La vera natura dell'uomo

"Le persone mostrano il vero lato di se stesse solo quando stanno per morire"
Joker in "Il cavaliere oscuro"

Ok, ok leggendo il titolo e la citazione che ho scelto sembra che siamo in un mondo apocalittico o che, quantomeno, io non mi senta troppo bene.. sto esagerando lo so... Però, però non poi così tanto, voglio dire, guardatevi intorno.. siamo ancora in piena pandemia: mascherine, vaccini, green pass, misurazione della temperatura ovunque vai e nonostante la situazione sia nettamente migliorata rispetto un anno fa, gli spostamenti e contatti sono ancora limitati, le manifestazioni affettive rimangono pericolose. Dal punto di vista sociale, della considerazione e del rapporto con l'altro, la vita, così come la conoscevamo, sembra essere quantomeno moribonda. Applicando la frase di Joker ad oggi si dovrebbe dire che è adesso che questo aspetto della nostra vita è in pericolo, che mostriamo il vero lato di noi stessi, esseri umani...
Vi presento ora due personaggi che sono icona di due correnti filosofiche agli antipodi a proposito dell'essenza della natura umana: Thomas Hobbes e Jean Jacques Rousseau, filosofi rispettivamente del XVII e XVIII secolo. Il pensiero del primo si può sintetizzare facilmente con un'espressione piuttosto significativa: "pessimismo antropologico"; egli riteneva l'uomo essenzialmente malvagio, egoista e sempre pronto a muovere violenza verso gli altri fino a giungere all'autodistruzione, se non fosse per la presenza della società che saggiamente lo limita, inibendo la sua natura violenta attraverso l'uso di regole e di leggi. Rousseau invece si dimostra più magnanimo verso l'essere umano, tanto da avere una considerazione opposta del rapporto tra l'uomo, la sua vera natura e la società. Per il filosofo svizzero infatti l'essere umano è buono e solidale al principio ed è la società, con le sue leggi e le sue inevitabili gerarchie (o classi sociali), a corromperlo e ad incattivirlo.
La morte, si sa, è un equalizzatore sociale potente, colpisce tutti, indistintamente e la prossimità ad essa è un momento in cui si è virtualmente fuori dalla società in cui si è vissuti e si entra in una specie di post-società. In questo periodo pandemico l'uomo, dal punto di vista sociale, si trova proprio in questo stadio. È possibile cogliere in esso la vera natura dell'uomo? E' possibile dare una risposta su chi abbia ragione tra Rousseau e Locke? E' possibile cioè dire se l'uomo sia essenzialmente buono e pacifico ma il rapporto con gli altri, declinato nei ritmi frenetici della società quotidiana a cui eravamo abituati, lo ha incattivito ed ora che questi ritmi sono stati abbassati, scesi a compromessi, limitati dalle regole per la sicurezza contro la pandemia, l'essere umano sia tornato ad essere sé stesso; o se invece la crisi sanitaria che stiamo vivendo abbia in qualche modo rotto quegli argini della società che tenevano a bada la natura cattiva e violenta dell'uomo il quale, adesso che non deve o non può
più rapportarsi con l'altro come prima, è regredito a quello stato di natura in cui la sua indole malvagia ed egoista non era limitata da nulla.
Difficile rispondere, mille sono le argomentazioni che si possono apporre a sostegno di entrambe le posizioni filosofiche, così come mille possono essere le reazioni e i comportamenti delle persone, ma senza dubbio è un tema su cui poter riflettere, anche solo per perdere un po' di tempo in attesa di rinascere, chissà con quale aspetto.
Germano Zazzeri
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