Osnago: a lezione col professor Pisani tra vizi e virtù nella simbologia dell'arte
La serata si è aperta con un excursus artistico passando in rassegna alcune opere del calibro di Raffaello, Canova, Botticelli fino ad arrivare al tema chiave, ossia l'analisi dello schema del ciclo di vizi e virtù all'interno della Cappella degli Scrovegni, a Padova, affrescato da Giotto, secondo l'interpretazione Agostiniana a cui si è riferito Pisani.
La cappella degli Scrovegni
Il ciclo giottesco
In sostanza il filologo e professore di storia dell'arte si è reso conto - chiedendosi "cosa rappresenta l'opera" al posto di "chi rappresenta" - che vi fossero delle inesattezze nella sua interpretazione e che il significato di alcuni simboli era stato travisato. "Quando ci troviamo di fronte a un'opera d'arte e c'è un elemento, un particolare, che non ci convince, non dobbiamo arrenderci e neppure essere fedeli interpreti di quanto finora è stato avanzato. Dio si nasconde nei dettagli e vedremo come saranno essenziali per cambiare interpretazione e valore dell'opera" questa la premessa di Pisani prima di accompagnare gli spettatori nella minuziosa analisi del ciclo giottesco.
I monocromi delle Virtù e dei Vizi - finora interpretati come "generico percorso devozionale" ossia, i vizi portano all'Inferno, invece le virtù al Paradiso - sono stati i protagonisti dell'analisi. La prima osservazione fatta da Pisani è che i sette vizi non sono quelli capitali (superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, gola, lussuria) ma stoltizia, incostanza, ira, ingiustizia, infedeltà, invidia e disperazione. Dunque soltanto due coincidono con quelli capitali. L'altra incorrettezza, ha spiegato, riguarda le sette virtù, le quattro cardinali e le tre teologali che non rispettano l'ordine tradizionale ma si presentano invece in questa successione: prudenza, fortezza, temperanza, giustizia, fede, carità e speranza. La terza osservazione fa concludere che i vizi e le virtù sono tra loro in perfetta contrapposizione.
A questo punto dovrebbe venire spontaneo chiedersi come mai vi sia questo cambio di ordine, e soprattutto cosa rappresenta. La risposta la si può avere attraverso l'analisi delle fonti. Come ha infatti chiarito il professor Pisani, l'ordine in cui appaiono le sette virtù non è quello di san Tommaso, al contrario si tratta di quello fornito dall'opera di sant'Agostino, Il libero arbitrio. Più in generale tutto lo schema e le considerazioni sui significati, contenuti all'interno della cappella degli Scrovegni, si possono ritrovare nelle parole di sant'Agostino, ha detto.
Questo fatto non risulta poi così sorprendente se si pensa alla realtà padovana dell'epoca: il palazzo di Enrico Scrovegni, e la cappella, si trovavano proprio nelle strette vicinanze della chiesa e del convento degli Eremitani, che è un ordine monastico agostiniano. Inoltre un altro elemento che avrebbe dovuto far pensare subito a sant'Agostino è il fatto che sia il solo a considerare l'incostanza come un vizio. Due concetti chiave ad essere analizzati nel corso della serata sono stati quindi "la terapia dei contrari" e la centralità della Giustizia.
Sul primo punto, Pisani ha commentato che, "Dio ha creato i vizi e le virtù utilizzando questa teoria come medico terapeuta", significa che, "se ad essere malata è l'anima, e la medicina è la filosofia, il filosofo può ricorrere all'applicazione di rimedi simili o contrari. La cura dei vizi, seguendo la terapia dei contrari, è data dall'applicazione della virtù opposta". Fino a giungere al centro esatto del ciclo, la giustizia terrena. In conclusione, "Alla centralità della giustizia terrena fa da contraltare la centralità della giustizia divina e del Cristo giudicante...è il cuore pulsante della duplice terapia di salvezza dell'uomo, la terapia terrena e la terapia divina, le virtù cardinali e le virtù teologali, la vittoria del bene sul male e sui vizi, la felicità in terra e la felicità in cielo".
L'incontro si è chiuso con l'augurio di poter ripetere una lezione in compagnia del professor Pisani in presenza.