L'Appello ribalta la sentenza di I°, Panzeri (Tipes) assolto dall'accusa di evasione Iva

Che avrebbero ricorso in Appello, i suoi due legali, gli avvocati Paolo Faini e Andrea Artusi, l’avevano annunciato dopo la pronuncia della sentenza di condanna emessa a gennaio di quest’anno. Un anno e sei mesi, pena sospesa, e sequestro per equivalente ai fini di confisca di quattro milioni di euro: questa era stata la decisione del giudice monocratico Martina Beggio lo scorso 26 gennaio nei confronti di Angelo Panzeri, ex patron della società di Olgiate Tipes Spa, dichiarata fallita tre anni fa. L’accusa iniziale mossa dalla Procura lecchese era di omesso versamento di Iva per gli anni 2014 e 2015 per cifre, rispettivamente, di un milione e 900 mila euro e due milioni e 700 mila euro. Lunedì 6 dicembre invece in Corte d’Appello a Milano la sentenza del giudice lecchese è stata completamente ribaltata: Panzeri è stato assolto, facendo così cadere la confisca e le misure interdittive emesse nei suoi confronti. Altra vittoria quindi -ricordiamo le sentenze di assoluzione, pronunciate a Lecco nel settembre del 2020 e nel luglio del 2018 per altre vicende legate alla società- per il duo difensivo dell’imprenditore: “La soddisfazione per questo risultato è grande” ha dichiarato l’avvocato Andrea Artusi, “in particolare perchè anche la Procura Generale si è espressa chiedendo l’assoluzione del nostro assistito”. È stata infatti riconosciuta nella sentenza pronunciata stamane della Corte la scriminante prevista dall’articolo 45 del codice penale, ovvero il “caso fortuito o forza maggiore”. Ricordiamo infatti che la difesa si era espressa chiedendo l’assoluzione al termine del dibattimento in primo grado proprio adducendo queste motivazioni: non solo la società era stata sottoposta nel 2013 a pesanti accertamenti finanziari per la vicenda “Crisana Spedition” - la società che, secondo la ricostruzione della Finanza sarebbe stata una “cartiera” per generare fatture false, vicenda per la quale Panzeri, come scritto poc’anzi, è stato assolto nel 2018 - ma anche per lo stato di crisi del maggior debitore di Tipes, ovvero l’Ilva di Taranto. L’acciaieria tarantina, commissariata dal governo, era infatti debitrice della società di Olgiate per una cifra di quasi 4 milioni e mezzo di euro nel 2015, una cifra molto vicina a quanto Panzeri non ha versato come quota Iva negli anni in contestazione. Secondo la difesa quindi non sussisteva il dolo del reato contestato a Panzeri, che, finché ha potuto, ha messo di tasca propria quanto non coperto dalla società: non era possibile per l’imputato prevedere il fatto né era presente la volontà o l’intenzione di commettere il reato. Le motivazioni addotte dalla difesa tuttavia non erano state riconosciute dal giudice lecchese, che, giustificando la condanna dell’imprenditore, non aveva riconosciuto quale evento straordinario l’amministrazione straordinaria dell’Ilva. Motivazioni tuttavia non condivise in Appello, né dalla Procura Generale - che, come ricordiamo, ha chiesto l’assoluzione di Panzeri - né dal giudice.
B.F.
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