parte della banalità del male".