Merate: il 1° Piano di Governo del Territorio compie 10 anni. Intervista a tutto campo a Andrea Valli, l’assessore dell’epoca

Esattamente dieci anni fa Merate varava il suo primo Piano di Governo del territorio. Uno strumento nuovo che è andato a sostituire il Piano regolatore Generale e, prima ancora il Piano di Fabbricazione. Merate si era dotata di un Prg nel 1983 dopo tre anni di studi, dibattiti e valutazioni. Il Prg consolida i diritti - che diventano quindi acquisiti da parte del privato - il Pgt in determinati casi può riconvertire destinazioni urbanistiche, limitando quindi il fenomeno del diritto acquisto magari vent'anni fa quando la sensibilità ambientale e l'organizzazione del territorio erano ben diversi rispetto a oggi. L'artefice politico - ma anche tecnico essendo laureato in Legge (avvocato) e in Architettura, diciamo pure un caso davvero raro - è stato Andrea Valli che ha preferito seguire altre strade rispetto a quella percorsa con grande stima e apprezzamento generale dal papà Fernando ex primario di Pediatria del San Leopoldo Mandic. La consigliatura è stata la prima dell'era leghista, con Andrea Robbiani sindaco e Massimo Panzeri - attuale primo cittadino - assessore ai lavori pubblici. E Valli, appunto, con delega all'urbanistica e territorio. Con Andrea valli abbiamo ripercorso le tappe e sezionato la filosofia del PGT.
 

 


Avvocato o architetto Valli?
 
Da anni ormai mi dedico all'urbanistica e a questioni giuridiche attinenti all'edilizia e collaboro con alcuni Studi Tecnici di Merate e Milano. 
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Va bene, ci parli del PGT di Merate che compie 10 anni proprio in questi giorni.
 
Il PGT fu approvato nel gennaio 2012; si trattava di uno strumento urbanistico nuovo, introdotto dalla Legge della Regione Lombardia n.12/2005 con l'auspicio che i Comuni potessero governare in modo più incisivo le trasformazioni urbanistiche e non si limitassero (quasi solo) a far cassa con gli oneri di urbanizzazione.
 


A cosa si riferisce con questa affermazione?
 
Mi riferisco all'idea che molti amministratori del passato avevano dell'urbanistica, improntata sui dati numerici, sulla crescita o meno della popolazione da insediare o, nei casi peggiori, su come rimpinguare le casse comunali attraverso gli oneri - appunto.


 
E cosa c'è di diverso nel PGT del 2012?
 
Il PGT della consigliatura Robbiani si fondava (e si fonda tutt'ora) su due importanti scelte di politica urbanistica: 1) la minimizzazione del consumo di suolo agricolo; 2) la riqualificazione urbana, che passa attraverso la dismissione delle attività produttive non correttamente localizzate, oltre che attraverso l'incentivo al recupero del patrimonio edilizio esistente. Faccio notare con una certa soddisfazione che questi due principi sono gli stessi principi fatti propri, successivamente, dalla legge lombarda sul consumo di suolo (Legge n.31/2014) e dalla legge sul recupero del patrimonio edilizio esistente (Legge n.18/2019). D'altronde è evidente che se si vuole limitare il consumo di suolo agricolo si deve incentivare il recupero dei tessuti urbani già edificati!


 
Tutto molto interessante ma non può negare che in questi anni di cantieri a Merate se ne sono visti tanti.

 
Meno male! Se considera la crisi gravissima che ha colpito il comparto edilizio proprio nel periodo di gestazione del PGT... Comunque, se si va a vedere in dettaglio, tanto gli Ambiti di Trasformazione (ATR) quanto gli Ambiti di Completamento (AC) o erano già presenti nel vecchio Piano Regolatore e furono quindi confermati (ad esempio il polo produttivo lungo la via Bergamo e il complesso residenziale di via IV Novembre a Brugarolo), oppure interessavano edifici produttivi dismessi inseriti nel tessuto residenziale (es. l'area ex Diana, l'area ex Galbusera) che aveva senso trasformare in qualcosa di più coerente con il contesto. A chi critica queste trasformazioni dico sempre due cose: innanzitutto si tratta di ambiti territoriali che erano già abbondantemente edificati e poi che, trattandosi di siti produttivi, avrebbero potuto tranquillamente insediarvisi nuove realtà industriali. E non so quanti avrebbero gradito, ad esempio al posto della Diana, qualche nuovo capannone!


L'intervento tra via De Amicis e via Cazzaniga

 
Negli ultimi mesi però le assicuro che molti lettori hanno scritto al giornale criticando l'intervento edilizio così massivo in corso di completamento in via Cazzaniga - ex proprietà Bonanomi, giusto per fare un esempio di attualità.
 
E' una zona della città dove c'è un indice edificatorio alto. Non a caso ci sono diversi palazzoni costruiti già da decenni. Inoltre faccio notare che in quel lotto di terreno era già presente una villa; l'operatore evidentemente ha sfruttato fino in fondo le potenzialità edificatorie del terreno che ha acquistato e che i precedenti proprietari avevano adibito a giardino.


