Lomagna: sull’intervento per eliminare le barriere nell’ex edificio municipale

La stampa locale riporta questa settimana la notizia che la biblioteca di Lomagna verrà resa "inclusiva", e si tratta di una cosa buona.

Inclusione, accoglienza, resilienza, rispetto per il pianeta sono gli slogan del momento. Sono cose giuste in sé, il difficile se mai è saperle convertire in azioni realmente efficaci: purtroppo molto spesso rimangono invece solo slogan utili per attirare il consenso.

Nel nostro caso ben venga che l'Amministrazione Comunale renda più "inclusiva" la biblioteca, anche se basterebbe dire che si fa il possibile per renderla accessibile a tutti. Il problema nella fattispecie è il come.

Senza voler entrare nel merito tecnico di quello che - speriamo di no - sembrerebbe un progetto già definito, ci sono alcune considerazioni a mio avviso decisive che emergono utilizzando il semplice buon senso.

Tutti sappiamo che la biblioteca è al secondo piano dell'ex palazzo comunale di via Roma; ebbene,

prima di tutto mi permetto di dire che un progetto invasivo su un edificio così importante non si dovrebbe affidare ad un ingegnere. Per carità, nessuna valutazione di merito sul tecnico incaricato. Un antico adagio recita "ufelee fa ‘ltò mestee". Sono ingegnere anch'io e proprio per questo so che né la sensibilità architettonico-urbanistica né la storia dell'arte sono oggetto della formazione degli ingegneri. Poi ci può essere, per l'amor di Dio, il talento personale; ma non mi sembra emergere in questo caso.

Lomagna è quasi priva di cose di pregio del passato, se si esclude il complesso della villa D'Adda Busca. Purtroppo un intervento concepito con le soluzioni adottate nel progetto altererebbe la fisionomia di un edificio, uno dei non molti che ci restano, a cui moltissimi lomagnesi associano ancora la funzione iconica del Municipio e della Scuola Elementare. E non uso a caso le maiuscole per questi sostantivi: tutti sappiamo infatti che dopo l'unità d'Italia proclamata nel 1861 queste due realtà, Scuola e Municipio sono state materializzate in edifici dalla fisionomia tipica in tutti i Comuni d'Italia, specie nei piccoli.

Non si tratta di sentimentalismo. Come molti sanno non sono nativo di Lomagna, i miei ricordi giovanili sono ad Imbersago, tuttavia quando fu necessario spostare gli uffici comunali in un edificio giudicato più funzionale la cosa non passò a cuor leggero neppure per me, perchè mi rendevo conto che il mio paese di adozione stava perdendo un carattere identitario fondamentale.

Tornando al caso che qui stiamo trattando le rampe di accesso, che devono avere una pendenza stabilita, e quindi devono per forza essere nel caso specifico disegnate con un tornante, stravolgerebbero l'aspetto di tutto il complesso. Sarebbe probabile, quasi certo, l'abbattimento dei tigli secolari in faccia all'edificio che ne caratterizzano fortemente l'impatto visivo. Non solo, l'attacco ovvero la partenza delle rampe sembrerebbe intaccare pesantemente (in barba alle norme in materia) il piano di flusso della pista ciclabile che lambisce il cancello, con problemi facilmente immaginabili per gli utenti, costretti a scartare sulla pista riservata alle auto o abbordare il saliscendi.

E i vantaggi di questo approccio al superamento delle barriere architettoniche? Probabilmente l'unico sarebbe, con l'eliminazione dei tigli, quello di non doverne più raccogliere le foglie in autunno: ma fare la felicità dell'operatore ecologico non credo che basti per cancellare dalle memorie di molti Lomagnesi l'immagine del luogo dove hanno frequentato le elementari, o sono entrati per tutte le ragioni liete e meno liete che portano un cittadino negli uffici del proprio Comune.

Allora in nome "dell'Amarcord" rinunciamo a rendere la biblioteca più accessibile?

Assolutamente no, credo fortemente che la soluzione esista ed è l'uovo di Colombo. È sufficiente pensare di realizzare l'accesso agevolato dal retro dell'edificio, in quello che era il suo cortile e che ora è occupato da un brandello (non bello per la verità) della viabilità del centro e da alcuni parcheggi.

Qui la differenza di quota tra il piano di campagna e l'androne di accesso all'edificio è minore rispetto a quella del fronte come si vede ad occhio. Credo che ci siano, riorganizzando e curando meglio l'arredo urbano, lo spazio e la possibilità di creare un accesso funzionale ed assolutamente decoroso rispettando le norme. Credo addirittura che si riqualificherebbe un angolo non bellissimo del centro. Sarebbe un intervento non lesivo dell'ex palazzo comunate e per nulla affatto discriminante per gli utenti. Sono convinto che costerebbe anche meno, aspetto non secondario da considerare: anche se si tratta di fondi elargiti dallo Stato non sono i soldi di Pantalone.

Ing. Gianfranco Castelli
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