LIBRI CHE RIMARRANNO/40: ''I segreti di Omero nel Baltico. Nuove storie della preistoria'' di Felice Vinci
Era il 1993 quando usciva per Solfanelli, una piccola casa editrice di Chieti, un libro dal titolo pretenziosissimo, "Homericus Nuncius", che come il "Sidereus Nuncius" galileiano prometteva una gran rivoluzione.
L'autore, Felice Vinci, è un ingegnere che si è occupato, tra le altre cose, della centrale nucleare di Caorso. E dell'ingegnere ha la prosa e l'approccio, analitico, dilemmatico, puntiglioso.
L'annuncio di scoperte omeriche inedite viene rilanciato nel 2008 da Palombi Editore con il libro che negli ultimi anni ha forse diviso di più i classicisti: si intitola "Omero nel Baltico" e propone di ricollocare l'intera geografia dell'Iliade e dell'Odissea, trasportandola dall'Egeo al Baltico. Ri-trasportandola, a ben vedere, secondo la teoria di Vinci che vede gli antenati dei biondi Achei scendere dal sud della Scandinavia e installarsi sul Mediterraneo, portando con sé miti e leggende che si svolgevano nei fiordi del Nord e che adesso ricollocano topograficamente nelle insenature ioniche.
Posso andare avanti a lungo con queste domande. Prese singolarmente offrono il destro a una certa impressione di sensazionalismo, come le trasmissioni furbe di Roberto Giacobbo, sempre pronto a trovare misteri misteriosi. È il metterle in fila che le rende ineludibili.
La prefazione di quello studio rivoluzionario e provocatorio è di Rosa Calzecchi Onesti. E basterebbe questo per prenderlo sul serio. Il paludato mondo accademico non ha smesso di interrogarsi, e a distanza di quasi trent'anni da quel primo "Nuncius", Vinci, lungi dall'abiurare, rinforza le sue tesi in una pubblicazione corposa, "I segreti di Omero nel Baltico. Nuove storie della preistoria" (Leg Edizioni, 2021, 476 pagg., Euro 20,00).
Nel Mediterraneo queste quattro isole non ci sono, poiché accanto a Itaca c'è solo Zacinto, oltre a Cefalonia, che però Omero non menziona.
Nel Baltico, invece, a sud ovest di Sjælland (l'isola di Copenaghen, identificabile con il Peloponneso omerico) si trova Langeland, che significa proprio "Terra lunga" (Dulichio?) e accanto, nelle posizioni "omericamente corrette", Tåsinge (Zacinto?), Ærø(l'antica Same?) e Lyø, ovvero Itaca».
Ecco, forse è anche per questo che Ulisse ha vagato così tanto per trovare la sua isola, che nel Mediterraneo non c'è.
Ne parlavo giusto con un amico lo scorso venerdì, in equilibrio divertito sull'ultimo filo di neve delle creste che portavano in cima al San Primo. I pochi altri che incrociavamo ci guardavano con diffidenza: primo perché era un giorno lavorativo e noi sembravamo in giro a bighellonare, secondo perché citavamo Omero e il Beowulf a braccio, nonostante il fiatone, e Polifemo e il Maelström, in un apparente delirio. Avranno pensato che la fatica ci stava giocando brutti scherzi, e invece eravamo in formissima!
Rubrica a cura di Stefano Motta