Uniti per Lomagna torna a battere sul tema del centro sportivo. Aleggia una spy story

Interviene con un comunicato il gruppo di minoranza “Uniti per Lomagna” sugli ultimi aggiornamenti inerenti al centro sportivo di via Carducci. Dunque, dopo la diffida al Comune presentata dalla Top Sporting Club, una delle due società concorrenti per la gestione delle strutture sportive. La richiesta, che risale al 24 dicembre scorso, è stata di revocare l’affidamento alla Sport City SSD. La missiva di Top Sporting Club è stata recepita dall’amministrazione come un’accusa pesante nei confronti dell’Ente locale “di avere posto in essere comportamenti illegittimi e inopportuni e tali da pregiudicare l'interesse pubblico e ledere il prestigio e l'autorevolezza dell’amministrazione comunale”.

Tuttavia nel comunicato Uniti per Lomagna rincara la dose e parla di presunte “scorciatoie” per risolvere con “soluzioni rabberciate” il problema di una convenzione “improponibile”, rimarcando che “non si possa derogare dalla legalità”. Toni molto forti, a cui viene aggiunta l’accusa all’amministrazione di aver proseguito nel solco delle proprie azioni con testardaggine.

In via indiretta il gruppo all’opposizione risponde anche a un nostro articolo in cui si sosteneva che la minoranza avesse mollato la presa in aula sul tema del centro sportivo alla luce di un approccio più accomodante nel precedente Consiglio comunale e per il fatto che l’azione legale che era stata minacciata in passato non avesse mai avuto compimento. La compagine guidata da Mauro Sala dichiara che il gruppo “ha dovuto cessare la sua azione davanti al fatto che il titolo per adire all’autorità giudiziaria spetta solo a chi ha subito un danno, cioè a chi, partecipando alla gara, pensa di aver perso un’opportunità a causa di presunte irregolarità”. Manifesta tuttavia il proposito di continuare a seguire la vicenda da vicino.

Vicenda che assume persino le tinte di una spy story. L’ultima parte del comunicato fa intendere infatti che ci sia stata una fuga di notizie dal gruppo di minoranza, che si dissocia “nel modo più fermo dall’operato di chi avrebbe utilizzato spunti e informazioni attinte in seno alla legittima attività di un gruppo politico di minoranza per perseguire fini ed interessi esclusivamente personali”. Parole troppo precise per non apparire indirizzate ad una figura specifica.

Sembra infatti che dietro alla diffida indirizzata al Comune dallo Studio Di Tolle & Associati ci possa essere l’avvocata Maria Chiara Marino, ex consigliera di minoranza e allo stato attuale ancora componente di “Uniti per Lomagna”. Dal sito internet dello studio “I.L.C. Law & Business Firm” compaiono tra i professionisti aderenti sia l’avv. Marco Di Tolle sia l’avv. Maria Chiara Marino. Una circostanza che non deve essere sfuggita al gruppo di Mauro Sala che o ne è venuto a conoscenza a posteriori o comunque in disaccordo. Il comunicato potrebbe segnare il punto di rottura tra Marino e “Uniti per Lomagna”, che apre un tema politico. Marino, dopo aver seduto in Consiglio comunale allo scorso mandato, all’ultimo giro si era candidata risultando la prima dei non eletti tra le fila dell’opposizione. È una dei sei componenti della Commissione Statuto e Regolamenti. Un suo eventuale allontanamento avrebbe perciò anche delle riverberazioni nell’amministrazione comunale, seppur la citata Commissione non sia tra gli organismi più attivi del Comune. Non va infine dimenticato che Marino rappresenta la “quota” di Forza Italia all’interno della lista “Uniti per Lomagna”. L’avvocato è infatti una militante nel partito di centro-destra e nel 2018 era stata scelta come componente del Direttivo del Coordinamento provinciale di Forza Italia.

IL COMUNICATO DEL GRUPPO UNITI PER LOMAGNA

In questi giorni è apparso sui giornali locali un articolo che tratta un nuovo capitolo relativo all’interminabile vicenda della riapertura del Centro Sportivo di Lomagna. Con dovizia di particolari si documenta che la società sportiva soccombente nell’ appalto della gestione ha presentato all’Amministrazione Comunale tramite uno studio legale, una formale diffida a continuare l’iter di riavvio dell’attività del Centro, alla luce di una serie di enunciate irregolarità contenute nel processo di gara.

Il gruppo di minoranza Uniti per Lomagna ha da sempre ravvisato – e denunciato in diverse interpellanze ed interrogazioni in Consiglio Comunale – gravi opacità nel procedimento adottato dall’Amministrazione Comunale che risultano sorprendentemente essere sostanzialmente le stesse contenute nell’articolo. Il fatto non è casuale perché la minoranza ha studiato doverosamente il caso assumendo le dovute informazioni, ma ha dovuto cessare la sua azione davanti al fatto che il titolo per adire all’autorità giudiziaria spetta solo a chi ha subito un danno, cioè a chi, partecipando alla gara, pensa di aver perso un’opportunità a causa di presunte irregolarità.

Uniti per Lomagna vuole porre in evidenza di non avere sottovalutato il fatto che la sua azione, nel caso fosse stata possibile, avrebbe potuto impedire la riapertura del Centro Sportivo.
Il gruppo di minoranza continua a ritenere che non si possa derogare dalla legalità per risolvere un problema che è soltanto male impostato, anche se le “scorciatoie” adottate dall’Amministrazione Comunale  durante la gara avevano lo scopo principale di adattare una bozza di convenzione palesemente improponibile ad un possibile aggiudicatario; anche se  la minoranza è ben cosciente che il Centro è destinato alla fruizione del pubblico il quale ha tutto il diritto di godere delle possibilità che può offrire.

La minoranza di Lomagna, nella sua difficile posizione di apparire nelle vesti di chi, pur di dare addosso all’amministrazione non bada all’interesse della comunità,  è rafforzata nel suo agire dalla consapevolezza che purtroppo le soluzioni rabberciate, adottate per chiudere per non perdere la faccia o a causa della propria testardaggine e mancanza di flessibilità non sono durevoli, come dimostra il recente passato proprio nel caso del Centro Sportivo.

Ciò premesso, Uniti per Lomagna pur riconoscendo all’azione legale intentata contro il Comune una giusta causa, e manifestando anche il proposito di seguire la vicenda da vicino come merita, tuttavia si dissocia nel modo più fermo dall’operato di chi avrebbe utilizzato spunti e informazioni attinte in seno alla legittima attività di un gruppo politico di minoranza per perseguire fini ed interessi esclusivamente personali.
M.P.
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