Merate, sant’Ambrogio: don Luigi come l’arcivescovo invoca la virtù della gentilezza
Dio, ha ricordato don Luigi in apertura, con il Vescovo Sant'Ambrogio ci ha dato un insigne maestro della fede cattolica e un esempio di apostolica fortezza. Dopo queste parole, la liturgia si è aperta con la lettura del libro del Siracide: "Ecco il sommo sacerdote, che nella sua vita piacque al Signore. Fu trovato perfetto e giusto, al tempo dell'ira fu segno di riconciliazione. Nessuno fu trovato simile a lui nella gloria. Egli custodì la legge dell'Altissimo".
Don Luigi Peraboni
"La prima orazione ci dice ‘Ambrogio, maestro della fede', - ha spiegato don Luigi. - La fede ci viene proposta sempre con una domanda. In che cosa credo? In chi ripongo la mia fiducia? Questa è la domanda che accompagna la vita di un discepolo. Ambrogio ci invita a porci la domanda per aiutarci a comprendere come credere sia innanzitutto credere alla presenza di Dio in tutti i battiti della vita. Credere in Dio significa credere la vita. Sappiamo bene che oggi più che mai non dobbiamo essere capaci di testimoniare una fede che impone, che urla, ma bensì una fede che accompagna. Una fede semplice, come la semplicità dell'incontro, dell'ascolto".
Dopo le parole del sacerdote il sindaco Massimo Panzeri ha proceduto alla tradizionale accensione del cero e al suo posizionamento nella cappella dedicata al Dottore della Chiesa. Al termine il prevosto don Luigi ha ringraziato le autorità e tutte le associazioni che hanno voluto condividere questa giornata di festa per la comunità e ha riportato le parole dell'Arcivescovo Delpini che ha invitato a riflettere sulla gentilezza "Quella virtù che in tempi difficili può davvero aprire delle porte che sembrano sempre chiuse e trovare un varco nei muri che si creano nella società".