Una lettrice: vado in ospedale da 14 anni e posso confermare il suo declino inesorabile


 

L' inesorabile declino del NOSTRO Ospedale
Buongiorno redazione MOL, a causa di importanti problemi riguardanti la mia salute che richiedono una frequentazione plurisettimanale della struttura da ormai 14 anni posso testimoniare lo stato direi quasi di abbandono se non di incuria in cui versa il presidio. Fermo restando che il personale degli sportelli è sempre e continua ad essere gentile e disponibile, ai totem fanno la fila persone che non hanno disinvoltura con il sistema informatico, sono smarrite e disorientate, nessuno che fornisca aiuto. Stamane sono stata per prelievi e prenotazioni visite molto tempo in attesa. Ho cercato di dare una mano a chi era in difficoltà, insieme a me anche una signora in attesa dei prelievi con tanto di bastone, ma si crea naturale questa solidarietà. Prima dello scoppio della pandemia, il Mandic aveva ai totem la prelazione priorità invalidi.
Abolita. Ma in altre strutture dove sono in cura, vedi Policlinico San .Donato, la priorità invalidi non è mai stata abolita(!!!!!!!!!)
Stessa regione ma nella sanità regole anarchiche.
La parabola discendente sembra inarrestabile.
Cordiali saluti e buon lavoro

M.O.

Gentile signora

Lei ha mai visto un’azienda di 900 dipendenti senza un direttore, senza una struttura manageriale, una filiera di comando che vede, osserva, apporta migliorie, interviene laddove serve e, soprattutto, è orientata al paziente/cliente? Io no. Ebbene il San Leopoldo Mandic dopo la soppressione della figura del direttore amministrativo (l’ultimo fu il dottor Giacomo Molteni ancora oggi persona stimata nel presidio) è senza dirigenti, medici a parte ovviamente. C’è una direzione medica di presidio che a nostro parere è fortemente orientata soltanto ad assecondare le indicazioni che provengono dall’alto. Poi, dietro, il vuoto. Così si spiegano chiusure, limitazioni, improvvisazioni. Continuiamo a confidare che qualche sindaco più avveduto, come Giovanni Bernocco, Federico Airoldi, Filippo Galbiati, Stefano Motta voglian prendere a cuore il “caso Mandic” è andare fino in Regione per reclamare quanto merita la gloriosa storia dell’ospedale di Merate.

 

C.B.

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