La Valletta: in Aula la difesa della donna a giudizio per stalking anche per via dei cani

Già rendendo esame, l'imputata aveva chiaramente spiegato come a suo avviso, all'origine delle lamentele espresse a più riprese dal vicino di casa che l'ha trascinata a giudizio vi siano "stili di vita" inconciliabili. A ribadire come a rendere impossibile la vita in condominio non sia la donna a processo bensì il suo accusatore, ci hanno poi pensato i testimoni della difesa, suoi parenti ma... non tutti. Se i figli infatti e magari anche l'ex compagno potevano avere qualche "interesse", anche solo affettivo, a rimpallare le responsabilità al denunciante, sicuramente estraneo al contesto - avendo per giunta cambiato anche casa - è l'ex dirimpettaio, veterinario di professione, che dinnanzi al giudice Martina Beggio ha sconfessato una serie di "critiche" mosse nei confronti della signora a giudizio, chiamata a rispondere di atti persecutori anche in riferimento alla conduzione dei suoi quattro cani, rumorosi e mal odoranti nella versione del querelante, già sentito in apertura di istruttoria. I fatti oggetto del procedimento penale ripreso questa mattina in Tribunale a Lecco, ambientanti in un condominio di La Valletta Brianza, coprono un arco temporale molto lungo, dal primo gennaio 2016 e al momento della richiesta di rinvio a giudizio, il 4 febbraio 2020. "I cani abbaiavano? Tutti i cani abbaiano, anche i miei. Sono territoriali, se avvertono una presenza potenzialmente minacciosa per la loro famiglia abbaiano. Per evitarlo, bisognerebbe utilizzare metodi costrittivi, come il collare elettrico, che peraltro in Italia sono vietati, oltre a essere disumani. Il giardino della signora non è mai stato ricettacolo di deiezioni, veniva pulito e curato. Semmai, era il vicino a non tollerare nulla. Abbiamo tentato di apportare migliorie al condominio, lui si è sempre messo di traverso su ogni proposta. Era arrivato perfino a minacciare di denunciare l'assemblea di condominio, quando questa, a maggioranza, ha espresso, su sua proposta, di non voler perseguire alcuna strada legale nei confronti della signora" ha sostenuto il testimone, con il figlio dell'imputata tornato invece con la memoria alla sua infanzia quando la madre proibiva a lui e a sua sorella non solo di giocare di fuori ma anche di essere troppo "attivi" in casa per evitare tensioni con il vicino. E sempre quest'ultimo, a detta dell'ex compagno della donna, avrebbe recriminato anche per il rumore prodotto da uno dei cani, un pastore tedesco, la sera prima di venire soppresso perché ormai debilitato da un tumore alla testa, non dimostrando un minimo di empatia.
Se il giudice dopo l'escussione dell'imputata, aveva cercato di invitare le parti a trovare una soluzione, puntualizzando come qualunque sia la sua sentenza poi denunciata e denunciante dovranno continuare a convivere nello stesso condominio, all'esito dell'udienza odierna parrebbe essere la difesa della donna - rappresentata dall'avvocato Claudio Rea, sostituito dalla collega Rosanna Pontieri - a voler andare fino in fondo, vista la piega presa dall'istruttoria.

 

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