Elezioni provinciali: il 'civismo' per rendere dinamica la partita
Enrico Magni
A differenza delle comunali, questa volta, per il rinnovo del Consiglio Provinciale (legge Delrio 2014), gli elettori chiamati alle urne sono i sindaci e i consiglieri eletti dei singoli comuni.
Il Presidente della Provincia dura in carica 4 anni e deve essere un sindaco. In caso di cessazione dalla carica di Sindaco decade anche da Presidente della Provincia. Il voto è calcolato secondo un indice di ponderazione, che tiene conto della popolazione di ciascun comune e del rapporto tra questa e quella della provincia. Sono dieci i Consiglieri eleggibili per la Provincia di Lecco (333.344 abitanti).
Anche se l’istituzione provinciale è diventata più un peso che una risorsa, la corsa per acchiapparsela è partita. Nell'ultimo mandato i partiti di centrodestra e di centrosinistra si sono accordati eleggendo un candidato comune. Un accordo appiattente. L’istituzione Provincia è scomparsa dal radar; infatti, pochi cittadini conoscono il nome dei presidenti e men che meno quello dei consiglieri. L’istituzione Provincia è in uno stato confusionale e improduttivo.
Detto questo. E’ interessante registrare quello che sta accadendo all’interno della politica locale.
La prima novità è l’esistenza di una lista civica: “Civici per la Provincia”. La lista è capeggiata, guarda a caso, da mammole immacolate della politica locale. Sono sindaci con un curricolo politico interessante. Sono stati: Dc, Popolari, Margherita e Pd; oppure Pci, Pds, Ds, Pd occupando ruoli apicali; in questo periodo sono ‘simpatizzanti’ di Italia Viva (Renzi); anche gli attuali aderenti alla cordata, non tutti, ma parecchi, ricalcano la stessa impronta. Sono persone che da quarant’anni occupano una poltrona. Immobili e instancabili. Si nascondono dietro l’ennesimo insignificante attributo di civico (civis, cittadino). Nel territorio lecchese le liste prevalenti sono localiste. Si definiscono ‘civiche’ per distinguersi dal centrosinistra e dal centrodestra come i primi sostenitori del M5S. “I Civici per la Provincia” sono figli di una vecchia corrente democristiana della prima Repubblica denominata dorotea (1959) che si identifica con il moderatismo. Nella Dc e in tutti i partiti il moderatismo è sempre stato sinonimo di potere. E’ un vizio assurdo che persiste.
Il dato positivo di questa lista è che dinamizza e obbliga il centrodestra e il centrosinistra a giocarsi la partita. Per le istituzioni la politica omologante ha generato appiattimento e inefficienza; invece è fondamentale sollecitare un processo costruttivo e attivo. Il civismo-localistico è il frutto malato della politica omologante ed è il prodotto perverso del globalismo.
Nella prima Repubblica il civico esprimeva la cultura repubblicana, liberale e libertaria che non nulla ha da spartire con questo civismo. Ismo.
dr. Enrico Magni