Alfieri di cartone

Ieri il capo dello Stato ha conferito una trentina di nomine ad alfiere della Repubblica ed oggi tutti i giornali festeggiano la nomina di un ragazzo appena dodicenne che diviene alfiere della Repubblica per l'impegno nell'accudire il padre affetto da Alzheimer dall'età di 40 anni.

Titoli a caratteri cubitali su tutte le testate principali festeggiando la notizia di questo bambino che, nello sguardo e nelle interviste, non sorride mai, non mostra certamente alcuna gioia nel vedere premiate le sue disgrazie, il dolore di una famiglia piegata nello sforzo titanico di gestire un neonato di 90kg senza più la lucidità e senza alcuna autonomia.
La storia natalizia con tanto di strenne e coriandoli impanate nel pangrattato zuccheroso del "siamo tutti più buoni" sposta l'attenzione da quello che, a mio giudizio, è il vero dato che andrebbe evidenziato a caratteri cubitali.

Celebrare un dodicenne che, coadiuvato dalla madre, si deve occupare del padre disabile totale (e in alcune interviste appare chiaro che non sia un impegno né gioioso né banale) dimostra che lo Stato a queste famiglie in situazione di grande difficoltà offre sempre solo la medaglia di cartone: la moglie ha dovuto lasciare il lavoro perché nessuno dei servizi territorialmente competenti è stato in grado di offrire a lei ed ai suoi bambini alcun tipo di sostegno. E campano grazie all'aiuto dei parenti. Per questo un bambino di undici anni viene premiato perché si trova a lavare le natiche al padre mentre la madre è in farmacia a prendere i farmaci per il marito o in coda allo sportello per vedersi riconoscere una miseria di contributi per l'invalidita.

Se si va a scavare un pochino nella cronaca locale si scopre che la madre, donna veramente coraggiosa, ha fatto della vicenda personale una battaglia anche politica per il riconoscimento di quell'aiuto (che mai ha ricevuto) che le dovrebbe essere dato: questo ha portato per sua stessa ammissione alla devastazione della vita di tutti i familiari di questo incolpevole povero padre di famiglia malato in giovane età; poiché a nulla è servito il ricorso e la richiesta di aiuto a questo Stato canaglia che si occupa di battaglie mediatico/natalizie e riconoscimenti solo fittizi; il tutto fatto per ammantare di vicinanza l'assordante lontananza in cui sono lasciate le famiglie, molto spesso, che hanno un disabile nel nucleo familiare delegando alla capacità delle spalle di ciascuno ed al volontariato quel compito scritto a caratteri cubitali nella nostra costituzione.

E mentre il capo dello Stato appunta la medaglia ad un ragazzino che avrebbe diritto anche a vivere la sua vita in maniera più serena, lo stato non si occupa di mandare un infermiera due ore al giorno al domicilio per permettere al neo-alfiere di uscire per giocare al pallone, nel tripudio dei giornali che vendono copie di questa storia dal lieto fine. Purtroppo solo l' amaro è l'unica certezza che domani mattina resterà nella bocca di questa disgraziata famiglia: quello stesso Stato che celebra il suo stesso fallimento continuerà a non occuparsi dei suoi figli più fragili come succede da sempre; ecco un altro posto in cui non vanno i soldi delle tasse mentre sperperiamo risorse per aiutare a cambiare la televisione o la bici a batteria.

Antonio
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