Verderio: la sfida sul clima col prof. Buizza. 'Il problema è grande ma si può affrontare'

Aumento della temperatura media mondiale, scioglimento dei ghiacci ai circoli polari e innalzamento del livello del mare sono espressioni che ormai sentiamo spesso in tv o che leggiamo tra le pagine dei quotidiani. Il problema è reale e presente “e chi lo nega sta affermando il falso” per dirla con le parole dell’ospite speciale e relatore della serata di venerdì, il docente di fisica della Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa, Roberto Buizza, che ha tenuto una brillante conferenza sul tema del cambiamento climatico presso la palestra della primaria Collodi, a Verderio.

Il professore di fisica, Roberto Buizza

Buizza vanta un curriculum internazionale con una laurea in fisica, un PhD in matematica conseguito allo University College di Londra, e un master in Business and Administration alla London Business School. Lavora a Pisa ma è profondamente legato al Regno Unito, dove ha confessato che farà ritorno l’anno prossimo, e dove dal 1991 al 2018 ha fatto parte del gruppo di ricerca del Centro Europeo Metereologico di Reading (UK). Attualmente è docente ordinario di Fisica, ma si occupa anche di comunicazione scientifica, pubblica su testate nazionali ed è stato ospite di emittenti televisive. Buizza ha parlato di un “fenomeno globale” che ha provocato un aumento della temperatura media mondiale di circa 1.2° e si rischia di superare gli 1.5° se si prosegue su questo trend. Se detto così può non apparire un evento catastrofico basta pensare che vi sono regioni in cui la temperatura si è già alzata molto di più, come nella regione Mediterranea (circa 2°) e ai Poli (3°/4°). “Il non superamento della soglia di 1.5° è stato anche uno dei temi discussi alla precedente conferenza sul clima, a Parigi nel 2015 - ha ricordato il professore - nulla purtroppo è cambiato”.


Le due conseguenze dirette dell’aumento della temperatura sono lo scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento dei livelli del mare. Senza spingersi oltre i confini nazionali, Venezia rischia di essere sommersa dalle acque. “I 20 cm di innalzamento di oggi si stima che arrivino ad essere 50cm e a quel punto il Mose non servirà più a nulla” ha affermato il docente di fisica. C’è una sola causa a tutto questo, ed è l’uomo. Non a caso si sente spesso parlare di una nuova epoca, detta antropocene. Ossia l’impatto dell’uomo sulla terra che è sempre più evidente. Una analisi sulle rocce, per esempio, rivelerebbe tracce importanti del suo passaggio con conseguenti e rilevanti modifiche all’ecosistema. Non solo, le emissioni di gas serra che si riversano nell’atmosfera sono strettamente legate alle attività che l'uomo svolge quotidianamente. Cambiamento, responsabilità e giustizia sono le parole chiave per arrivare ad una svolta, ma tutto il mondo è necessario che si muova nella stessa direzione. “Il quadro è complesso e bisognerà tenere in conto molte variabili, ma gli strumenti per mettere in atto il cambiamento li abbiamo. Non è una missione impossibile” sono state le parole di Buizza che ha affrontato il tema con grande realismo senza celare però un velo di ottimismo. Dunque pare che siamo ancora in tempo, e anche se l’Italia, rispetto al resto del mondo, rappresenta un granello molto piccolo (1% della popolazione mondiale) della catena, ogni individuo, di per sé, può fare la differenza. Sono stati fatti alcuni esempi pratici in termini di scelte: decidere con che mezzo spostarsi può essere rilevante, un aereo inquina molto di più che un treno. “Immaginare che un giorno in Europa ci si possa spostare solo con treni ad alta velocità non mi pare una missione impossibile” ha ipotizzato il professore. Forse è più complesso cambiare le abitudini alimentari di noi Italiani, ma dovrebbe far riflettere pensare che il 29% delle emissioni di gas serra deriva proprio da quello che scegliamo di portare sulla tavola. Una persona che mangia carne tutti i giorni emette quasi dal 50 all’80% in più di chi ha una dieta vegetale. Parlando invece a livello di grandi investitori la questione è ostica e il tema è quello delle responsabilità. Alla COP26 di Glasgow - che si è conclusa poco fa - Cina e India hanno ricevuto diverse critiche, ha sottolineato Buizza, però si dovrebbe anche tenere in considerazione chi nel corso degli anni ha inquinato di più. E l’America è sicuramente in cima alla classifica, “Il fatto che alcuni paesi siano più sviluppati e ricchi di altri vuol dire che hanno emesso di più. La Cina, per esempio, è solo negli ultimi anni che ha emesso così tanto”. Quindi ha espresso il suo parere personale, “Giustizia vuol dire dare accesso a tutti all’energia necessaria per svilupparsi. Certi paesi sono più responsabili di altri. Se guardiamo le emissioni per persona in Cina, sta molto più indietro dell’Europa negli ultimi 25 anni”. Altro punto chiave sono gli investimenti, che vanno di pari passo con le scelte di vita. Ha fornito un dato per dare l’idea di quanto si dovrebbe investire per la decarbonizzazione totale, “circa il 2,5% del PIL dello stato da oggi fino al 2050. Che per fare un paragone è quello che l’Italia spende per le spese militari". L’energia elettrica, eolica e l’idrogeno verde rappresentano, secondo il professore, le risorse in termine di investimenti sulle quali bisogna puntare da adesso in poi.

Proprio da queste ultime considerazioni ne è nato alla fine della conferenza un frizzante momento di scambio dal quale sono emerse interessanti riflessioni dall’attento e numeroso pubblico presente. “In quanto anche esperto di comunicazione, come giudica l’attivismo dei giovani?” ha chiesto il professore Giuseppe Gavazzi nonché organizzatore insieme alla professoressa Gabriella Consonni e alla Pro Loco locale del ciclo di conferenze. “La generazione giovane grida a gran voce il cambiamento perché ha capito che il problema è grosso e che impatta soprattutto il loro futuro - ha risposto Buizza - la poca sensibilità al tema da parte dei politici li spinge ad agire con maggiore enfasi proprio perché chiedono un intervento reale”. Si è parlato anche del nucleare, e della possibilità di catturare le emissioni di gas serra, quindi di Co2, tramite la piantumazione di ingenti quantità di alberi. In questo senso ha tenuto a fare una considerazione la professoressa Consonni, docente di genetica agraria alla Statale di Milano, esperta nell’analisi genetica della pianta del mais, “modificare le piante coltivate affinché sviluppino un apparato più grosso consentirebbe il raccoglimento di una maggiore quantità di Co2.” L’altro aspetto invece sollevato sempre dalla professoressa ha riguardato la maggiore informazione al tema, ad esempio, se si informassero i viaggiatori scrivendo sul biglietto aereo di una compagnia low-cost quante emissioni emettono in più invece che viaggiare in treno forse questo li aiuterebbe ad essere più consapevoli e sensibili verso il tema e a compiere scelte diverse.

I professori Giuseppe Gavazzi, Gabriella Consonni e Roberto Buizza

Dunque lo spirito con il quale si è conclusa la serata ha lasciato un sentimento di fiducia che si può racchiudere bene nell’espressione che più volte il professor Buizza ha ripetuto. “Il problema è grande ma possiamo affrontarlo”.
F.Fu.
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