Pedopornografia: meratese a processo per mail hackerata
Cessione e detenzione di materiale pedopornografico. È questa la pesante accusa da cui si è dovuto difendere un uomo classe 1987 all'epoca dei fatti residente nel meratese -attualmente fuori provincia- accusato di aver ceduto, dall'agosto del 2013 al novembre del 2014, 7 immagini pornografiche ritraenti una minore di anni 18 e di aver detenuto, fino a marzo 2015, 42 immagini e 3 video di minori anche di anni 14.
Le indagini erano partite dalla Sicilia: un soggetto residente in Liguria, reo confesso, aveva indicato alle forze dell'ordine un indirizzo email -apparentemente appartenente ad una donna, citata con nome e cognome, con cui si scambiava il materiale pedopornografico. Tramite l'indirizzo ip le indagini avevano portato ad identificare quale titolare della casella di posta il 34enne. Secondo la versione fornita dall'imputato quell'indirizzo email tuttavia non era più in suo uso, in quanto era stato aperto anni prima per fare uno scherzo ad un amico. Stando alla sua versione infatti, non essendo stata trovata né sul suo cellulare né sul suo computer traccia del materiale in questione, quell'indirizzo era stato hackerato.
Difeso dall'avvocato Daniele Bombarda del foro di Bergamo, l'uomo ha scelto di chiedere al giudice la definizione del processo con messa alla prova. Lunedì le parti si sono presentate al cospetto del giudice Giulia Barazzetta per prendere visione della relazione finale. Dato l'esito positivo del periodo individuato a svolgere lavori socialmente utili, il Vpo Mattia Mascaro ha chiesto nelle sue conclusioni il non doversi procedere nei confronti dell'imputato, richiesta a cui si è associata anche la difesa. Dopo una breve camera di consiglio il giudice ha pronunciato sentenza di estinzione del reato per l'esito positivo.
Le indagini erano partite dalla Sicilia: un soggetto residente in Liguria, reo confesso, aveva indicato alle forze dell'ordine un indirizzo email -apparentemente appartenente ad una donna, citata con nome e cognome, con cui si scambiava il materiale pedopornografico. Tramite l'indirizzo ip le indagini avevano portato ad identificare quale titolare della casella di posta il 34enne. Secondo la versione fornita dall'imputato quell'indirizzo email tuttavia non era più in suo uso, in quanto era stato aperto anni prima per fare uno scherzo ad un amico. Stando alla sua versione infatti, non essendo stata trovata né sul suo cellulare né sul suo computer traccia del materiale in questione, quell'indirizzo era stato hackerato.
Difeso dall'avvocato Daniele Bombarda del foro di Bergamo, l'uomo ha scelto di chiedere al giudice la definizione del processo con messa alla prova. Lunedì le parti si sono presentate al cospetto del giudice Giulia Barazzetta per prendere visione della relazione finale. Dato l'esito positivo del periodo individuato a svolgere lavori socialmente utili, il Vpo Mattia Mascaro ha chiesto nelle sue conclusioni il non doversi procedere nei confronti dell'imputato, richiesta a cui si è associata anche la difesa. Dopo una breve camera di consiglio il giudice ha pronunciato sentenza di estinzione del reato per l'esito positivo.
B.F.