Verderio: tesi opposte dei consulenti per un incidente mortale. E il giudice rinvia

I due consulenti, come era possibile immaginare, hanno esposto conclusioni diametralmente opposte in merito al sinistro mortale avvenuto a Verderio il 15 settembre del 2019, tanto da costringere il giudice a rinviare a dicembre per un ulteriore confronto tra le versioni dopo un attento studio delle due relazioni.
Quel tragico giorno di poco più di due anni fa a perdere la vita, scontrandosi contro una Seat Leon intenta a svoltare su via Brugarola, è stato il 33enne di Sotto il Monte Luigi Leandro Aloe in sella alla sua potente Ducati. Da subito le condizioni del giovane centauro erano apparse critiche, tanto da essere trasportato in codice rosso al Mandic; nonostante l'intervento chirurgico a cui era stato immediatamente sottoposto, il ragazzo era stato dichiarato deceduto la sera stessa del sinistro.
A seguito dell'incidente il conducente della quattro ruote, N.V. (queste le iniziali), 28enne di Cornate d'Adda è stato tacciato di omicidio stradale: secondo la tesi della Procura di Lecco -ancora tutta da dimostrare- infatti il giovane non si sarebbe sincerato della presenza di eventuali veicoli alle sue spalle, arrivando così a tagliare la strada al 33enne di Sotto il Monte (i cui famigliari sono stati già risarciti).

Al cospetto del giudice Giulia Barazzetta quest'oggi, in Tribunale a Lecco, sono stati escussi i due consulenti tecnici delle parti che, in un'udienza durata un paio di ore, hanno esposto le loro rispettive ricostruzioni di quanto avvenuto. Secondo l'ing. Romaniello, incaricato dalla pubblica accusa (oggi rappresentata dalla Vpo Caterina Scarselli), le responsabilità del sinistro sarebbero da attribuire unicamente all'imputato. Il consulente, partendo nella sua analisi dai dati a disposizione -ovvero dai rilievi effettuati dai Carabinieri di Casatenovo, intervenuti sul luogo dell'incidente, dalle fotografie scattate in loco e dall'analisi dei due mezzi- assumendo che entrambi i veicoli stavano procedendo da Cornate verso il centro abitato di Verderio, ha stabilito che la Ducati, intenta in una manovra di sorpasso della colonna di auto creatasi poiché l'imputato per svoltare in via Brugarola aveva bisogno di spazio ("una manovra simile ad un'inversione ad U, dato l'angolo particolare della via", queste le parole esatte di Romaniello) si sia trovata la vettura di N.V. svoltare all'improvviso e, non potendo fare altro per evitarla, abbia sterzato a sinistra cadendo al suolo, scarrocciando fino ad impattare contro il pianale dell'auto. Secondo il consulente della Procura la moto stava procedendo ad una velocità di 54 km/h mentre la vettura dell'imputato stava compiendo la svolta a circa 16 km/h: "il conducente della due ruote ha sì invaso la corsia di marcia opposta perchè si trovava a sorpassare la colonna di auto e un paio di secondi prima dell'impatto, vedendosi la strada bloccata dalla Seat, sterzando a sinistra ha perso il controllo del mezzo, scivolando rovinosamente a terra e impattando contro la parte posteriore della macchina" la tesi di Romaniello. Formulando le sue conclusioni, l'ingegnere ha asserito che "la svolta dell'auto è stata troppo repentina per permettere al conducente della Ducati di accorgersi della manovra: quest'ultimo non poteva far niente per evitare l'impatto, mentre l'automobilista aveva lo specchietto retrovisore sinistro e quello dell'abitacolo a disposizione per accorgersi dell'arrivo del centauro".

Di tutt'altro avviso è stato invece il consulente tecnico chiamato dalla difesa -rappresentata dagli avvocati del foro di Monza Alessio Passoni e Fabio Quadri, di cui oggi era presente solo il primo anche in sostituzione del secondo- a ricostruire la dinamica del tragico incidente. Secondo le conclusioni del consulente Mauro Mariani non solo la velocità della due ruote era di circa 80 km/h (quasi 30 km/h più alta di quella calcolata dal collega) ma anche la vettura dell'imputato si era fermata nella carreggiata prima di compiere la manovra di svolta. Uno "stop" dell'auto all'interno della carreggiata durato circa 3 secondi, un tempo secondo Mariani sufficiente per la Ducati di accorgersi di quanto stesse succedendo se non fosse stato per l'alta velocità a cui stava viaggiando. "L'imputato aveva reso palese a tutti che avesse l'intenzione di svoltare a sinistra su via Brugarola" ha detto il consulente, "si era portato al centro della carreggiata, aveva inserito la freccia a sinistra e aveva rallentato fino a fermarsi. La moto invece, vedendo la colonna di auto creatasi, aveva sorpassato a sinistra le vetture ma data la forte velocità il motociclista non si è accorto in tempo della quattro ruote in svolta". Secondo il consulente della difesa, per l'imputato era impossibile accorgersi della presenza del centauro dietro di lui in quanto, secondo i calcoli, la moto si trovava a circa 60 metri di distanza e non aveva ancora iniziato a sorpassare i veicoli: "se anche solo la velocità della due ruote fosse stata di 60km/h, il centauro avrebbe avuto il tempo a sufficienza per fermarsi".
Il giudice Barazzetta ha quindi invitato i consulenti a presentarsi alla prossima udienza, fissata per il 21 dicembre, per ulteriori chiarimenti: prima di far formulare le rispettive conclusioni alle parti -nell'udienza fissata al prossimo 15 febbraio 2022- il giudice infatti ha dichiarato di voler approfondire ulteriormente la documentazione, per porre ai tecnici domande più precise.
B.F.
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