 
Cerchi di essere più chiaro: da una casa che c'era prima ora ce ne sono tre

 
Dipende dal fatto che il giardino della vecchia villa Bonanomi era particolarmente esteso e poiché la capacità edificatoria di un lotto è parametrata sulle sue dimensioni, va da sé che ci fosse della volumetria ancora disponibile. Tale regola vale oggi come valeva 15-20 anni fa, ai tempi del vecchio Piano Regolatore. I tessuti residenziali sono rimasti gli stessi, il PGT non ha tolto nulla a nessuno. Anzi si è cercato di rendere le regole più eque possibile.


 
Per evitare ricorsi al TAR da parte dei cittadini?

 
Più che altro perché non ha senso ridurre la capacità edificatoria dei lotti interni al tessuto urbano e già edificati, se si vuole veramente promuovere il recupero di edifici vecchi e non più performanti. Chi fa impresa deve fare i suoi conti: acquistare una vecchia villa, ristrutturarla con tutti gli accorgimenti tecnologici, energetici e di adeguamento normativo che l'operazione comporta, risulta antieconomico se non c'è la possibilità di sfruttare adeguatamente la volumetria del lotto.


L'ex salumificio Nava

 
Liberiamo le energie dunque. Ma anche a sud del cimitero, a ridosso di via Manara sembra che sia in cantiere una lottizzazione importante
 

Il salumificio Nava, da anni dismesso, in fase di analisi del territorio cittadino apparve subito come un corpo estraneo rispetto al tessuto residenziale circostante. Fu così che l'assessorato prese contatto con la proprietà per comprendere quali fossero le intenzioni. La signora Nava disse di non volersi occupare di tali questioni e comunicò con una lettera al Comune che avrebbe preferito che tutto rimanesse com'era.


 
Sì ma come mai oggi è in previsione una così corposa lottizzazione?

 
Ebbene la risposta è semplice e vale quanto detto riguardo alla villa Bonanomi: la proprietà della signora Nava non comprendeva solo il capannone industriale ma anche un ampio lotto di terreno edificabile. E tale lotto era già edificabile nel vecchio PRG Perego-Albani. Insomma: sono terreni edificabili oggigiorno come lo erano 20 anni fa; evidentemente quando il salumificio era in funzione nessuno pensava a costruire lì attorno.


 
Nessun rimpianto dunque?
 
Si sarebbe potuto governare questa trasformazione indipendentemente dalla collaborazione con la signora proprietaria dei terreni. In altre parole, si sarebbe dovuto perseguire l'idea iniziale - poi abbandonata - di predisporre una scheda che dettasse le regole per le nuove edificazioni e, soprattutto, che oltre agli oneri di urbanizzazione prevedesse uno standard di qualità adeguato. Questo avrebbe potuto fare la giunta Robbiani, in sede di stesura del PGT, come pure avrebbe potuto fare la giunta Massironi, quando decise di rivedere l'impalcato normativo del Piano delle Regole - che è la parte del PGT che riguarda nello specifico le costruzioni dei privati.


 
Per ottenere il famoso standard di qualità che spesso abbiamo sentito menzionare

 
Esatto. Come dicevo le principali trasformazioni in programma riguardavano attività produttive non più funzionanti ma che erano localizzate da decenni nel tessuto residenziale. Ogni ambito fu corredato di schede che contenevano indicazioni puntuali riguardanti la localizzazione dei nuovi edifici e, non ultime, le opere che avrebbero dovuto essere realizzate a beneficio della città (parcheggi aggiuntivi; marciapiedi; aree gioco...). Soprattutto posso assicurare che a vantaggio del Comune furono previste ampie zone a verde in cessione.


 
Sì ma qualcuno della sua stessa maggioranza diceva che era tutta erba da tagliare

 
Mi sembra che l'assessore Robbiani non stia considerando questi ambiti a verde come un problema bensì come un'opportunità. Ad esempio mi risulta stia promuovendo con decisione la riqualificazione del parco delle piramidi grazie anche ai 7.000 mq di terreno che la trasformazione del sito produttivo ha portato in dote al Comune.



L'ex Sindaco Robbiani è quindi il migliore interprete del PGT?

La volontà di promuovere e qualificare gli ambiti a verde, gli spazi aperti che si traducono in percorsi di collegamento tra diversi ambiti della Città è scritta nel Piano dei Servizi del PGT e la giunta Panzeri mi sembra la stia traducendo in azioni concrete. Ad esempio la recente riqualificazione del parco Confalonieri, come anche il collegamento pedonale tra via Pascoli e Viale Cornaggia sono strumentali a rendere il tessuto urbano di Merate più coeso e vivibile.



E cosa non le piace di Merate?

Non mi piacciono le occasioni perdute. L'area Cazzaniga - ad esempio. Non entro nel merito delle scelte estetiche, ma da un punto di vista urbanistico la considero l'irrimediabile perdita di uno spazio libero posto in posizione strategica, a ridosso del centro storico, che avrebbe dovuto essere progettato con attenzione... e con maggior rispetto.
Claudio Brambilla
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