Accadeva 30 anni fa/115 luglio ‘91: edilizia scatenata per il PRG di Merate. A Montevecchia scatta il primo ''coprifuoco''

Mercoledì 26 giugno 1991 il Consiglio dei Ministri vara il decreto che eleva Lecco al rango di provincia. La notizia, per certi versi molto attesa, per altri del tutto indifferente, arriva nel lecchese e coinvolge tutta la classe politica provinciale e comunale. In realtà era dal 1927 che Lecco attendeva la promozione, assieme a Varese. Già allora la popolazione di Lecco superava le trentamila unità e in città erano attive le principali strutture pubbliche, il tribunale, il carcere e persino una compagnia di fanteria. Invece il territorio fu aggregato a Como e per cinquant'anni non si parlò più di provincia. Il dibattito si riaccende a fine anni settanta e nel 1987 viene presentato ufficialmente una richiesta al governo firmata tra gli altri dal segretario Dc Mino Martinazzoli e da Roberto Formigoni. La nuova provincia, che in realtà diventerà operativa solo dopo il 1995, parte con 90 comuni e 295mila abitanti. Nel suo territorio operano 21mila aziende con 12mila miliardi di fatturato. Entusiasti Cesare Golfari, Domenico Galbiati, Giliola Sironi, Dc, Guido Alborghetti, Pci e Pierluigi Polverari, Psi. Favorevoli ma tiepidi Roberto Castelli, Lega Lombarda e Giovanni Battista Albani, Dc di Merate che anzi, al cronista dell'epoca spiega: "Visto lo scarso entusiasmo che suscita la nuova provincia di Lecco speriamo almeno dia i frutti sperati. Merate si è già espressa in passato, l'entusiasmo per Lecco provincia non c'è mai stato".

 

Domenico Galbiati e Cesare Golfari

"Sommersi dal rumore". L'Italia si scopre indifesa rispetto all'inquinamento acustico, intanto si calcola che quasi 4 milioni di persone hanno gravi problemi all'udito. Correre ai ripari è indispensabile. In attesa di una legge quadro il Consiglio dei Ministri vara un decreto che impone alle regioni di mettere a punto direttive e indicazioni per consentire ai comuni di predisporre un piano di zonizzazione acustica. I territori comunali dovranno essere suddivisi in fasce con limiti di rumore di 40 decibel notturni per isolati che ricomprendono ospedali e scuole e 70 decibel sia di giorno che di notte per le fasce produttive; 65 decibel nei centri storici; 60 diurni e 50 notturni nei quartieri residenziali; 70 nelle aree industriali. Merate si doterà del primo e finora univo piano di zonizzazione acustica nella consigliatura Albani tra il 2004 e il 2009.

Il 1° luglio 1991, moria di pesci al lago di Sartirana. Centinaia di alborelle galleggiano senza vita sulla superficie dell'acqua. La causa sempre quella, mancanza di ossigeno. Sul posto i Vigili del fuoco che con le pompe lanciano in aria l'acqua nebulizzata la quale si arricchisce di ossigeno prima di ricadere. Un intervento tampone, uno dei tanti di questi trent'anni durante i quali il problema del sedimento che eutrofizza lo specchio lacustre non è mai stato seriamente affrontato.

 

Dopo tre finali consecutive perse, il rione del Careggio vince il torneo di calcio di Sartirana battendo il rione Laur a conclusione dei tempi supplementari fini 5 a 3.

Poco tempo fa ci ha lasciati Mario Bellani, un "ranin" purosangue (per distinguerli da "piatei" del centro), un uomo che per la "sua" Sartirana ha fatto davvero tanto. Ben 52 anni fa, il 18 luglio 1969 al Circolo della frazione si costituiva l'associazione pesca sportiva "La Briantea". Una quarantina gli iscritti, primo presidente Sergio Gatti della Fips di Como. Qualche anno dopo assumeva la presidenza Mario Bellani e da lì è iniziata una splendida avventura tra pesca e tutela dell'ambiente. All'epoca di questo racconto la sede della Briantea ospitava qualcosa come 250 tra coppe e targhe vinte in gare di pesca un po' ovunque. Ci sarà modo di rievocare la lunga storia dell'associazione. Qui riprendiamo soltanto alcune foto pubblicate all'epoca dal settimanale Gazzetta di Merate, ora non più in edicola.

