''Uniti per Lomagna'' ha inserito la retromarcia

IL COMMENTO

Il gruppo di minoranza "Uniti per Lomagna" ha mollato la presa sul centro sportivo di via Carducci. Dopo mesi e mesi di interpellanze, comunicati, interventi accaldati in aula consiliare – tanto da far mobilitare la Prefettura di Lecco che si era interessata della vicenda per quanto riguarda l’iter procedurale di aggiudicazione e la composizione societaria – ha alzato bandiera bianca. È l’elemento che emerge dopo la presentazione degli sviluppi più o meno imminenti da parte del nuovo gestore, rappresentato dalla Sport City SSD. L’opposizione ha sì chiesto dei chiarimenti, ma è risultata a tratti confusionaria, portando all’attenzione delle istanze che erano fuori tempo massimo, come l’aver lamentato l’assenza del basket e della pallavolo che non erano oggetto della convenzione. Due le immagini di tale disimpegno: il capogruppo Mauro Sala che per ben tre volte si autodenuncia “l’avvocato del diavolo”, come a voler giustificare qualche pseudo-contestazione; la sostanziale rinuncia a discutere effettivamente l’interpellanza sullo stesso argomento. E se vogliamo aggiungere un terzo indizio, che esula dalla presentazione del progetto, ricordiamo che dell’annunciata azione legale del gruppo di minoranza più nulla si è saputo.


I consiglieri di minoranza Alberto Bonanomi, Irio Tiezzi, Margherita Vigorelli, Mauro Sala
Certo non avrebbe avuto senso rimuginare sul frastagliato iter procedurale di gara o sulla discrasia tra i criteri per la scelta del contraente previsti dall’avviso pubblico e dalla normativa di riferimento e l’avvenuta aggiudicazione. Questioni che avevano sollevato più di qualche interrogativo. Fatti i legittimi e comprensibili ringraziamenti al nuovo gestore per gli sforzi che sta compiendo in queste settimane, il gruppo di minoranza ha sfiorato l’ennesimo colpo di scena, senza però riuscire a mettere a fuoco il problema. Si è invece perso in una disquisizione sulla diversificazione dell’offerta nel centro sportivo.


Il nodo centrale era stato per altro già evidenziato nelle ultime sedute della Consulta Sport. La tensostruttura n. 2 – quella più recente, quella mai completata e quindi mai utilizzata (dal pubblico) – è nata per essere di natura polivalente. Fin dall’avviso pubblico veniva specificato che si trattava di un campo da tennis e calcetto. Nella bozza di convenzione messa agli atti di gara, e sul cui contenuto un operatore poteva scegliere se aderire e presentare un’offerta oppure lasciare stare, era riportata la dicitura “campo polivalente calcetto+tennis coperto da ultimare e collaudare”. Nella convenzione invece firmata, che ha valenza contrattuale, la scritta ha subìto guarda caso una modifica. È stata così integrata: “campo polivalente tennis, calcetto e sport similari coperto da ultimare e collaudare”. Inoltre la didascalia sulla piantina è stata cancellata.


Le planimetrie negli atti di gara (sopra) e nella convenzione firmata (sotto)


Sulla tipologia degli sport che potevano essere praticati non si può fare riferimento solo alla convenzione. Quando la gara era aperta e le società sportive interessate potevano presentare delle domande alla stazione appaltante, cioè al Comune, per ben tre volte la Responsabile del Servizio aveva ribadito che il calcetto e il tennis dovevano obbligatoriamente essere consentiti. Altre discipline potevano essere introdotte solo se tali da consentire i sopracitati sport. Veniva peraltro asserito che interesse dell’amministrazione per quella struttura fosse di “assicurare la praticabilità di determinate discipline sportive storicamente esercitate sul territorio”.



I chiarimenti forniti dall'amministrazione in fase di gara agli operatori interessati



È chiaro come il sole che non è più polivalente la struttura n. 2, che è già stata allestita con tre campi da padel (due disposti in verticale con il manto di un colore e uno in orizzontale con la base di un altro colore). A dispetto di quanto richiesto nei documenti di gara, lì non potranno essere praticati il calcetto e il tennis. Il tutto con un risparmio economico (realizzare una tensostruttura ex novo ha costi ben superiori rispetto all’adattamento di una esistente) e potenziali maggiori possibilità di profitto. Condizioni che avrebbero potuto portare altri operatori del settore ad interessarsi all’affare, già dispendioso per le opere manutentive richieste dal Comune. Perché l’amministrazione ha ammesso questo ulteriore strappo?


Il terzo chiarimento esplicativo
A ben vedere, la realizzazione dei campi da padel non è nemmeno coerente con la proposta presentata dall’allora “costituenda” Sport City SSD. Grazie ad un accesso agli atti abbiamo potuto consultare i documenti di gara dell’aggiudicatario, dai quali emerge la proposta di realizzare i tre o più campi da padel, da coprire in un secondo momento, dunque non installati nella struttura già presente.


Argomenti più che leciti ai quali “Uniti per Lomagna” si è sottratta dall’affrontare. I consiglieri di minoranza – scontato per quelli di maggioranza – non hanno battuto ciglio nemmeno quando non è stata fornita la data di (ri)apertura del centro sportivo. Si sono accontentati della non-risposta del presidente Gabriele Bonfanti, che ha sostenuto non essere nel suo stile comunicare una scadenza e poi magari non rispettarla anche di un solo giorno. La sua Sport City SSD però ha prodotto un cronoprogramma (pur non vincolante), che è stato depositato agli atti e allegato al progetto definitivo approvato dalla Giunta Comunale [CLICCA QUI per vedere il cronoprogramma in forma integrale]. In esso è segnato che i lavori propedeutici all’apertura del centro sportivo andassero completati entro la seconda settimana di settembre.
Marco Pessina
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.