Merate: ''Siamo sconcertate dalla lettura dell’articolo sulla mozione della Riva per intitolare edifici pubblici alle donne''

Patrizia Riva
Egregio Direttore,
siamo molto sconcertate dalla lettura dell’articolo apparso su Merateonline relativamente alla seduta del Consiglio comunale di giovedì 28, in particolare per il tono superficiale e canzonatorio con cui viene presentato l’argomento oggetto della mozione presentata da Patrizia Riva di Cambia Merate (CLICCA QUI).
Il fatto che strade, piazze, monumenti e luoghi pubblici in generale siano per il 95% intitolati ad appartenenti al genere maschile non è argomento banale da trattare con sufficienza e derisione, perché è la manifestazione plastica del pensiero e della cultura dominante che tendono a relegare il genere femminile a un ruolo marginale nella società.
Che le piaccia o no, non accettiamo più di vivere in uno spazio pubblico che ci rende invisibili, non ne possiamo più di abitare un mondo in cui ci sentiamo estranee, non vogliamo più che le nostre bambine e ragazze crescano sentendosi inadeguate solo perché prive di modelli positivi e autorevoli a cui fare riferimento.
Invitiamo lei e i suoi lettori, che sappiamo numerosi, a immaginare come si sentirebbero se la situazione fosse rovesciata: strade, piazze, monumenti e luoghi pubblici quasi interamente nominati e dedicati al genere femminile.
Si sentirebbero a proprio agio? Pensiamo di no, ed è esattamente come ci sentiamo noi.
Siamo convinte che un mondo in cui la visibilità e il riconoscimento siano distribuiti equamente possa essere un mondo migliore, non solo per il genere femminile ma per tutte e per tutti.
E affinché le sue lettrici e i suoi lettori possano farsi un’opinione in merito, chiediamo cortesemente di pubblicare il testo integrale della mozione.
Cordiali saluti.                                                                              

Annamaria Vicini (Toponomastica Femminile)
Manuela Zaini (Merate in Comune)
Maria Chiarenzi
Eugenia Neri (Piccoli Idilli)
Isabella Mauri (Merate in Comune)
Franca Rosa (Merate in Comune)
Gloria Tomasini (Soroptimist)
Cristina Mazza
Benedetta Brambilla (Lei a.p.s)
Chiara Maria Colombari
Maria Rosa Panzera (Dietrolalavagna)
Marisa Corradini (Dietrolalavagna)
Lucia Francesca Zoia (Dietrolalavagna)
Roberta Salvatori
Anna Enrica Colombo
Amalia Bonfanti (L’altra metà del cielo)
Paola Fabbri
Gloria Galdini (L’altra metà del cielo)
Maddalena Ughi (Piccoli Idilli)
Priscilla Romito (Lei a.p.s)
Sara Casiraghi (Lei a.p.s)
Carlo Cramarossa
Amelia Cella (Dietrolalavagna)
Elsa Fumagalli (L’altra metà del cielo)
Marinella Pulici (L’altra metà del cielo)
Germana Sorrento (L’altra metà del cielo)
Michela Rota (L’altra metà del cielo)
Paola Panzeri (L’altra metà del cielo)
Pinuccia Quaglia (L’altra metà del cielo)
Silvana Redaelli (L’altra metà del cielo)
Rita Gradella (L’altra metà del cielo)
Marialuisa Redaelli (L’altra metà del cielo)
Daniela Crippa (L’altra metà del cielo)
Loretta Medveschic (L’altra metà del cielo)
Giuseppe Cerrano
Martina Orrù

Carissime, non avevo alcuna intenzione di banalizzare l’argomento; semmai la discussione in Aula, che si è avvitata su concetti astrusi circa la valenza da dare al “contributo significativo”, la differenza tra Paese, in senso di nazione e città di nascita o d’adozione, tanto che oltre ad aver impiegato venti minuti per discutere un tema le cui motivazioni di fondo sono – oltre che condivisibilissime – anche di una evidenza solare si è reso necessario introdurre un emendamento al fine di giungere ad un voto unanime.

Il tema però, a mio sommesso parere, è un altro. Nulla toglie all’importanza dell’intitolazione di edifici pubblici a donne ma con altrettanta foga mi sarei aspettato da una minoranza attenta capitanata da un capogruppo in servizio permanente effettivo da oltre trent’anni che portasse anche le grandi questioni di attualità: l’ospedale in primo luogo che con la revisione della L.23 rischia sul serio di diventare un ospedale di comunità, cioè col pronto soccorso solo diurno e senza il punto nascite (e il consigliere Del Boca qualcosa potrebbe sapere in merito); Retesalute, quasi del tutto smantellata che finirà sì e no come semplice gestore di servizi sociali erogati da altri e senza il controllo che veniva operato prima della messa in liquidazione; il centro vaccinale per il quale al gigante Technoprobe non è stata trovata alcuna alternativa per cui le terze dosi andranno assunte a Lecco, Mapello o chissà dove. Ecco, questo è il senso dell’articolo. E sono portato a credere che dovendo scegliere, la gran parte dei nostri numerosi lettori, tra questi quattro temi, non opterebbe in via prioritaria per quello che riguarda l’intitolazione di edifici pubblici alle donne.

 Claudio Brambilla 
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