Presidenti impresentabili

Gentile Direttore.

Nei primi giorni del XXIII anno di grazia del XXI secolo imperversano per l'italico suolo code appiedate o automunite in attesa di punturino o tamponcino; un pregiudicato basso di statura con faccione cementato e capelli dipinti, fintamente sostenuto dall'ammiratore dei più squallidi e pericolosi dittatori del globo, aspira al cadregone quirinalizio - da noi si sa tutto potrebbe accadere. Quasi tutte le elezioni per la I carica del nostro Stato sono state precedute da snervanti e improduttive discussioni, e gli eletti non sono sempre stati all'altezza dell'altissimo ruolo di Presidente della Repubblica.

Il primo ricordo di elezioni presidenziali risale al 28 dicembre 1964, venne eletto Giuseppe Saragat al ventunesimo scrutinio. Feci visita al mio nonno materno che riposava, e alla sua domanda sulle elezioni presidenziali risposi pronunciando il nome del nuovo presidente, nonno Fermo commentò: "l'è un traditore!" Per il seienne che ero la cosa risultò incomprensibile, alla domanda di chiarimenti rispose: "ades l'è tropp prest, de che un quai onn tel spiegheroo". Saragat allora socialista eletto nel 1946 come primo Presidente della Costituente, con la scissione di Palazzo Barberini si staccò dal Partito, dando vita al PSLI poi PSDI fondato con contributo americano in funzione anticomunista, per questo il nonno, cattolico ma comunista ebbe quella reazione.

Saragat succedette a Segni che, costretto alle dimissioni per aver appoggiato il tentato golpe del generale Di Lorenzo nel luglio 1964, era rimasto in carica due anni dal 1962 al 1964: fu uno dei due soli casi di interruzione anticipata del mandato, unico antecedente Giovanni Leone dimessosi sei mesi prima.

Noi lecchesi una Presidente della Provincia l'abbiamo già, eletta grazie "alla legge Delirio" votata durante il nefasto governo Renzi e firmata da Delrio, attualmente infiltrato del Bomba nel PD. Con la patetica scusa di abolire le province ci hanno tolto la possibilità di eleggere i nostri rappresentanti, alla provincia sono rimaste quali competenze la viabilità e le scuole superiori, tutto deciso in chiuse stanze da consiglieri comunali tele-trasportati in quei luoghi, privi delle minime competenze richieste.

Ho appreso dal Suo editoriale il curriculum della Presidente dal cognome tedesco (credo) inquietante! Come primo atto si è fatta omaggiare dalla fanfara dei bersaglieri agghindati con divisa mimetica, che viene in genere usata durante gli assalti. Se non basasse alle così dette elezioni provinciali hanno partecipato vanificando una possibile vittoria del centro sinistra gli autodefiniti civici, per non chiamarsi renziani, il capo di questa accozzaglia fa politica (si fa per dire) fin da quando portava i calzoni Corti: è stato per decenni funzionario del PCI, PDS, DS, poi PD, per approdare alla corte di Renzi d'Arabia. La lista con cui siede a Palazzo ha un nome inequivocabile: "Paese Vivo", ma guarda le coincidenze! Ovviamente Hofmann ha promesso il massimo della collaborazione con questi figuri.

Auguro a Lei gentile Direttore alla super redazione e ai lettori un buon duemila ventidue, compatibilmente! Intanto auguro a tutti Buona Befana.

Grazie per l'attenzione

Fulvio Magni
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