L'assurda morte di Lorenzo Parelli
Gentile Direttore di Merateonline,
La morte di un diciottenne, Lorenzo Parelli, venerdì 21 ultimo scorso, prima vittima dell'alternanza scuola-lavoro ha acceso i fari della stampa nazionale sulle reali condizioni in cui i ragazzi affrontano i "Percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento" (PCTO) nelle nostre scuole (210 ore, almeno, nel triennio degli istituti professionali). Ma quanto è accaduto allo studente di Udine non è un caso isolato: il 16 giugno scorso a Rovato uno studente sedicenne è precipitato da un cestello elevatore di cinque metri ed è stato portato in ospedale in condizioni critiche. Il 4 febbraio 2020 alla Emmeti Mondino Trattori di Genola (Cuneo) un diciassettenne è finito in terapia intensiva dopo essere stato travolto da una cancellata in ferro. La mattina del 13 giugno 2018 un coetaneo si è amputato una falange lavorando presso un'officina meccanica a Montemurlo, vicino Prato.
Il 7 ottobre 2017 a La Spezia si è sfiorata la tragedia quando uno studente è rimasto schiacciato dal muletto che stava guidando (senza patente): si è «solo» rotto la tibia. Il 21 dicembre 2017 nello stabilimento Sueco di Faenza, provincia di Ravenna, il braccio meccanico di una gru ha ceduto: un operaio di 45 anni è morto, un diciottenne si è fratturato le gambe e ha riportato lesioni. Tutti questi ragazzi stavano svolgendo dei programmi di alternanza scuola-lavoro (fonte, "Il Manifesto" di domenica 23 gennaio 2022.) Introdotta dalla ministra dell'Istruzione Letizia Moratti negli istituti tecnici e professionali (2003/2005), dapprima in forma facoltativa poi obbligatoria, l'alternanza scuola-lavoro è entrata a far parte della "Buona scuola" renziana che l'ha estesa anche ai licei, diventando indispensabile per tutti gli studenti degli ultimi tre anni delle superiori. Nel 2018 è stata riformulata in PCTO. La procura di Udine ha aperto un fascicolo per omicidio colposo nei confronti del datore di lavoro aveva in carico lo studente. L'ineffabile ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi (area PD) ha affermato "Incidenti come questi sono inaccettabili, come inaccettabile è ogni morte sul lavoro. Il tirocinio deve essere un'esperienza di vita". Per contro l'Unione degli Studenti ribatte, "Da anni segnaliamo al ministero una situazione di sicurezza, ma non siamo mai stati ascoltati seriamente". In realtà, da tempo, e con maggior vigore dalla "Buona scuola " di Renzi , imperversa negli istituti una pratica spacciata come "modalità didattica innovativa", che ha occupato e colonizzato una parte consistente del tempo scuola a detrimento di altri insegnamenti fondamentali per lo sviluppo armonico della personalità dello studente. La "Buona scuola" e il suo corollario, l'alternanza scuola - lavoro, riducono la formazione ad addestramento alla precarietà e adattamento alle logiche del mercato (crediti da maturare in cambio di prestazioni), promuovono una scuola che non riduce le diseguaglianze, che non si cura di abbattere e modificare le differenti condizioni di partenza degli alunni, una scuola che non esercita la sua funzione di critica della società ma accetta supinamente che il lavoro sia solo tecnica e produzione, di conseguenza l'incidente, non solo non è eliminabile ma appartiene all'ordine delle cose. Un modello di scuola asservito alla filiera produttiva, con tutte le funeste ripercussioni sulla formazione degli alunni che sono già sotto i nostri occhi. Le espressioni di cordoglio rivolte alla famiglia della giovane vittima, provenienti da ogni parte politica puzzano di falsità ed ipocrisia, specialmente quelle pronunciate dagli spocchiosi renziani e Cosa aspettarsi da un ministro che solo la scorsa estate parlava di rientro a scuola in sicurezza (bugia, nulla ha fatto perché ciò si verificasse), prometteva la riduzione del numero di allievi per classe e di distanziamento ‘ove sia possibile' (menzogne con facezie), discettava di investimenti e centralità della scuola (quale centralità?) e ancora oggi diffonde percentuali al ribasso del numero di alunni e classi in DAD. Questa scuola si sta allontanando anni luce dalla scuola della Costituzione, punto fermo da cui partire per ogni progetto di riforma didattico educativa dei cicli dell'istruzione. Ancora per poco e le luci della stampa si spegneranno sulla tragica vicenda del giovane di Udine, della sua atroce fine resterà solo una emblematica scia di sangue lasciata da altri quattro morti, che si aggiungeranno al 1116 morti per incidenti sul lavoro dell'anno 2021. La cancellazione dell'alternanza scuola - lavoro sarebbe cosa buona e giusta, la sua revisione una risposta, insufficiente, ma almeno una risposta di dignità, a fronte di una morte assurda.
