Affossamento DDL Zan, i GD: una vergogna di stato
Una vergogna di stato, così l’abbiamo chiamata.
Un colossale schiaffo a tutte le persone LGBTQ+, donne e disabili, che avrebbero potuto godere di una maggiore protezione con l'entrata in vigore della legge. Uno schiaffo anche da parte di chi si continua a definire “di centrosinistra”.
Un'occasione persa per l'Italia, ma che ci dà la spinta verso nuove sfide a tutela dei diritti di tutte e tutti.
Di seguito riportiamo l’intervento della nostra attivista Elena Lo Monte, studentessa di 17 anni del liceo Manzoni, pronunciato al presidio di sabato 30 ottobre organizzato da Renzo e Lucio.
Esultanze esagerate, fischi, applausi e urla euforiche. Sarebbe la descrizione perfetta per i tifosi che ogni fine settimana riempiono le tribune degli stadi di tutta Italia. Invece è ciò che è successo in uno dei luoghi più significativi per la democrazia del nostro paese, ovvero il Senato della Repubblica.
Ci sono arrivate immagini di uomini e donne che invece di avere a cuore il benessere di tutta la nazione - comprese le sue minoranze - sono stati accecati dall’egoismo e da una pura lotta partitica che ha visto come unica parte sconfitta i diritti civili di migliaia di persone in tutta Italia.
Infatti la scarsa consapevolezza riguardante la situazione della comunità LGBTQ+ italiana dimostrata da coloro che dovrebbero rappresentarci ha messo in secondo piano le vite di queste persone che non sono marionette o bambole con cui giocare, bensì sono il vicino di casa, la prof a scuola, il collega di una vita, l’amico conosciuto da poco, la nostra famiglia, i nostri partner, noi stessi, io stessa.
Dunque dobbiamo domandarci come mai si è arrivati a questa situazione. Infatti il vero problema in Italia è legato allo scarto di pensiero tra opinione pubblica, più in linea con le esigenze dell’Italia di oggi - degli italiani di oggi- e la classe dirigente che siede tra quelle poltrone a Palazzo Madama. Una classe dirigente formata non da rappresentanti politici, ma da attori politici il cui scopo è fare spettacolo. Anche a costo di dimenticarsi dei cittadini ai quali sono stati chiamati a dar voce.
Perciò una delle soluzioni più efficaci per migliorare questa situazione - che ci tocca tutti - riguarda la presa di consapevolezza del nostro ruolo in quanto cittadini, in quanto elettori. Bisognerà ricordarsi di chi si è battuto per i nostri diritti e di chi ne ha fatto una moneta politica. Bisognerà ricordarsi di chi ha lottato fino all’ultimo e di chi ha scelto la strada più semplice. Bisognerà ricordarsi di noi oggi qui in piazza, riuniti dagli stessi valori di libertà e amore che molti dicono di predicare, ma che faticano a mettere in pratica per primi.
Quindi l’attivismo quotidiano che ognuno di noi nel piccolo compie acquisisce ancora più valore se seguito e sostenuto da una scelta elettorale consapevole.
Adesso vorrei che vi prendeste un momento per vedere chi vi sta intorno oggi in questa piazza. Riconoscerete tra quei volti il compagno di scuola che incrociate in treno alla mattina, il cliente abituale che incontrate sempre al lavoro, lo sconosciuto che vi sfiora mentre camminate per strada. Credo fortemente che arriverà prima o poi un’altra occasione per far sentire la nostra voce anche a livello istituzionale. Sarà in quel momento che dovremo dimostrarci pronti, con dei rappresentati politici che effettivamente si battono per i nostri diritti, che tutelano la nostra libertà, la nostra identità e la nostra sicurezza.
Cosicché le esultanze esagerate, i fischi, gli applausi e le urla non arrivino più da aule parlamentari, ma dalle piazze di tutta Italia - proprio come la nostra - che festeggeranno il tanto atteso riconoscimento della dignità di ogni cittadino - indipendentemente dal suo orientamento sessuale e dalla sua identità di genere.
