Osnago: racconti e cimeli di guerra nella mostra per il Centenario del milite ignoto

Ieri sera, giovedì 4 novembre si è tenuta l'inaugurazione della mostra "Centenario del Milite Ignoto" a cura di Danilo Morell in sala civica "Pertini", uno degli eventi presentati dal comune di Osnago in occasione della Festa dell'unità nazionale.

All'inaugurazione erano presenti, l'attuale sindaco Paolo Brivio e coloro che hanno svolto negli anni passati la carica di primo cittadino, Paolo Strina, Marco Molgora ed Angelo Bonanomi. In prima linea si è presentato il gruppo degli alpini di Osnago, con il capogruppo Luigi Francesco Caglio che ha introdotto la serata affiancato da Maria Grazia Caglio, vicesindaco e assessore alla Cultura, Tempo libero, Pace, Integrazione.

Maria Grazia Caglio e Danilo Morell

Luigi Caglio

Luigi Caglio ha ringraziato tutti i partecipanti e coloro che hanno fatto si che questo progetto potesse attuarsi. Ha commentato la presenza di tutti i sindaci dicendo che questo era un "segnale che ci sia continuità". L'idea per questo progetto è nata in estate, dopo aver avuto dei contatti con Maria Grazia Caglio per altri eventi, hanno organizzato questa mostra con l'aiuto di Danilo Morell che ha fornito il materiale bellico, fotografico ed ha lavorato nella ricerca dei dispersi osnaghesi.


La sala è stata addobbata dagli alpini, ed uno in particolare, Alfio ha contribuito portando antichi volumi ed articoli del corriere della sera.

Successivamente ha preso la parola Maria Grazia Caglio che ha ringraziato in particolare gli alpini perché "come sempre sono molto attivi, appena c'è una proposta sono sempre disponibili". La funzione della mostra era proprio quella di dare un volto a coloro che erano dispersi a seguito della guerra, perché come ha affermato la stessa Maria Grazia "è straziante non avere un compianto da piangere, non sapere dove è finito un proprio caro".

Il giorno per inaugurare questa mostra infatti non è casuale, perché la Salma del milite ignoto è stata collocata all'Altare della Patria lo stesso giorno, siccome il 4 Novembre è la data che segna la fine della guerra e l'unità della nostra nazione. Quando si parla di commemorazioni non è facile trovare un termine adatto, " "Celebrare" una guerra non è la parola giusta, siamo qui per ricordare".

 

 

È stato introdotto anche il racconto di come sia stata scelta la salma simbolo del milite ignoto.

Prima non si usava dare onore ai soldati, ma solo ai condottieri. Venne chiamata una commissione per scegliere la salma. Questa commissione cercava militari ignoti, disseppellivano i corpi e si accertavano che fossero irriconoscibili. Dopo di che vennero scelte 11 salme e sepolte in casse uguali nel Duomo di Aquileia. Si scelse una madre che aveva perso il figlio per decidere quale dovesse essere la bara simbolo del milite ignoto, questa donna fu Maria Bergamas. Suo figlio era un tridentino che non servì l'Austria, ma combatté a fianco degli italiani. Maria Bergamas venne chiamata a seguire la bara a Roma, ma rifiutò, in quanto non cercava notorietà ma semplicemente un corpo su cui piangere. La bara, dunque, partì e fece varie soste, per poi essere tumulata nell'altare della patria a Roma. I cittadini salutavano con grande enfasi il passaggio del soldato semplice, perché quella salma simboleggiava un padre, un fratello, un fidanzato, un marito disperso. Furono moltissimi i dispersi, infatti, e questa situazione accomunava molte famiglie, si parla di almeno 200.000 uomini dispersi.

Maria Grazia ha concluso il toccante racconto con un commento: "La guerra non è la risoluzione, bisognerebbe mettersi ad un tavolo e discutere. Purtroppo, non è ancora così, perché siamo in un mondo pieno di guerre"; per poi riportare le parole di Papa Francesco, pronunciate il 1° novembre nel cimitero militare francese: "le tombe dei morti di guerra gridano pace".

 

Anche Danilo Morell dell'Associazione Cimeetrincee è stato invitato a partecipare al colloquio. Lui si occupa di ricerche sulla Prima guerra mondiale. Questa passione è nata vedendo i segni lasciati dalla guerra sulle montagne, successivamente ha scoperto che anche i suoi parenti avevano preso parte alla guerra, in particolare suo nonno.

I contadini, infatti, venivano strappati dalle loro terre per diventare soldati. Molti non erano abituati al clima del nord, Danilo infatti ricorda una frase di un soldato "non sapete cosa cade dal cielo" in cui si riferiva alla neve, perché era la prima volta che la vedeva.

 

Lui e gli altri componenti dell'associazione si sono conosciuti nel 2001 su un sito internet, prima erano focalizzati sull'escursionismo in montagna, per poi prendere la piega storica occupandosi di eventi e allestimenti. Dal 2007 sono diventati associazione, ad oggi fanno ricerche su soldati dispersi, in particolare si rivolgono a loro coloro che cercano i propri cari dispersi.

Ad oggi l'associazione conta 200/250 soci in Italia e all'estero (Austria, Germania e Canada). Ognuno si occupa di alcune zone, ci sono persone che cercano documentazioni negli archivi ed altri che si occupano di ricerca sul campo. Talvolta si appoggiano al CAI per portare le persone sui luoghi degli scontri avvenuti in passato, quelli che "ora sono luoghi di pace e di vacanze, mentre prima erano luoghi di morte", dunque si riflette sul silenzio odierno in montagna contrapposto al frastuono ed eco delle montagne durante gli scontri.

I presenti hanno incalzato Danilo Morell con numerose domande e riflessioni. Gli oggetti più belli ritrovati sono stati un'armonica a bocca ed un grammofono, mentre il suo primo oggetto è stato un bossolo del fucile. "Studiare sul campo aiuta a ricostruire i fatti" ed andare in montagna sui luoghi di guerra è impressionante, si trovano molti cimiteri e ci si immagina cosa è capitato. Bisogna pensare che i soldati "erano ragazzi e volevano divertirsi, cercavano una vita normale in quella che non era normale". Un intervento molto importante è stato quello di Alfio che ci teneva a ricordare i prigionieri di guerra italiani che morirono di fame nei campi di concentramento, come quello di Mauthausen e anche coloro che venivano definiti "scemi di guerra" morti nei manicomi.

Nelle foto possiamo vedere il Viale delle rimembranze, in cui gli alberi avevano la targhetta che riportava il nome di un militare caduto. Ora queste targhette sono conservate nella cappella del cimitero. Le foto del fronte sono state ritrovate nei mercatini o reperite nelle associazioni, molte di queste erano foto fatte per ricordo oppure da mandare a casa, in cui gli uomini tendono a sorridere per non far preoccupare i famigliari e fingere che stessero bene.

E.G.
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