LIBRI CHE RIMARRANNO/36: ''In compagnia del lupo. Il cuore nero delle fiabe'' di Carlo Lucarelli


Quando l'insegnante di letteratura amante del Romanticismo, esperto di Manzoni, autore di manuali universitari, mette piede in prima superiore e da programma deve spiegare "favola e fiaba" è tentato di tirar via in fretta per approdare il prima possibile all'epica classica, a Omero, a Virgilio: quella sì che è letteratura che vale.
Lo stesso succede agli studenti, ancor più ai loro genitori: "Ma fate le fiabe alle superiori?"
Ce la si cava ciurlando un po' nel manico della narratologia, buttandola sulla morfologia di Propp, spiegando che bisogna distinguere bene tra favole e fiabe, che non sono la stessa cosa anche se Eros canta in "Favola" che le storie più belle hanno tutte "quella parte vera" indispensabile "per poterci credere".
Lui mi fa confusione tra favola e fiaba, ma glielo si perdona, perché l'assunto conclusivo è verissimo.
E nerissimo, anche.
La parte vera delle fiabe è nera, sovente.
Ne parla Carlo Lucarelli in "In compagnia del lupo. Il cuore nero delle fiabe" (Sky Arte - TIWI, 2021, pagg. 190, Euro 20,00), il libro che raccoglie in otto capitoli le suggestioni sulle quali ha costruito l'omonima serie messa in onda dallo scorso febbraio su Sky Arte. Non è un libro per bambini, anche se nelle librerie talora lo si trova accostato sugli scaffali della letteratura per ragazzi, come a dirla tutta nemmeno le fiabe sarebbero di per sé racconti per bambini.
Accennavo già in un mio corsivo su ben diverso argomento della filigrana nera della "Bella addormentata" e potremmo continuare a scavare nei motivi reconditi di "Pinocchio" e di altre fiabe celeberrime.
Lucarelli ci conduce tra le pieghe di Cappuccetto rosso, del Piccolo Principe, della Bella e della Bestia, di Peter Pan, del Brutto anatroccolo. Soprattutto ci introduce nei sotterranei del castello di Gilles de Rais, un valoroso condottiero di Carlo VII: saranno gli emissari del vescovo di Nantes a scoprire una stanza spoglia con allineate sugli scaffali centinaia di teste di bambini in diversi stadi di decomposizione. 140, dicono gli atti del processo a quello che Perrault ci tramanda come Barbablù.
E ci porta all'epoca della Grande Carestia che colpì l'Europa tra il 1314 e il 1322 e che portò a fenomeni documentati di infanticidio e cannibalismo. La cinquecentesca ballata inglese "Babes in the Wood" racconta un fatto del genere avvenuto nel bosco di Weiland, contea di Norfolk, ed è alla base di tutte le storie di abbandono dei periodi successivi, a partire da Hansel e Gretel.
È un libro per adulti, vorrei dire allora. E mi permetto di consigliarlo alle maestre e agli insegnanti: a quelle che fanno leggere Saint Ex ai bambini delle elementari come se fosse una favoletta e a quelli che fanno gli schizzinosi alle superiori pensando che le fiabe siano cose da bambini. Soprattutto a quelli che pensano che Cappuccetto Rosso fosse una piccola bimba indifesa (faccio notare che il titolo si deve a Collodi, che ha tradotto così "Le petit Chaperon rouge", che in francese è però allusivo a comportamenti maliziosi: erano le prostitute a indossare un capo rosso per farsi riconoscere dai clienti, e "chaperon" è la donna vissuta che introduce le ragazze "in società", non so se mi spiego), e che il cattivo della fiaba fosse il povero lupo.
Ho sempre frainteso, cantando un mio personalissimo karaoke, il testo esatto della canzone di Eros Ramazzotti che ho citato in apertura, e ho sempre cantato "era quella parte Nera, che ogni favola d'amore racchiude in sé, per poterci credere". Il testo originario dice "Vera", ma credo che io non stessi sbagliando quando cantavo a modo mio.
Rubrica a cura di Stefano Motta
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