 

Mario Bellani

Lino Villa e Mario Bellani con il "Trofeo Ambassador"

La squadra della SPS "La Briantea" vinvitrice a Lecco del trofeo "Comune di Lomagna".
Lino Villa, Enrico Rota, Giampaolo Castelli, Mario Bellani

 

Alcuni garisti della società di pesca La briantesa.
Alle spalle la parete con i trofei. Da sinistra: Angelo Rota, Ezio Castelli, Alberto Bonfanti, Ivano Valsecchi, Fabrizio Valente, Paolo Castelli, Lino Villa, Enrico Rota, Giuseppe Cagnola, il presidente Mario Bellani, Giancarlo Schiesaro, Erminio Sironi e Giulio Sala.

 

All'Usl 14 di Merate arriva il nuovo "garante", figura introdotta dalla riforma De Lorenzo che di fatto ha dato il via alle nomine politiche. Il prescelto è Rodolfo Vannucci per trent'anni funzionario Inam e assistente per le problematiche di Seveso dopo la fuga della nube tossica di diossina. Anche a Lecco viene nominato il garante anche se lì la scelta è stata preceduta da una dura polemica in quanto diversamente dal Comitato dei garanti che aveva indicato il direttore amministrativo Filadelfio La Marca, la regione aveva invece investito della carica il socialista Roberto Rotasperti. Alla fine del contenzioso l'aveva spuntata La Marca. Rotasperti però non dovrà attendere molto, in quanto qualche anno dopo con la riforma Formigoni diventerà il primo direttore generale dell'Azienda ospedaliera lecchese curando in prima persona i lavori di realizzazione del presidio Manzoni di Germanedo.


Rodolfo Vannucci

La "Rotonda sul viale" non cessa di sollevare polemiche. Residenti e negozianti si erano opposti all'esproprio di parte dei terreni adibiti a parcheggio per realizzare la rotatoria tra via Verdi e l'ex statale. C'era stato persino un ricorso al Tar ma aveva prevalso l'interesse pubblico. Problemi di entrata e uscita dai parcheggi antistanti i negozi, rischi di allagamento a causa del calcolo non azzeccato delle pendenze, insomma una serie di ragioni alimentavano ancora lo scontro. Residenti e negozianti avevano proposto il semaforo al fine di evitare proprio i problemi descritti. Ma il progetto riveniente dalla consigliatura Romerio e attuato dall'attuale, Gallina, è stato ormai quasi del tutto completato. La Giunta Municipale, anzi, marcia compatta verso la realizzazione di nuove rotatorie: nella seduta del 9 luglio approva lo svincolo tra la Provinciale 54 e via Campi (progetto architetto Omassi) e l'altra aiuola spartitraffico tra via F.lli Cernuschi e via Laghetto sempre attraversando la provinciale 54 Paderno-Monticello.


Il mondo delle costruzioni in città è letteralmente in fibrillazione. La giunta Gallina, per bocca del vice sindaco e assessore all'urbanistica Aldo Castelli annuncia l'avvio dei lavori di revisione del Piano regolatore Generale. L'incarico è già stato assegnato all'architetto Giuseppe Gambirasio. Accanto a lui un gruppo di studio composto da Dante Dozio, Andrea Massironi e Antonio Cova per la Dc; Attilio Biondi per il partito repubblicano; Veles Gualtieri per il Pds, Alfredo Biffi per i Verdi; Bruno Mauri per la Lega Lombarda. A Merate l'annuncio della revisione del Piano, alla luce anche della cosiddetta legge Adamoli (nr. 23-1990 dal nome dell'assessore regionale sulle agevolazioni alle ristrutturazioni) scatena una ridda di voci vere o presunte: vendute le proprietà Bollani e il cinema Odeon di via Garibaldi, venduto l'ex albergo di via Cornaggia e la proprietà Mazza di via Cerri. Un turbine di compravendite per sfruttare l'Adamoli e riconvertire a residenza destinazioni d'uso diverse. L'assessore Albani tuona che fino a quando non ci sarà una nuova sala cinematografica l'Odeon non cambierà destinazione. Ma non finirà così. In effetti dall'ex Odeon alla proprietà Bollani compresi la palazzina abitativa, gli uffici e il capannone dell'azienda e tutte le pertinenze con l'officina Ratti, tutto è destinato a diventare residenza. Non solo, si aprono ampi squarci di aree verdi agricole pronte a cambiare destinazione. Saranno gli esperti a stabilirlo ma la variante di Prg firmata Gallina-Castelli ha urbanizzato vaste porzioni anche di pregio della città.

