Retesalute: all’assemblea Panzeri sembra presentare più che presiedere. Il 'casatese' domina e Galbiati è il vero leader

Arrivati alla fine del mese di ottobre nemmeno i santi possono fare i miracoli. Come volevasi dimostrare, l'indicazione proposta a settembre di approvare nei Consigli comunali il ripiano delle perdite di Retesalute entro questa settimana è stata disattesa da tutti i Comuni soci dell'azienda speciale. Già all'assemblea di ottobre il termine massimo è stato posticipato a metà novembre, nonostante il presidente del collegio dei liquidatori Ciro D'Aries insistesse sulla necessità di fare prima. Che a ripeterlo oggi sembra uno scherzo, dato che ci risulta non esistere ancora il testo della delibera definitiva che vada bene a tutti i sindaci.

Non c'è dubbio che ormai la strada sia segnata e che un paio di settimane in più su un arco temporale di due anni non cambia un gran che. Non cambia nemmeno l'immagine desolante di questa nave senza nocchiere in gran tempesta, per usare l'espressione del Sommo poeta nell'invettiva alla "serva Italia". Scegliendo la curiosa variante della liquidazione con revoca - ad esclusiva tutela dei sindaci e delle loro responsabilità su una materia assai scivolosa, e ad un costo per la collettività di 140 mila euro - i soci hanno fatto decadere per ovvie ragioni il CdA. Al suo posto un collegio di liquidatori che dapprima ha mostrato i muscoli, per poi ammansirsi quando ha percepito che c'era l'intesa fra i sindaci sui principali obiettivi.

 

Massimo Panzeri e Filippo Galbiati

A maggior ragione che non esiste un CdA, in questa delicata fase di cura dell'azienda, l'assemblea dei soci dovrebbe quanto mai riappropriarsi del proprio spazio e dei propri scopi statutari indicando e perseguendo la rotta. Stendiamo un velo pietoso sugli sguardi semi-persi di buona parte degli amministratori locali in assemblea, che li fanno apparire come quel passante che, per un erroneo scambio di persona, viene costretto a seguire una lezione universitaria di fisica quantistica. A preoccupare ancora di più, forse, è però l'inconsistenza o la leggerezza con cui il sindaco di Merate Massimo Panzeri - non ce ne voglia - interpreta il proprio ruolo di presidente dell'Assemblea dei soci. Pare si sia adagiato su una zattera trasportato dalle onde una volta che ha potuto mettere la bandierina sulla nomina del presidente dei liquidatori. Non importa poi se quel Ciro D'Aries, già consultato dal Comune di Merate, proponesse inizialmente una liquidazione fatta e finita e la formazione di una New.Co., mentre ora sostiene l'opposto. Addirittura nella seconda versione del Piano di risanamento, a firma D'Aries, è stato aggiunto un capitolo rispetto alla prima bozza in cui è riportato che la non ricapitalizzazione e la costituzione di una New.Co. che presenti le medesime caratteristiche dell'azienda speciale rappresenterebbero "una scelta solo ideale in quanto occorre tener presente i notevoli rischi e le incertezze che ne potrebbero derivare al Territorio e a tutti gli Stakeholders".

Alle assemblee dei soci Panzeri fa più il presentatore che non il presidente. I suoi interventi non spiccano per tenore politico. Le penne dei cronisti accelerano il movimento sul foglio del taccuino quando a parlare è il sindaco di Casatenovo Filippo Galbiati. Come in un copione già scritto, in dirittura di chiusura della riunione è sua la sintesi finale. E così la leadership che nella forma spetta a Panzeri viene scalzata nei fatti da Galbiati, che già riveste l'incarico di presidente dell'Assemblea dell'Ambito. Perciò se nella gestione della contabilità di Retesalute si è finalmente capito che vanno scissi i conti dell'Ente strumentale da quelli dell'Ambito, a livello politico sta avvenendo una stridente sovrapposizione.

Il crescente peso di Casatenovo e del Casatese non è solo un'impressione soggettiva. A vedere le modifiche apportate nel Piano di risanamento di Retesalute si nota come sia stato dato ascolto (anche fin troppo) alla presidente dell'assemblea dei sindaci del Casatese, Alessandra Hofmann. L'eliminazione quasi totale dei riferimenti alle azioni legali non trova sempre una sua giustificazione. La mera constatazione di aver proposto azioni a tutela dell'azienda ha ad esempio un potenziale risvolto economico per via dei possibili risarcimenti (se le responsabilità fossero accertate, il che non è scontato) e troverebbe perciò una sua legittimità nel Piano di risanamento e rilancio. Eliminarne ogni traccia ha un senso se a proporlo è un Comune, come Casatenovo, che ha assunto l'ex direttrice di Retesalute. A colpire ancora di più è la richiesta sempre di Galbiati di censurare dall'elenco delle minacce a Retesalute la "eccessiva e prolungata politica di esternalizzazione dei servizi". Una proposta accettata senza battere ciglio, senza il ben che minimo dibattito politico, su quella che è una precisa strategia di governance.

Ci si domanda dunque quale sarà il ruolo di Merate quando, a breve, ripianamento delle perdite alle spalle, si dovrà impostare il nuovo modello gestionale di Retesalute. Competenze e spavalderia da parte di chi vorrebbe spostare il baricentro a Lecco non mancano. Le recenti elezioni amministrative sono andate a favore del centro-destra e Merate si potrebbe fare interprete di un modello di gestione alternativo. Ma i numeri non sono tutto.

Marco Pessina
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