Calco: strada privata o pubblica e relative conseguenze. In cc via S. Germain Laprade

Ha scoperchiato una questione piuttosto datata - ma tutt'ora attuale - l'interrogazione inoltrata dal gruppo di minoranza 'Tutti per Calco' all'amministrazione Comunale, a cui il vicesindaco Pietro Pozzoni e il sindaco Stefano Motta hanno risposto nel corso del consiglio di lunedì 20 dicembre.

Il tema dell'interrogazione, scritta dal capogruppo Giuseppe Magni e firmata dai consiglieri Rosa Marianna Comotti, Tiziano Sala e Sonia Sigurtà, era la via privata Saint Germain Laprade, in particolare le soste vietate davanti ai passi carrai (impedendone o ostacolandone gli accessi) e la mancata riscossione dell'importo soggetto a fideiussione in carico all'impresa fallita.

Ha iniziato il vicesindaco Pozzoni a fare chiarezza, spiegando innanzi tutto che nella via in questione sono stati eseguiti due piani di lottizzazione, rispettivamente PA1 e PA2. Il PA1 è stato sottoscritto il 17 dicembre 2001, esattamente vent'anni fa, e riguarda la parte terminale della via (che comprende quattro villette e due condomìni); il PA2 invece, sottoscritto nel 2003, riguarda le prime case, in quella che un tempo era via Casotta.
Per i primi dieci anni del PA1 (quelli che erano i termini per l'esecuzione dei lavori) il Comune non è mai intervenuto. Nel 2012 ha sollecitato le opere di urbanizzazione, che comprendevano la costruzione della strada, le fognature e i sotto-servizi. Non essendo state completate le opere il Comune ha incassato la fideiussione, quantificando la cifra rispetto alle opere mancanti, anche se poi era stato aperto un contenzioso e il Comune aveva restituito una parte di denaro (15mila euro su 45mila) perchè alcune opere erano state in seguito riconosciute. Nel frattempo si è proceduto a fare il collaudo (nel maggio del 2017).
A quel punto il Comune avrebbe potuto prendere in carico le opere del PA1, ma la società che vendeva gli appartamenti, che nel frattempo è fallita, ha ceduto i vincoli e gli obblighi delle opere agli acquirenti (privati cittadini), e affinché il Comune potesse acquisire le opere era necessario che i privati firmassero il consenso dal notaio. Cosa mai avvenuta. Lo stesso passaggio di consegna di vincoli e obblighi è capitato con gli acquirenti delle opere del PA2.
"Questa vicenda di Saint Germain, ma lo stesso vale per tutti gli altri piani di lottizzazione che risalgono a circa trenta/venti anni fa, sono degli esempi da manuale di come non si debbano gestire i le cose" ha esordito il sindaco Stefano Motta, prendendo la parola per aggiungere qualche dettaglio. L'interesse di un'amministrazione Comunale nel concedere un'autorizzazione edilizia, ha puntualizzato, dovrebbe essere quello di pretendere che prima vengano realizzate le opere pubbliche (strada, illuminazione e sotto-servizi) e poi, solo dopo, rilasciare l'autorizzazione all'abitabilità degli edifici che sono stati costruiti. I tempi per i lavori sono lunghi, in questo caso dieci anni, ovvero il tempo che l'amministrazione ha avuto per andare a pretendere la realizzazione delle opere di urbanizzazione.
"È chiaro che finché non viene rilasciata l'abitabilità l'amministrazione ha il coltello dalla parte del manico, - ha continuato Motta. - Qui l'abitabilità è stata rilasciata prima della fine dei lavori, e non solo, sono anche decorsi vent'anni. I vincoli di concessione cessano dopo dieci. Considerato l'insediamento della precedente amministrazione nel 2015, i vincoli erano già scaduti da cinque anni. Quando i vincoli scadono il Comune non può pretendere niente e i privati neppure".
Però, ha spiegato il sindaco Motta, il Comune può dare la disponibilità - nonostante la decadenza dei vincoli - ad acquisire ugualmente la strada. "Ed è quello che questa amministrazione da quando si è insidiata ha fatto". I privati infatti l'amministrazione li ha incontrati, uno a uno, nel corso di due assemblee pubbliche proprio per parlare della questione e chiedere loro se fossero disposti a cedere l'area al Comune, ma dopo gli incontri è emerso che una parte dei proprietari non era disponibile a presentarsi dal notaio (l'atto sarebbe stato in carico ai privati, in cambio il Comune si sarebbe fatto carico della strada) e a cedere al Comune, perchè a quel punto sulla strada, diventando pubblica, sarebbero passati i vigili a regolamentare la situazione parcheggi e avrebbero dato le multe.

"Io avevo dato un consiglio agli amministratori di condominio, - ha detto il sindaco Motta. - Ovvero quello di fissare l'atto davanti al notaio, vedere chi si presentava, e a coloro che non si fossero presentati di chiedere il risarcimento dei danni, perchè se ogni anno i residenti spendono 7/8.000 euro di corrente elettrica per l'illuminazione della strada solo perchè alcuni non firmano davanti al notaio la cessione al Comune, a questo punto nasce un danno ed è possibile fare causa". E questo vale solo per il PA1. Nel PA2 invece la situazione è ancora più complessa. C'era una fideiussione che il Comune ha tentato di incassare, cosa che non è stata possibile perchè poi è emerso che la società che aveva rilasciato la fideiussione era in liquidazione e l'ha trasferita a una seconda società che poi è fallita.
La soluzione? "Ritengo, se ci saremo noi, che nell'ambito del Piano di Governo del Territorio si possa a quel punto acquisire con gli strumenti ordinari la proprietà della strada, inserendola tra le vie pubbliche" ha spiegato il sindaco Motta.
Venendo al discorso Polizia e regolamentazione parcheggi: quello che è opportuno capire è se la strada è privata a uso pubblico o no. "Perché ci interessa capirlo? Perché se è una strada esclusivamente privata i vigili non possono andare né fare le multe, ma se è privata e aperta al pubblico i vigili possono andare, se ne hanno la possibilità, perchè con tutte le cose che la Polizia Locale ha da fare mi sembra pacifico dire che si debba dare la priorità alle strade pubbliche comunali, e solo in ultimo alle strade private".
Con la sentenza 728 del 2012 del Consiglio di Stato alla mano, il sindaco Motta ha provato a chiarire se la via in questione sia una servitù pubblica di passaggio. "Affinché un'area privata possa ritenersi sottoposta ad una servitù pubblica di passaggio, è necessario, oltre all'intrinseca idoneità del bene, che l'uso avvenga ad opera di una collettività indeterminata di persone e per soddisfare un pubblico, generale interesse. Ne consegue che deve escludersi l'uso pubblico quando il passaggio venga esercitato unicamente dai proprietari di determinati fondi in dipendenza della particolare ubicazione degli stessi".
"Alla domanda 'questa strada privata è soggetta a servitù di pubblico passaggio?', prima di dire sì io ci penserei un po' di volte" ha concluso il primo cittadino.
E.Ma.
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