 

L'albergo Valsecchi di viale Cornaggia

 

Giovanni Battista Albani e Aldo Castelli

E' stato il primo esempio di "coprifuoco" che memoria ricordi. Luglio 1991, Montevecchia. Dando seguito alla consueta circolare estiva della Prefettura di Como sul contenimento del chiasso e in genere degli schiamazzi notturni, Eugenio Mascheroni, sindaco del colle più amato dai milanesi, primo e sinora unico cittadino alla guida di una Amministrazione comunale (dal giugno 1967 data della prima elezioni dopo che Montevecchia ha riconquistato l'autonomia persa nel 1928) emette un'ordinanza che impone a bar, ristoranti e trattorie la chiusura obbligatoria a mezzanotte. Le polemiche, soprattutto a mezzo stampa, le mette in preventivo. Ma è un decisionista e ha dalla sua il Consiglio comunale e la Commissione commercio e pubblici esercizi. Il quadro dell'epoca è il seguente: sette ristoranti, due bar e dieci negozi. I ristoratori sono quasi tutti concordi: tanto a mezzanotte non c'è più nessuno e anzi è un buon pretesto per quei quattro soliti tiratardi che non si alzano dal tavolo. Più critici i baristi e il titolare del bar quattro strade. Laurea in economia e commercio, uno studio di commercialisti molto avviato a Monza, sei figli (quattro maschie due femmine), un paese di duemila anime con una densità di 350 abitanti per chilometro quadrato. Un angolo di paradiso che Mascheroni difende con le unghie e i denti guardando sempre con qualche sospetto i "nuovi arrivati". Guida una maggioranza Dc senza averne la tessera, sempre pronto a andare controcorrente. Presiede il Consorzio del parco del Curone. E, quel luglio del 1991, così ha deciso.

 

Eugenio Mascheroni

 

A cento anni dalla morte, la Banca Briantea ricorda Francesco Viganò, il banchiere dei poveri, il fondatore del movimento cooperativo italiano e della "Banca Popolare Briantea" aperta il 21 giugno 1874 e di cui il professor Viganò fu primo presidente. L'istituto, inglobato nella ex Banca Popolare di Milano, oggi Banco Bpm, lo ha ricordato con 5 borse di studio per i migliori studenti dell'istituto tecnico commerciale per ragionieri "Francesco Viganò" di Merate.

 

La casa natale di Viganò

Un momento della consegna delle cinque borse di studiuo

 

La polemica corre lungo i binari del raddoppio. Dal piano decennale delle opere pubbliche, infatti, è scomparso il prolungamento del raddoppio della tratta Airuno-Carnate. L'opera del Consorzio Cleifer, che ha ottenuto il contratto nel 1986 e a Olginate ha allestito una specie di piccolo villaggio capace di ospitare cento lavoratori è pressoché completa tra Airuno e Calolziocorte dove poi già c'è il doppio tronco fino a Lecco. Ma il resto sembra bloccarsi. Più determinato nella protesta è il Partito Democratico di Sinistra (PDS) che per bocca di Bruno Crippa, attuale sindaco di Missaglia, lancia una raccolta firme che impegni il Ministero a reinserire il prolungamento del raddoppio fino a Carnate, considerando che la tratta di Beverate è la più pericolosa perché corre lungo il fianco della montagna la cui "tenuta" è assai precaria. Il primo lotto sarà consegnato a dicembre del 1991. I lavori alla fine saranno completati dalla Todini Costruzioni Spa molti anni dopo con consegna nel 2011 comprendendo sottopassi, chiusura dei passaggi a livello, sistemazione delle stazioni con pensiline e barriere antirumore.

 

La Commissione sanità della Comunità Economica Europea (Cee) si prepara ad approvare una direttiva che concede al malato il diritto di decidere se vivere o morire. E Merate risponde con un convegno organizzato dal dottor Mauro Marinari che, dal 1988, gestisce il servizio della terapia del dolore e segue la Fabio Sassi come direttore sanitario. Marinari si proclama nettamente contro l'ipotesi che sia il malato a decidere. E spiega che nessuno dei suoi tanti pazienti ha mai chiesto di morire ma di poter non soffrire, evitare il dolore e stare il più possibile con i propri cari. "Nella mia esperienza - dice Marinari - ho constatato che la paura più grande dell'uomo non è la fine ma il dolore. Quello che noi facciamo è assicurare al malato terminale di chiudere il proprio cammino senza soffrire, assistito, amato e curato". La Fabio Sassi è stata costituita nel 1988 dai famigliari del giovane Fabio stroncato da un male incurabile il 17 novembre di quell'anno. Da allora attraverso l'Hospice Il Nespolo assiste i malati terminali garantendo loro il massimo dell'assistenza e un ambiente ricco di cure ma anche di affetto. L'associazione aveva allora sede nell'abitazione di Alessandra Passoni vedova Sassi. Con l'aiuto dei medici Carla Magni e Sergio Bini l'associazione in tre anni ha assistito trecento pazienti terminali grazie anche ai 400 soci che aiutano l'associazione a erogare la migliore assistenza.

 

Il dottor Mauro Marinari

 

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