La morte di un diciottenne, Lorenzo Parelli, venerdì 21 ultimo scorso, prima vittima dell'alternanza scuola-lavoro ha acceso i fari della stampa nazionale sulle reali condizioni in cui i ragazzi affrontano i "Percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento" (PCTO) nelle nostre scuole (210 ore, almeno, nel triennio degli istituti professionali). Ma quanto è accaduto allo studente di Udine non è un caso isolato: il 16 giugno scorso a Rovato uno studente sedicenne è precipitato da un cestello elevatore di cinque metri ed è stato portato in ospedale in condizioni critiche. Il 4 febbraio 2020 alla Emmeti Mondino Trattori di Genola (Cuneo) un diciassettenne è finito in terapia intensiva dopo essere stato travolto da una cancellata in ferro. La mattina del 13 giugno 2018 un coetaneo si è amputato una falange lavorando presso un'officina meccanica a Montemurlo, vicino Prato.
Il 7 ottobre 2017 a La Spezia si è sfiorata la tragedia quando uno studente è rimasto schiacciato dal muletto che stava guidando (senza patente): si è «solo» rotto la tibia. Il 21 dicembre 2017 nello stabilimento Sueco di Faenza, provincia di Ravenna, il braccio meccanico di una gru ha ceduto: un operaio di 45 anni è morto, un diciottenne si è fratturato le gambe e ha riportato lesioni. Tutti questi ragazzi stavano svolgendo dei programmi di alternanza scuola-lavoro (fonte, "Il Manifesto" di domenica 23 gennaio 2022.) Introdotta dalla ministra dell'Istruzione Letizia Moratti negli istituti tecnici e professionali (2003/2005), dapprima in forma facoltativa poi obbligatoria, l'alternanza scuola-lavoro è entrata a far parte della "Buona scuola" renziana che l'ha estesa anche ai licei, diventando indispensabile per tutti gli studenti degli ultimi tre anni delle superiori. Nel 2018 è stata riformulata in PCTO. La procura di Udine ha aperto un fascicolo per omicidio colposo nei confronti del datore di lavoro aveva in carico lo studente. L'ineffabile ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi (area PD) ha affermato "Incidenti come questi sono inaccettabili, come inaccettabile è ogni morte sul lavoro. Il tirocinio deve essere un'esperienza di vita". Per contro l'Unione degli Studenti ribatte, "Da anni segnaliamo al ministero una situazione di sicurezza, ma non siamo mai stati ascoltati seriamente". In realtà, da tempo, e con maggior vigore dalla "Buona scuola " di Renzi , imperversa negli istituti una pratica spacciata come "modalità didattica innovativa", che ha occupato e colonizzato una parte consistente del tempo scuola a detrimento di altri insegnamenti fondamentali per lo sviluppo armonico della personalità dello studente. La "Buona scuola" e il suo corollario, l'alternanza scuola - lavoro, riducono la formazione ad addestramento alla precarietà e adattamento alle logiche del mercato (crediti da maturare in cambio di prestazioni), promuovono una scuola che non riduce le diseguaglianze, che non si cura di abbattere e modificare le differenti condizioni di partenza degli alunni, una scuola che non esercita la sua funzione di critica della società ma accetta supinamente che il lavoro sia solo tecnica e produzione, di conseguenza l'incidente, non solo non è eliminabile ma appartiene all'ordine delle cose. Un modello di scuola asservito alla filiera produttiva, con tutte le funeste ripercussioni sulla formazione degli alunni che sono già sotto i nostri occhi. Le espressioni di cordoglio rivolte alla famiglia della giovane vittima, provenienti da ogni parte politica puzzano di falsità ed ipocrisia, specialmente quelle pronunciate dagli spocchiosi renziani e Cosa aspettarsi da un ministro che solo la scorsa estate parlava di rientro a scuola in sicurezza (bugia, nulla ha fatto perché ciò si verificasse), prometteva la riduzione del numero di allievi per classe e di distanziamento ‘ove sia possibile' (menzogne con facezie), discettava di investimenti e centralità della scuola (quale centralità?) e ancora oggi diffonde percentuali al ribasso del numero di alunni e classi in DAD. Questa scuola si sta allontanando anni luce dalla scuola della Costituzione, punto fermo da cui partire per ogni progetto di riforma didattico educativa dei cicli dell'istruzione. Ancora per poco e le luci della stampa si spegneranno sulla tragica vicenda del giovane di Udine, della sua atroce fine resterà solo una emblematica scia di sangue lasciata da altri quattro morti, che si aggiungeranno al 1116 morti per incidenti sul lavoro dell'anno 2021. La cancellazione dell'alternanza scuola - lavoro sarebbe cosa buona e giusta, la sua revisione una risposta, insufficiente, ma almeno una risposta di dignità, a fronte di una morte assurda.
A. Magni, insegnante, Olgiate Molgora