Un colossale schiaffo a tutte le persone LGBTQ+, donne e disabili, che avrebbero potuto godere di una maggiore protezione con l'entrata in vigore della legge. Uno schiaffo anche da parte di chi si continua a definire “di centrosinistra”.
Un'occasione persa per l'Italia, ma che ci dà la spinta verso nuove sfide a tutela dei diritti di tutte e tutti.
Di seguito riportiamo l’intervento della nostra attivista Elena Lo Monte, studentessa di 17 anni del liceo Manzoni, pronunciato al presidio di sabato 30 ottobre organizzato da Renzo e Lucio.
Esultanze esagerate, fischi, applausi e urla euforiche. Sarebbe la descrizione perfetta per i tifosi che ogni fine settimana riempiono le tribune degli stadi di tutta Italia. Invece è ciò che è successo in uno dei luoghi più significativi per la democrazia del nostro paese, ovvero il Senato della Repubblica.
Ci sono arrivate immagini di uomini e donne che invece di avere a cuore il benessere di tutta la nazione - comprese le sue minoranze - sono stati accecati dall’egoismo e da una pura lotta partitica che ha visto come unica parte sconfitta i diritti civili di migliaia di persone in tutta Italia.
Infatti la scarsa consapevolezza riguardante la situazione della comunità LGBTQ+ italiana dimostrata da coloro che dovrebbero rappresentarci ha messo in secondo piano le vite di queste persone che non sono marionette o bambole con cui giocare, bensì sono il vicino di casa, la prof a scuola, il collega di una vita, l’amico conosciuto da poco, la nostra famiglia, i nostri partner, noi stessi, io stessa.
Dunque dobbiamo domandarci come mai si è arrivati a questa situazione. Infatti il vero problema in Italia è legato allo scarto di pensiero tra opinione pubblica, più in linea con le esigenze dell’Italia di oggi - degli italiani di oggi- e la classe dirigente che siede tra quelle poltrone a Palazzo Madama. Una classe dirigente formata non da rappresentanti politici, ma da attori politici il cui scopo è fare spettacolo. Anche a costo di dimenticarsi dei cittadini ai quali sono stati chiamati a dar voce.
Perciò una delle soluzioni più efficaci per migliorare questa situazione - che ci tocca tutti - riguarda la presa di consapevolezza del nostro ruolo in quanto cittadini, in quanto elettori. Bisognerà ricordarsi di chi si è battuto per i nostri diritti e di chi ne ha fatto una moneta politica. Bisognerà ricordarsi di chi ha lottato fino all’ultimo e di chi ha scelto la strada più semplice. Bisognerà ricordarsi di noi oggi qui in piazza, riuniti dagli stessi valori di libertà e amore che molti dicono di predicare, ma che faticano a mettere in pratica per primi.
Quindi l’attivismo quotidiano che ognuno di noi nel piccolo compie acquisisce ancora più valore se seguito e sostenuto da una scelta elettorale consapevole.
Adesso vorrei che vi prendeste un momento per vedere chi vi sta intorno oggi in questa piazza. Riconoscerete tra quei volti il compagno di scuola che incrociate in treno alla mattina, il cliente abituale che incontrate sempre al lavoro, lo sconosciuto che vi sfiora mentre camminate per strada. Credo fortemente che arriverà prima o poi un’altra occasione per far sentire la nostra voce anche a livello istituzionale. Sarà in quel momento che dovremo dimostrarci pronti, con dei rappresentati politici che effettivamente si battono per i nostri diritti, che tutelano la nostra libertà, la nostra identità e la nostra sicurezza.
Cosicché le esultanze esagerate, i fischi, gli applausi e le urla non arrivino più da aule parlamentari, ma dalle piazze di tutta Italia - proprio come la nostra - che festeggeranno il tanto atteso riconoscimento della dignità di ogni cittadino - indipendentemente dal suo orientamento sessuale e dalla sua identità di genere.
Giovani Democratici della Provincia di Lecco