Merate: aperti gli archivi parrocchiali dopo un lungo lavoro di ricerca e catalogazione

In via del tutto eccezionale l'archivio parrocchiale di Merate ha aperto le proprie porte ai visitatori, domenica 12 dicembre, per la presentazione del nuovo lavoro di inventario. Solitamente sono studenti e ricercatori, che, per motivi accademici, vi mettono mano, ma domenica dalle 9.30 alle 12.30 Pinuccia Ravasi e Achille Panzeri hanno condotto diversi gruppi attraverso le stanze della parrocchia Sant'Ambrogio in un viaggio a ritroso nel tempo, nella Merate che fu.

Pinuccia Ravasi

 


"Non dobbiamo dimenticare che fino all'Unità d'Italia, quando è stata istituita l'anagrafe civile, la nostra parte dal 1863, questo lavoro spettava ai parroci di paese, cui era stato imposto a metà del XVI secolo dal Concilio di Trento" ha spiegato Pinuccia Ravasi nell'introdurre il grande lavoro di catalogazione che l'ha vista impegnata negli ultimi sei anni per volere del prevosto Luigi Peraboni.

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Ed è proprio all'indomani del Concilio che risale il primo registro dei Battesimi, datato 1564, mentre è solo di un anno più tardi il registro dei Matrimoni. Un secolo più tardi sarebbe stato redatto il primo registro dei Morti (con il primo defunto segnato il 13 luglio 1689) ed un secolo più in là quello dedicati interamente alle Cresime (1789). Un vero e proprio censimento era invece costituito dallo Statum Animarum (o Stato d'Anime): annotazioni dei componenti di ciascuna famiglia, la loro ubicazione e professione, la cui prima copia tutt'ora custodita nell'Archivio (non si sa se non ne fossero mai state redatte di precedenti o se siano andate perdute) è del 1831.
Sono anche stati catalogati il Liber Chronicus, cioè un "diario" tenuto dal parroco, in cui dal 1872 venivano annotati gli avvenimenti della vita parrocchiale, e la prima edizione dell'informatore parrocchiale "All'ombra della Torre", la cui raccolta è stata purtroppo interrotta (o è andata persa) dalla Seconda Guerra Mondiale.

Lettera autografa di San Carlo Borromeo al cugino Guido Borromeo,1560


La Parrocchia negli anni ha custodito non solo Registri: atti notarili, testamenti, scritture private, perizie agrarie, corrispondenze e notizie relative al Collegio dei Padri Somaschi, il Convento dei Frati Cappuccini a San Rocco e il Convento dei Frati Minori a Sabbioncello.
Nulla di ciò che è stato "riordinato" è stato toccato: il materiale, per quanto malconcio e logorato dal tempo, è stato tenuto nel suo stato originale, mentre i due volontari si sono semplicemente curati di chiudere i fragili faldoni in nuove scatole d'archivio. L'impresa è stata titanica per Pinuccia Ravasi e Achille Panzeri, che hanno portato avanti il lavoro già iniziato ma mai terminato tante volte negli anni: la prima che si ricordi è da far risalire alla maestra Anna Mapelli, incaricata da don Franco Longoni di svuotare a scaffali e scatoloni, poi il testimone era passato all'ing. Luigi Zappa, sindaco di Merate (che aveva anche pubblicato parte della sua ricerca), poi nel 2007 don Luigi Conti aveva affidato il compito di fare un inventario informatico alla dottoressa Giovanna Rovere, mentre i Monaci Benedettini di Dumenza si erano prodigati nella restaurazione di parecchi scritti rovinati dal tempo. Anche per preservare queste preziosissime pagine di memoria collettiva corrose dallo scorrere dei secoli, dall'umidità, dai topi, dalle guerre, si è proseguito con l'opera iniziata dalla dottoressa Rovere, utilizzando il programma Word.
Infatti, oggi, grazie al lavoro dei due instancabili "archivisti" la parrocchia potrà godere di un nuovo archivio elettronico consultabile dal pc parrocchiale, dove risultano anche visibili le immagini dei beni artistici custoditi. Non solo: il riordino delle documentazioni cartacee è stato rammodernato e suddiviso in un archivio corrente ed uno archivio storico, che convenzionalmente ospiterà qualsiasi fonte che abbia superato i 70 anni d'età. Il primo si trova al pianterreno dell'ex canonica, mentre il secondo al piano superiore.

Achille Panzeri

Dei veri e propri tesori sono stati così riportati alla luce, tra cui il documento più antico conservato nell'archivio del 1483 (un elenco in latino di messe celebrate secondo testamenti rogati per la Scuola di San Pietro Martire), una trascrizione ottocentesca di uno scritto del 1403 (che menziona la "fiera" e il "mercato" di Merate) ed un biglietto autografo di Alessandro Manzoni.
Ma la vera chicca esposta nel centro parrocchiale, accanto ad un autentico passaporto intestato al prevosto Eliseo Bordoni nel 1857 e ad una pergamena del vescovo Giulio del XVII secolo, è una lettera di San Carlo Borromeo, che nel 1560 scriveva da Roma al cugino Guido di mandargli "formaggio parmesan e vernaccia".
Le più recenti scoperte, frutto di questo durissimo e minuzioso lavoro di archiviazione verranno svelate nei prossimi bollettini parrocchiali.
Federica Frigerio
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