Mandic: infermieri a Lecco e la situazione è sempre più critica in particolare in Chirurgia

A margine della paludata riunione a distanza tenuta venerdì dal Direttore generale dell'Asst Lecco, in modalità amicale con la stampa lecchese qualcosa a tinte meno rosa è necessario aggiungere. Ci riferiamo ovviamente alla situazione del San Leopoldo Mandic che ancora una volta si trova a dover rafforzare il personale del Manzoni di Lecco sguarnendo così i ranghi operativi già ridotti dalla cronica mancanza di operatori acuita dalle assenze per riscontrata positività al Covid-19.le  Le modalità di trasferimento sono sempre le stesse, molto cortesi: una lettera che non prevede repliche e l'ordine di trasferirsi a Lecco dove, stante l'ampiezza del presidio spesso l'infermiere trasferito stenta a orientarsi. Ma di questo ce ne occupiamo in un altro servizio. Qui ci soffermiamo su tre reparti, due strutture complesse e una semplice.


Partiamo dall'Ostetricia-Ginecologia, da sempre nel mirino della Direzione generale. I rilievi sull'eccesso di parti cesarei appartengono alla storia del rapporto tra i vertici del reparto e le diverse direzione che si sono alternate alla guida dell'Azienda Socio-Sanitaria territoriale. I rapporti sono tesi e nonostante l'eccezionale disponibilità di alcuni medici a operare ben oltre l'orario contrattuale si è giunti ormai vicini al punto di rottura. E ha fatto specie vedere la promozione dell'attività fuori dall'orario di servizio  presso la struttura privata San Martino di Malgrate del primario Gregorio Del Boca e della dottoressa Anna Biffi. Il preludio dell'abbandono del Mandic? Si spera di no, naturalmente ma già da qualche parte dei piani alti si fa notare che nel 2021 il numero dei parti è stato leggermente inferiore allo standard minimo regionale, 490 su 500. E detto così parrebbe lasciare intendere che il punto nascite torna ad essere in discussione. Che Dio non voglia. Ma nelle more invitiamo i sindaci Panzeri e Galbiati ad accertarsene.

Il reparto di ginecologia del Mandic e il volantino della clinica san Martino


Proseguiamo con la Chirurgia. Qui la situazione è davvero preoccupante. Vediamo come premessa l'attività chirurgica svolta nel trascorso decennio: anno 2012 eseguiti 1.086 interventi - nel 2013 nr. 1.049 - nel 2014 nr.1.085 - nel 2015 nr. 1.097 - nel 2016 nr.1.034 - nel 2017 nr. 938 (da quest'anno gli interventi di senologia sono conteggiati a parte) - nel 2018 nr.885 - nel 2019 nr.915 - nel 2020 nr.503 - nel 2021 nr.490. Già questi numeri danno l'idea del quadro desolante in cui versa un reparto che ha visto operare medici di grandissimo valore.  A gennaio 2022 alla riapertura dopo le festività la Day Surgery (potenziale 20 posti letto) è stata trasformata in Medicina con 12 letti. Attualmente i ricoverati della medicina sono circa 70. Domenica scorsa è giunto l'ordine di annullare gli interventi programmati per la settimana non per la consueta mancanza di anestesisti o personale infermieristico di sala operatoria ma per la chiusura di un terzo dei posti letto di Chirurgia al fine di trasferire a Lecco cinque infermieri nei reparti Covid. Restano invece semivuoti i reparti di Neurologia e Pediatria ma non risulta che alcun operatore sia stato inviato al Manzoni. Intanto anche la Casa di cura privata Talamoni di Lecco beneficia della presenza e della vastissima esperienza chirurgica del dottor Pierluigi Carzaniga, ex primario al Mandic posto in quiescenza. I travasi dal pubblico al privato anche e soprattutto nei centri poliambulatoriali sono la cartina di tornasole della politica regionale di equiparare pubblico e privato dove il primo è vincolato da lacci a lacciuoli mentre il secondo opera senza alcun ostacolo di qualsiasi natura.

Il dottor Pierluigi Carzaniga e la clinica Talamoni di Lecco

E veniamo alla struttura semplice di Endoscopia. Franz Kafka non avrebbe saputo fare meglio. C'era un primario, Fabrizio Parente, che avrebbe potuto restare in servizio altri due anni ma è stato pensionato. Nel contempo c'è un responsabile di struttura semplice che fa l'endoscopista da 20 anni, Antonio Armellino, eppure la Direzione dice che non ha i requisiti per partecipare al concorso di primario. E c'è un medico sul quale qualcuno ha puntato ma che una volta inserito nell'elenco figura, lui sì, non avere i requisiti. Infine c'è Nico Pagano, un ottimo gastroenterologo che lavora all'azienda universitaria di Bologna. Partecipa al concorso nonostante qualche indiscrezione già dica che punta a un presidio maggiore. Infatti vince ma subito concorre per il posto di primario a Novara. E lì pare andrà a lavorare. Morale mesi e mesi persi e la struttura complessa di Endoscopia Digestiva resta senza primario. Nel frattempo un altro gastroenterologo  ha pronte le valigie per Bergamo. Un disastro annunciato ma non evitato. E per scegliere un nuovo primario ci vorrà ancora tempo dato che è stata esclusa la possibilità di scorrere la graduatoria.


Una nota in chiusura, come se tutto quanto sopra non bastasse. Sembra che da febbraio la cooperativa di medici liberi professionisti che sostiene il Pronto soccorso abbia disdetto il contratto di lavoro avendo la Regione Lombardia ridotto il compenso da 120 a 80 euro l'ora. Alcuni si sono già trasferiti in Regioni e città vicine, come a Piacenza, seguendo l'esempio di anestesisti riuniti in cooperative. Le lunghe attese nei locali di emergenza-urgenza rischiano tra poco di diventare drammatiche.

Il pronto soccorso di Merate


Ultima nota: il numero degli operatori positivi al covid, si dice nei corridoi, è da considerarsi approssimativo in quanto non verrebbe (il condizionale è d'obbligo) più eseguito il tamponamento periodico a tappeto ma solo su richiesta se l'operatore teme di aver avuto contatti con infetti. In altre parole ci sarebbero soggetti paucisintomatici (che hanno soltanto qualche colpo di tosse secca o febbriciattola sono i 37,5°) che starebbero lavorando regolarmente.  Una rassicurazione di segno opposto da parte della Direzione dell'Asst sarebbe gradita. Peraltro sembra che stia per finire la fase di Mandic covid free, cioè ospedale "pulito". L'acuirsi dei ricoveri porterà nei prossimi giorni all'utilizzo dei letti di Pneumologia e di una parte di quelli di Medicina per i pazienti ricoverati causa virus. Per cui è intuibile che il quadro generale peggiorerà ulteriormente.
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