Retesalute: altra sconfitta, il Tribunale di Lecco dà ragione al Giudice del Lavoro, nessuna responsabilità di Milani e Ronchi

Se ancora qualche consigliere di maggioranza dà credito alle parole del Sindaco, secondo cui non è l'inadeguatezza delle tariffe dei servizi erogati la causa dell'indebitamento di Retesalute, beh ora dovrà definitivamente ricredersi. E forse, davvero, è giunta l'ora di presentare il conto delle figuracce che Merate sta subendo a causa delle decisioni di Massimo Augusto Panzeri.

Intanto la notizia: la prima sezione civile del tribunale di Lecco, presidente dottor Ersilio Secchi, giudice relatore dottoressa Marta Paganini, giudice dottor Alessandro Colnaghi ha di fatto respinto il ricorso presentato da Retesalute avverso l'ordinanza emessa dal Giudice del lavoro, dottoressa Federica Trovò l'8 settembre scorso sull'istanza di sequestro conservativo nei confronti di Simona Milani e Anna Ronchi per la somma di 4.500.000 euro. La dottoressa Trovò aveva già respinto nel merito la richiesta di sequestro relativamente a Anna Ronchi, dichiarando invece nel caso della dottoressa Milani l'incompetenza a favore della Sezione specializzata in materia di imprese del tribunale di Milano.

Il presidente del tribunale Ersilio Secchi e il sindaco Massimo Panzeri

Ora la Prima Sezione Civile del Tribunale di Lecco riconsegna la posizione della dottoressa Milani al Giudice Ordinario in funzione del Giudice del Lavoro ma ha rigettato l'istanza di sequestro conservativo proposta da Retesalute nei confronti di Simona Milani e Anna Ronchi anche, limitatamente alla Milani, ai 61mila euro di TFR.

All'indebitamento si è giunti a causa dell'applicazione da parte di Retesalute di tariffe per i servizi sociali erogati ad un "...prezzo incongruo e non di mercato...". E ora a dirlo è un Tribunale. L'azienda speciale contesta a Milani e Ronchi un comportamento omissivo, cioè le stesse avrebbero dovuto segnalare l'inadeguatezza delle tariffe.

Ma il Tribunale è di diverso avviso e volge lo sguardo all'Assemblea dei soci (come questo giornale ha sempre sostenuto in quanto è l'assemblea competente a dare l'indirizzo al cdA). Perché - si legge nella sentenza - risulta agli atti che l'Assemblea dei soci fosse edotta della criticità dell'azienda speciale sotto il profilo finanziario, dovuto alla sottocapitalizzazione . . .e non risulta che Milani e Ronchi, ciascuna per la propria competenza, agissero all'oscuro dei vertici aziendali, del Consiglio di Amministrazione e di tutti i revisori contabili.

Dunque ricorso rigettato e altra carne sul fuoco della prossima assemblea.

 

Simona Milani e Anna Ronchi

Resta l'amarezza per l'assurdo iter che ha portato ad una conclusione già scontata in partenza, se ci fosse stata la politica, che invece è mancata come argutamente ha rilevato in Consiglio comunale Aldo Castelli, ricevendo conferma di ciò nella replica di Massimo Panzeri secondo cui di politica ce n'è stata troppa. Nel perfetto stile leghista di lotta.

Una politica seria avrebbe rivisto rapidamente le tariffe e operato un aumento di capitale, esattamente come sta avvenendo in questi giorni con l'approvazione nei Consigli comunali del debito fuori bilancio la cui somma tra i 25 comuni arriva alla totale copertura dell'indebitamento di Retesalute. Che, siamo pronti a scommettere, tornerà in bonis prima della fine dell'anno.

Ma anche sulla copertura del debito l'Amministrazione comunale di Merate, a maggioranza, si è distinta come si vedrà in un prossimo servizio.

Distinta in peggio, ovviamente.

C. B.
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