Porte scorrevoli
Non so chi di voi si ricordi di un film del 1998 intitolato "Sliding doors" in cui Gwyneth Paltrow viveva una vita in due dimensioni parallele. Ebbene, è una sensazione che stiamo vivendo anche in Regione Lombardia. Una dimensione è quella della legge sanitaria approvata martedì scorso dopo tre settimane di maratona consiliare. L'altra è il racconto che ne sta facendo la vicepresidente Moratti.
Il testo della legge non mette in discussione l'impianto del sistema sanitario lombardo e si limita ad appiccicarci sopra quanto previsto dal PNRR, ovvero Case della comunità e Ospedali di comunità costruiti con fondi europei e innestate su un sistema che ha dimostrato di non funzionare e che ha raso al suolo ogni traccia di sanità territoriale.
Il racconto della legge parla di una rivoluzione che mette al centro la sanità territoriale e le cure a casa dei cittadini e ribalta totalmente quello che è accaduto negli ultimi 25 anni in Lombardia, con gli ospedali che sono progressivamente diventati l'unico luogo di cura per i cittadini.
Le "sliding doors" si applicano anche ad altre parti della legge, dal ruolo dei sindaci, marginale nel testo e centrale nel racconto, all'equilibrio tra pubblico e privato, corretto a parole, ma ancora più sbilanciato in legge.
L'impressione è che Moratti abbia compreso che il sistema lombardo ha fallito, ma non possa rinnegare quanto fatto dalla maggioranza che la sostiene e tenti così di usare le "sliding doors" per non urtare la sensibilità politica della Lega e, contemporaneamente, dire ai cittadini quello che si attendono, ovvero una sanità completamente ribaltata.
Ai lombardi non servono "porte scorrevoli", ma una sanità che metta davvero al centro la loro salute. La legge che abbiamo discusso e hanno approvato nei giorni scorsi non pare proprio andare in questa direzione.
Il testo della legge non mette in discussione l'impianto del sistema sanitario lombardo e si limita ad appiccicarci sopra quanto previsto dal PNRR, ovvero Case della comunità e Ospedali di comunità costruiti con fondi europei e innestate su un sistema che ha dimostrato di non funzionare e che ha raso al suolo ogni traccia di sanità territoriale.
Il racconto della legge parla di una rivoluzione che mette al centro la sanità territoriale e le cure a casa dei cittadini e ribalta totalmente quello che è accaduto negli ultimi 25 anni in Lombardia, con gli ospedali che sono progressivamente diventati l'unico luogo di cura per i cittadini.
Le "sliding doors" si applicano anche ad altre parti della legge, dal ruolo dei sindaci, marginale nel testo e centrale nel racconto, all'equilibrio tra pubblico e privato, corretto a parole, ma ancora più sbilanciato in legge.
L'impressione è che Moratti abbia compreso che il sistema lombardo ha fallito, ma non possa rinnegare quanto fatto dalla maggioranza che la sostiene e tenti così di usare le "sliding doors" per non urtare la sensibilità politica della Lega e, contemporaneamente, dire ai cittadini quello che si attendono, ovvero una sanità completamente ribaltata.
Ai lombardi non servono "porte scorrevoli", ma una sanità che metta davvero al centro la loro salute. La legge che abbiamo discusso e hanno approvato nei giorni scorsi non pare proprio andare in questa direzione.
Gruppo Consiliare PD in Regione Lombardia NOVITA'settegiorniPD