''Case di Comunità'' illustrata in un convegno la proposta del distretto di Lecco
Il convegno è servito a presentare il documento messo a punto dal gruppo di lavoro coordinato dal Presidente del distretto di Lecco.
Che cosa è la Casa delle Comunità? E' un luogo fisico dove il cittadino deve trovare una serie di servizi suddivisi per aree:
1) area della medicina di famiglia, continuità assistenziale, gestione della cronicità
2) area dell'assistenza specialistica e della diagnostica di primo livello, farmacia dei servizi
3) area dei servizi di assistenza sanitaria e sociale (infermiere di famiglia) e volontariato incentrate sul concetto di domiciliarità e di supporto alla mobilità delle persone anziane e disabili.
4) area dei servizi alla persona che racchiude le attività attualmente di competenza degli enti locali come i servizi sociali, le unità d'offerta sociali e sociosanitarie, educative gestite da enti pubblici e terzo settore semiresidenziali e residenziali e, più in generale, tutte le attività che rispondono con diverse modalità e mezzi ai bisogni di fragilità sociale.
Otto le Case di Comunità previste nei tre distretti esistenti: Lecco, Calolzio e Oggiono per il distretto di Lecco; Merate, Casatenovo e Olgiate Molgora per il distretto di Merate; Introbio e Bellano per il distretto di Bellano.
Paolo Favini ha sottolineato come la nostra provincia sia d'esempio a livello lombardo, ricordando quando stava in Regione come direttore generale dell'assessorato alla famiglia l'apprezzamento per il piano di zona lecchese. Ha ribadito come il modello Lecco grazie anche al Dipartimento delle Fragilità sia già in grado di assicurare un elevato livello di assistenza anche territoriale.
Carmelo Scarcella ha posto l'accento sulla carenza di personale medico soprattutto ma in parte anche infermieristico senza i quali anche le buone riforme faticano ad essere attuate.
Tra i tanti interventi quello di Filippo Galbiati sindaco di Casatenovo a nome dei tre distretti: la riforma regionale 23/2015 relativamente ai servizi di integrazione socio-sanitaria è rimasta in gran parte inattuata. Anche Galbiati ha rilevato la carenza di medici ma ha pure sottolineato l'importanza dei centri spock, degli ospedali minori che negli ultimi anni sono andati perdendo importanza sia per la scarsità di risorse sia per scelte diverse prese dai direttori generali. Questi ospedali - ha detto Galbiati - vanno rilanciati perché sono essenziali per il territorio di riferimento.
La parola d'ordine di tutti gli interventi è fare sistema, lavorare assieme per offrire al cittadino un servizio più orientato al territorio e meno ospedalocentrico come è stato in passato quando le risorse sono state concentrate nella costruzione di nuovi ospedali abbandonando però le strutture di assistenza territoriale. La pandemia ha dimostrato che una robusta struttura di assistenza riduce la necessità di ospedalizzazione e soprattutto è in grado di intervenire prima sul paziente.
Un disegno, che in fondo ci riporta a vent'anni fa e che questa provincia può sviluppare con più facilità appoggiandosi su organizzazioni esistenti come il consorzio di cooperative come modello di assistenza sociale scelto da Lecco e Bellano, dove il privato è in maggioranza, oppure l'azienda speciale pubblica come ha scelto il meratese-casatese 15 anni fa.
Ora si ridisegnano i distretti, arrivano gli ospedali di comunità e le case di comunità. Un percorso lungo che dovrà fare i conti con la penuria di risorse economiche e umane.
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