Merate: il debito di Retesalute coperto ‘pro quota’ e non in base al piano del Collegio dei liquidatori. Minoranza contraria
Così ha deciso la maggioranza di centrodestra mentre l'opposizione ha votato contro. Non già, come ha male interpretato il capogruppo di "Più prospettiva" Paolo Centemero, contro il tentativo di rianimare l'azienda ma per l'ulteriore divaricazione di comportamento tra i comuni soci.
Dopo una premessa molto generica del sindaco Massimo Panzeri, al quarto punto dell'ordine del giorno del Consiglio comunale in presenza di lunedì 29 novembre - ma senza streaming nonostante fossero convinti del contrario l'assessore responsabile del servizio Robbiani e il vice sindaco Procopio - ha preso la parola Aldo Castelli con un incipit opposto a quello del primo cittadino: in questa vicenda - ha scandito il capogruppo di Cambia Merate - è mancata la politica. E Panzeri: o forse c'è stata troppa politica.
Ripercorrere le tappe di questa lunga e controversa vicenda annoierebbe chi non l'ha mai seguita. Bastano poche righe di sintesi: nel 2018 il Consiglio di Amministrazione guidato da Alessandro Salvioni lanciava l'allarme sulla mancanza di un margine operativo dato dalla differenza tra il costo del servizio venduto al socio-cliente e il relativo ricavo. Il piano prevedeva l'implementazione dell'area amministrativa, la revisione delle tariffe, la corresponsione di una contributo straordinario da parte dei soci con relativo aumento di capitale sociale. Il piano fu dapprima bocciato con pochissimi millesimi di differenza poi approvato ma soltanto per la parte relativa all'aumento di capitale di 400mila euro. Del tutto insufficiente a fronteggiare lo stato di illiquidità aziendale. Per anni i disavanzi sono stati occultati con artifizi contabili. Quando non è stato più possibile sono iniziate le manovre culminate poi con la messa in liquidazione della società, ancor prima dell'approvazione dei bilanci che certificassero le perdite per quattro anni consecutivi, come previsto dall'art.555 poi però sostituito da altro articolo recente che avrebbe consentito la prosecuzione dell'attività in presenza di un piano di copertura del debito e di rilancio dell'attività.
Castelli ha fatto notare tutto questo partendo proprio dal ruolo del Sindaco che è anche presidente dell'assemblea dei soci e come tale avrebbe dovuto porre all'ordine del giorno il tema di quale modalità adottare per coprire il debito: il pro quota o la copertura in base al minor costo sostenuto dal singolo comune acquistando il servizio?
Questo non è stato fatto e ora, di nuovo, i comuni adotteranno metodi diversi. Casatenovo, ad esempio ha già deliberato la quota di copertura in base al piano dei liquidatori e non con il metodo pro quota.
Per Merate la differenza è di circa 85mila euro che alla fine mancheranno impedendo così nei fatti il ritorno eventuale di Retesalute in bonis. Castelli ha fatto notare l'incongruenza ma il Sindaco lapidario ha risposto che "....se mancano 85mila euro non è un problema mio i soldi li tirerà fuori qualcuno altro".
In soccorso tecnico è intervenuto l'assessore Alfredo Casaletto secondo cui a norma di legge le perdite si coprono col pro quota. Ciò però contraddice la decisione assunta dall'assemblea di coinvolgere i quattro comuni dell'oggionese soltanto dal 1° gennaio 2019 quando sono entrati in Retesalute in base ai bilanci in loro possesso. Questi comuni ora dovrebbero coprire perdite prodotte quando ancora non facevano parte dell'azienda. Casaletto ha ribadito la propria tesi. Rafforzando in modo a lui inconsueto il tono di voce per convincere della legittimità della scelta di Merate.
Roberto Pereg
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Non sono mancati scontri tra le parti. L'avvocato Roberto Perego di minoranza ha sottolineato come il riparto in base al piano dei liquidatori sia stato sottoposto all'assemblea dei soci senza che qualcuno ponesse obiezioni. Il Sindaco ha dapprima risposto che si trattava di una presa d'atto, poi di una semplice adozione nel tentativo di mettere in difficoltà Perego cui "... hanno male preparato il bigino..." lasciando intendere che il consigliere stesse leggendo testi altrui. Peccato però che proprio sulla delibera ci fosse scritto a firma del revisore dei conti che il piano è stato approvato dall'assemblea dei soci. Preso in contropiede il sindaco e la segretaria comunale hanno dovuto dare atto dell'errore non rilevato.
Patrizia Riva
Molto interessante anche l'intervento di Patrizia Riva che ha sottolineato come l'essere presidente di un'assemblea implica responsabilità notevoli ma anche l'autorità di inserire punti in discussione all'ordine del giorno. Quello del metodo di riparto, anche per porre Merate al centro del territorio, era senz'altro un punto fondamentale per ritrovare l'unità di intenti tra soci. Altrimenti ciascuno coltiva il proprio orticello e guarda soltanto la propria convenienza. Il Consigliere Riva ha poi posto l'accento sulla questione centrale: i servizi alla persona, anziani, minori, fragili, questione rimasta ai margini del conto economico.
Puntuale anche l'intervento di Andrea Robbiani che ha ricordato come già nel 2005, consigliere di opposizione, aveva apostrofato la nuova azienda come un carrozzone che avrebbe generato problemi. Robbiani ha criticato la volontà espansionistica sostenendo che più è grande l'azienda e meno è controllabile. La conclusione però è parsa in netta contraddizione con quanto sostenuto dal Sindaco, e cioè di voler far ripartire Retesalute. Secondo Robbiani l'azienda dovrà essere un semplice broker che acquisterà sul mercato i servizi al minor costo e alla migliore qualità. Ciò implica quindi lo smantellamento dell'azienda a parte un piccolo nucleo di esperti, broker appunto.
Paolo Centemero
Sconfortante la chiosa del capogruppo di maggioranza Centemero rivolto all'opposizione: prima avete votato contro la liquidazione e ora votate contro il risanamento. Andrà agli atti.
Inutile il tentativo di Castelli, sempre a voce bassa - "ma forse bisogna alzare il tono per farsi capire" - a ribadire che Cambia Merate avrebbe votato in cinque minuti la copertura del debito in base al piano del collegio dei liquidatori, come ha fatto Casatenovo e altri comuni. La scelta diversa riapre una frattura tra soci difficile da sanare. Nonché un disavanzo che renderà impossibile il ritorno in bonis dell'azienda.
Ora non resta che attendere le reazioni di quanti hanno operato la scelta concordata - perché l'adozione è una scelta - dall'assemblea nella seduta di luglio.