Lomagna in memoria di Roggero Caccia Dominioni

Ieri, passando casualmente in piazza della chiesa ho visto, con grande sorpresa, dietro alla bara poggiata sul carro: il parroco, un ufficiale in divisa storica della "Voloire" e una signora.
L'ufficiale indossava il kepì nero, con la coda di crine di cavallo, sul sarcofago la divisa e un kepì bianco.
La piazza deserta faceva da contrasto alla regalità dell'immagine.
Nel cimitero di Lomagna c'è un sito che esprime la noncuranza e dell'abbandono. La tomba dei Caccia Dominioni. Triste, senza un fiore, abbandonato. Eppure se leggessimo i nomi scritti su quelle pietre scopriremmo persone nobili, non solo per censo ma per vissuti.
Dovremmo semplicemente avere l'umiltà (ma quanto è difficile) di comprendere che il nostro ombelico del mondo, il nostro microscopico universo, Lomagna, non è nulla. Chi conosceva la vita del lomagnese Roggero Caccia Dominioni prima del bel racconto storico di Marco Pessina su MOL?
E delle sue sorelle: Valeria, Francesca ed Elisabetta?
E dello zio Luigi uno dei più grandi architetti del ‘900? E di Paolo medaglia d'oro al valor militare, comandante partigiano ed eroe di El Alamein?
Di Roggero mi raccontavano i suoi coetanei vecchi alpini lomagnesi che ora non ci sono più.
Per la verità con l'aggiunta di qualche battuta sagace e schiacciata d'occhi ammiccando alle sue sorelle.
Umberto Carozzi
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