Parco Curone: le misure contro il lupo, non più rivisto in zona
I primi sospetti erano già comparsi nel corso dei mesi primaverili ed estivi del 2020. Erano state segnalate strane uccisioni di pecore e capre al pascolo: pochi animali, in diverse zone del territorio sotto tutela, con lacerazioni che avevano fatto pensare all'attacco da parte di cani, anche perché la presenza del lupo nel Parco del Curone non si attestava da oltre un secolo.
Poi, nei mesi di novembre e dicembre del 2020, le modalità con cui erano avvenute ulteriori uccisioni avevano portato a ipotizzare che potesse trattarsi dell'azione del lupo. La prova regina si era avuta successivamente con le analisi genetiche che non lasciavano spazio a dubbi. Intanto il 28 dicembre si era verificato l'episodio più grave: la carneficina in zona Santa Croce di 13 pecore, una quantità ben superiore alle necessità alimentari, con le impronte della bestia - probabilmente un giovane esemplare maschio - disseminate sulla scena imbiancata dalla neve [clicca QUI].
Dalla fine dello scorso inverno non si sono più verificati episodi sul territorio del Parco né di piccole né di grandi dimensioni. Come si era pensato già allora, si può presumere fosse un lupo allontanatosi dai rilievi delle Prealpi comasche nei mesi delle restrizioni più severe del lockdown (non disturbato dal lieve traffico automobilistico). Avrà seguito l'istinto a spostarsi verso Nord, per aggregarsi a un branco.
A distanza di un anno, vale la pena fare il punto delle azioni condotte dagli Enti interessati per prevenire l'uccisione di bestiame e divulgare le corrette informazioni per la coesistenza dell'uomo e del lupo. Il Parco del Curone ha fin da subito promosso attività di monitoraggio, interfacciandosi dapprima con i Carabinieri forestali e le Guardie Ecologiche Volontarie. Ad escalation dei casi in corso, ha poi fornito le indicazioni opportune agli allevatori del posto per prevenire gli attacchi, nell'ambito di un programma di interventi che Regione Lombardia sostiene insieme ad altri soggetti dell'arco alpino occidentale per cui era già in piedi il progetto "LIFE WOLFALPS EU".
Il momento culmine di questo sistema di networking si è avuto a metà gennaio scorso, quando l'Ente Parco aveva riunito una ventina di persone per affrontare la tematica e offrire le opzioni da mettere in campo [clicca QUI]. Tramite la procedura di Regione Lombardia per il riconoscimento dei danni subìti, l'allevatore ha potuto ricevere un indennizzo per il danno alle cose e agli animali. In base alla normativa regionale possono essere coperti i danni fino a 6.500 euro, che comprende costo di rimpiazzo, di ricostruzione o di sostituzione delle cose danneggiate; il costo di acquisto dei capi morti e/o feriti, maggiorato delle spese sostenute per lo smaltimento delle carcasse e di un'indennità supplementare pari al 15% del costo di acquisto dei capi, quale "contributo per il disagio ed il disappunto degli animali al recepimento del nuovo contesto".
Inoltre, tramite l'ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all'Agricoltura e alle Foreste) sono state fornite in comodato d'uso al Parco delle reti elettrificate a protezione dei recinti. L'Ente con sede a Cascina Butto le ha poi destinate in parte all'azienda agricola maggiormente colpita. Al momento l'ERSAF non ha ancora preteso la restituzione della fornitura.
In aggiunta, ad inizio del maggio scorso, il Parco del Curone ha provveduto ad impegnare 1.235 euro per l'acquisto di attrezzature per la costituzione di recenti antilupo. In particolare la determina declina così la fornitura: un elettrificatore, due batterie ricaricabili, un alimentatore di corrente da 220 V, un tester misuratore di joul, cinque reti per gli ovini, dieci cartelli per la segnalazione della corrente elettrica e quattro kit per la riparazione delle reti. La strumentazione è stata destinata a diversi allevatori della zona.